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sabato 12 dicembre 2009

Berlusconi, ''mister unpercento''

Video e testo sono stati prelevati dal blog dell'onorevole Antonio Di Pietro www.antoniodipietro.com/...
mister unpercento

Le concessioni radiotelevisive costano al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi l’uno per cento del fatturato che ne ottiene. Avete letto bene. Lo Stato italiano regala da anni alla Mediaset, attraverso RTI, il 99% degli introiti che ne ottiene. Solo l’uno per cento rimane allo Stato.

Le frequenze su cui Mediaset trasmette sono dello Stato italiano che le può dare in concessione a qualunque società ritenga. Mediaset o altre. La logica vorrebbe che la concessione porti principalmente soldi alle casse dello Stato, non ai privati. La ricchezza del signor Berlusconi, dell’imprenditore Berlusconi, deriva da una “graziosa” concessione ottenuta prima da Craxi con un una tantum annua ridicola e poi dal Governo D’Alema nel 1999, con la legge un per cento (pagina 32: legge 488, art.27 comma 9, del 23 dicembre 1999). Legge mai messa in discussione dagli altri Governi che lo hanno seguito, tra cui ovviamente i suoi.

Il signor unpercento è ricco e continua a incrementare le sue ricchezze in virtù di una legge che gli regala letteralmente le frequenze radiotelevisive. Paga l’un per cento dei ricavi. Ma quale cittadino può avere in concessione un bene dello Stato pagando solo l’un per cento dei ricavi? Nessuno, se non Berlusconi. La legge che regolamenta le concessioni radiotelevisive va cambiata immediatamente. E’ una legge parassitaria che toglie agli italiani, a tutti gli italiani, un reddito enorme, di loro competenza, per donarlo al presidente del Consiglio. Una vera rapina a norma di legge.

Il Gruppo Mediaset vive alle spalle degli italiani. Nel 2007 ha fatturato oltre 4 miliardi di euro, di cui 2.5 miliardi derivanti da pubblicità delle Reti Mediaset. Invertiamo le percentuali: allo Stato il 99%, a Mediaset l’un per cento. L’Italia dei Valori presenterà un’interrogazione parlamentare su questo vero esproprio di reddito degli italiani da parte di Silvio Berlusconi.

P.s. Risultato Operativo 2007 del Gruppo Mediaset (EBIT): 1,49 miliardi di euro.

Video e testo sono stati prelevati dal blog dell'onorevole Antonio Di Pietro www.antoniodipietro.com/...

Chi incastrerà Berlusca Rabbit?


Durante la Prima Repubblica, corrotti e corruttori praticavano l'arte dello scaricabarile, il cui caproespiatiorio è reppresentato emblematicamente da Craxi, mentre ora in questo governo mafio-ladro della Seconda Repubblica, si sostengono l'un l'altro (o l'un ladro, se vogliamo), vicendevolmente, facendo causa comune inter nos. Il motto è: corruttori e corrotti di tutto il mondo unitevi. Forse per questo il Berlusca sfaccenda per le lande forestiere cercando in tutti i modi una coalizione ad ampio raggio. Non è una barzelletta, contano anche e sopratutto le eminenze grigie che tessono nell'ombra, poca importa se rientrano o meno nell'ambito dei confini nazionali. Due piccioni con una sola fava, dato che evita in questo modo anche i processi a suo carico. Non è mica scemo, è una persona intelligentissima quanto scaltra, il nostro beneamato e odiato premier. Gli appoggi esterni gli sono utilissimi, vista la paradossale disistima popolare che ha questa maggioranza parlamentare. (Dico paradossale, poiché eletta democraticamente).

C'era una volta un uomo che si era fatto fare da sé, la cui ricchezza gli piovve un giorno dal cielo per virtù dello Spirito Satano. Era in odor di santità e di mafia non ne voleva sentir parlare, anche perché ce l'aveva in casa cosa nostra; Inoltre, anche se era un mezzo-uomo, si era fatto da sé tutte le donne con le tette migliori residenti nel paese, che lui e il suo entourage, una volta vagliate ben bene a 90 gradi, le restituiva alla libertà partitaria ministeriale o delle pari opportunità che dir si voglia. Le donne di una certa taglia e levatura amorale (agg. da amore), avevano così ormai raggiunto l'uguaglianza sotto la spada indeffessa del protettore che le proteggeva ulteriormente portandole in auge al parlamento, sotto gli occhi languidi e le lingue penzoloni degli oppositori all'opposizione. Va da sé che parte dell'opposizione passò dalla sua parte, sperando in qualche avanzo di quel ben di Dio a cui non si poteva restare indifferenti e soprattutto a bocca asciutta. Tutte le femmine giovani e belle (e quindi intellgenti) accorrevano a frotte ai suoi festini sfarzosi, elargiti con generosità e magnificenza. Dopo l'esame minuzioso e il battesimo del fuoco, tutte potevano avere un posto rilevante nelle campagne elettorali e nell'immagine giovane e fresca di una nuova nazione, propaganda questa a cui teneva particolarmente, dato che non gli restava altro per rendersi in qualche modo incredibile. Dove aveva trovato tutti quei soldi?... era la domanda ricorrente che si percepiva dappertutto, e ripetuta all'infinito come un vecchio disco rotto, restava incollata sulla bocca degli oppositori, a altraggio della vita e dei trascosri del premier. Non si sa. Ma si sa però che la fede aiuta, la fideiussione anche, le banche a volte agevolano, il padre (santo o no) anche. Ma, in un modo o nell'altro, questa ricchezza suscitava non poche invidie e gelosie. Tutti ne volevano un pezzo. Così Silvio d'Arcore si vide costretto di nuovo alla divisone dei pani e dei pesci. Miracolato Dei Grazia per i pochi, e per la disgrazia dei più che, nonostante tutto, lo votavano ed erano a lui devoti. Soddisfece dunque la famelicità dei suoi partner aziendali della Governativa Italia S.p2.a. Ma c'erano molti che lo volevano far finire nel fango, fra cui le toghe rotte e tutti quelli che la pensavano diversamente, ovvero: tutti quelli che ancora pensavano. Il pensiero è eversivo per natura, e può rendere consapevoli, colpevoli del peccato originario: cogito ergo conosco. A ciò sopperiva già la par condicio, ma ormai non era più affidabile. Il pensiero è verdiano e va su ali dorate. No, era un rischio che non poteva correre, doveva presto approntare un DDL, già abbozzato dal suo fedeli, ormai veterani del premier, Alfano e Ghedini, per l'abolizione del diritto di pensiero sia esso o no libero (questo a solo scopo cautelativo). I pensatori, specialmente quelli fai da te, dovevano chiedere i permessi necessari agli organi statali preposti e predisposti a tutto per i controlli sociali garanti della par condicio e della privacy del premier. Uno non può pensare quello che vuole; si rischia di pensare male addirittura del presidente, e questo non è tollerabile. Oltrettutto, anche la volontà è eversiva.

Non riusciva a finalizzare però il suo eroico intento. Perseguitato dai codici civili e penali e da quelli non meno penosi della vecchia normativa costituzionale che lo impedivano nei movimenti volontari e in quelli involontari, puntualmente registrati dal senso oppressivo manifestato nelle sue gaffe. Lui, uomo di palle, tentava eroicamente in gesti estremi, di aggirarne i vincoli e le ristrettezze concettuali storicamente radicate. Cercò di invertire il senso logico della logica, onde far fessi il contraddittorio che cercava insistente di ragionare con lui e anche senza di lui. L'opposizione, in cerca del filo logico perduto, rimaneva stressata dal suo stesso sforzo nel capire il senso del discorso che cercava di elaborare, restando inane e impotente, mentre il nano spadroneggava per territori più consoni alla sua indole libertina, la cui logica non era la logica ma il suo stesso istinto di sopravvivenza: non amava la prigionia, ecco tutto. Gli osservanti dei codici vedevano di malocchio lui e i suoi populisti della libertà che cercavano in tutti i modi di modificare il senso e la direzione dei codici. La sua era una lotta per la libertà, cioè per non finire in galera. Ma egli, costi quel che costi, imperterrito, non rimase con le mani in mano; si diede da fare. Per fortuna i suoi stretti collaboratori di giustizia non erano colabrodi come i faccendieri sfaccendati dell'opposizione, ormai preda del loro stesso parlarsi addosso: facevano della vera opposizione, ma a loro stessi.

Di Pietro si rodeva dalla rabbia e sparlava fra sé e sé ad alta voce, addirittura urlando come un forsennato, in parlamento e per le strade: "ma questo che ci'azzecca?.. invece di sta' 'n galera, sta 'm barlamendo e si fa ppure le leggi come cazzo gli pare, inzieme ai suoi comblici e porta pure i delinguendi e la maffia in parlamendo. È un latitande, è un latin lover; che ci'azzecca?..." Nella sua foga giustizialista, l'ex di mani pulite, non si rendeva conto che, in questo clima di par condicio imperante e imperforabile, era uno dei pochi a pensarla in questo modo, anzi era uno dei pochi a pensare. Ormai nessuno più pensava. Era troppo stressante e controproducente. L'opposizione da tempo aveva ormai preso le distanze dalla sua funzione storica e non faceva neppure opposizione a se stessa.