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mercoledì 3 febbraio 2010

Legittimo impedimento alla Giustizia (Leggi ad libertatem)



Questa è buona! Il legittimo impedimento, consentirebbe ai ministri di evitare i processi pendenti a loro carico, perché troppo impegnati nel loro lavoro... Fino adesso li abbiamo visti indaffarati a far approvare leggi e leggine ad personas, a fare affari con l'industria farmaceutica dei vaccini, a privatizzare anche i beni di prima necessità, a far costruire centrali nucleari contro la volontà popolare già espressa in modo inequivocabile in un precedente referendum, a stabilre la lunghezza della coda e delle orechie dei cani domestici, a mettere il bavaglio alla Rete, ad accentrare l'informazione nelle mani della maggioranza, a evadere le sedute in Parlamento... Non per niente l'onorevole (uno dei pochi a potersi fregiare del titolo di onorevole) Antonio Di Pietro, nelle sue arringhe, rivolgendosi al primo assenteista in assoluto, lo apostrofa(va) come "signor Presidente del Consiglio che non c'è, latitante". Ha ragione Corrado Guzzanti quando dice che "Berlusconi bisogna prenderlo sul serio. C'è gente che si ammazza di lavoro 20 ore al giorno per distruggere questo Paese. Perché non vogliamo prenderlo sul serio?..." Lavorano, eccome se lavorano.


RIDONO DI NOI...

THE GUARDIAN

La Camera affronta la legge che consente di rinviare i processi a carico di Berlusconi

Articolo orginale "Italian lower house backs law to delay Berlusconi prosecutions di Philip Pullella, Roma, mercoledì 3 febbraio 2010 (tradotto da Carlo Giordano)

Il disegno di legge sostiene il principio del 'legittimo impedimento', vale a dire che i ministri possono differire i processi a loro carico essendo 'troppo impeganti'

Il primo ministro italiano Silvio Berlusconi

Il primo ministro, Silvio Berlusconi, a Roma, 22 gennaio 2010, sei settimane dopo la ferita subita alla testa durante un attentato. Photografia: Stefano Carofei

La Camera ha approvato la legge che potrebbe effettivamente bloccare i processi a carico del primo ministro, Silvio Berlusconi, per 18 mesi, una manovra che l'opposizione considera un altro tentativo di evitare di farsi processare.

La Camera ha approvato la mozione con 316 votanti a favore e 239 contro. E adesso essa passerà al Senato.

Nota come legge del "legittimo impedimento", essa permette al primo ministro o ai membri del suo gabinetto di chiedere che le udienze del processo vengano rinviate per il fatto che essi sono troppo occupati dal lavoro che il governo si trova a svolgere.

Le udienze possono essere posposte tre volte per periodi di tempo che arrivano fino a sei mesi ciascuno, vale a dire che i due processi che Berlusconi attualmente si trova ad affrontare possono essere sospesi per un periodo massimo di 18 mesi.

La legge, che rimarrà in vigore per 18 mesi, dopo che sarà stata approvata dal Senato, di fatto toglie al giudice la possibilità di rigettare la richiesta di rinvio.

Il capo dell'opposizione del centro-sinistra (?), precedente magistrato che lottava contro la corruzione, Antonio Di Pietro, lo definisce "l'assassinio della legalità".

Di Pietro afferma: "C'è da dire che si è legittimamente impediti [a intervenire a un processo] quando ci si è rotti una gamba e si resta in ospedale; altra cosa è dire 'io sono ministro e il mio lavoro mi impedisce di andare in un aula di tribunale'".

D'altra aparte, Fabrizio Cicchitto, leader del partito di Berlusconi alla Camera, afferma che senza la legge, Berlusconi avrebbe trascorso molti giorni e settimane in tribunale.

Il partito democratico, il più grande dell'opposizione, insieme al partito dell'Italia dei Valori, ha votato contro. La piccola Unione dei Democratici Cristiani (UDC) si è astenuta.

Articolo orginale "Italian lower house backs law to delay Berlusconi prosecutions di Philip Pullella, Roma, mercoledì 3 febbraio 2010 (tradotto da Carlo Giordano)




DI TUTTO DI PIU'...

EL PAÍS

I deputati italiani approvano la legge-ponte che salva Berlusconi dai processi

Articolo orginale Los diputados italianos aprueban la ley-puente que salva a Berlusconi de los juicios di Miguel Mora - Roma - 03/02/2010 (tadotto da Carlo Giordano)

I deputati italiani approvano la legge-ponte che salva Berlusconi dai processi. Adesso tocca al Senato discutere la norma "del legittimo impedimento", que garantisce al primo ministro e ala suo Gabinetto la possibilità di non essere processati mentre occupano il loro posto fino a che non venga approvata una legge costituzionale per l'immunità.

L'iniziativa, che ora passa al Senato, consta soltanto di due articoli e garantisce che il primo ministro e i suoi ministri non possano essere processati mentre occupano il loro posto, "allo scopo di consentire loro un sereno espletamento delle loro funzioni". Dopo la votazione - 316 voti a favore, 239 contrari, e 40 astensioni -, ci furono fischi, lanci di oggetti, cartelli ("Casta degli intoccabili", "Costituzione violata") e rissa generale.

La maggioranza di centro-destra si è vista costretta, considerata la sua fretta di ratificare la norma, ad accettare decine di eccezioni alla legge che furono proposte in modo provocatorio e fantasioso dall'opposizione. Così, restano escluse le feste patronali e le fiere do ogni provincia italiana, le riunioni di partito, diverse tipologie conferenze stampa o l'incontro annuale di Comunione e Liberazione. Tutte queste date non costituiranno legittimo impedimento e non potranno essere invocate per prorogare i processi. La legge non contempla nemmeno bloccare i processi in cui Berlusconi e i suoi ministri siano parte lesa.

Il leader dell'opposizione, Pierluigi Bersani, ha usato toni inusualmente duri per spiegare il voto contrario del suo gruppo. "Fino a oggi, un primo mionistro imputato che non si fosse presentato a un processo doveva giustificarne la ragione. D'ora in poi può andare al tribunale perché deve lavorare serenamente. (...) [Silvio] Berlusconi non vuole essere processato e intanto lascia il paese incastrato, bloccato nel suo scontro con la giustizia. Queste scorciatoie su misura generano in molti italiani repulsione e indignazione".

Fabrizio Cicchitto, portavoce della maggioranza, ha replicato che "la legge risponde a una vecchia questione italiana: l'uso politico della giustizia. La sinistra crede sia un'arma più per liquidare l'avversario politico. Berlusconi ha subito continui attacchi fin da quando è entrato in política; il problema non sono i suoi casi privati bensì l'accanimento della magistratura".

Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei Valori, rivolgendosi all'assente Berlusconi: "Lei e la sua maggioranza approvano oggi una leggina che è la sua ennesima decisione immorale e incostituzionale. Solo in un paese barbaro e dittatoriale succedono cose simili. Anche i bambini se ne rendono conto. È una legge umiliante per le istituzioni, il Parlamento, il paese e i cittadini. Per raggiungere il suo scopo, obbliga a venire a votare i suoi ministri che non vengono quasi mai in Parlamento. L'infermità etica di Berlusconi ha contagiato il Governo e può contagiare il paese intero".

L'Unione di Centro (UDC), che aveva sostenuta la legge-ponte come il male minore per evitare l'approvazione della norma del processo breve, che cancellerebbe migliaia di processi in corso, decise di astenersi perché la maggioranza non aveva ritirato la proposta aprovata al Senato. "In un paese normale, questa legge non verrebbe discussa. Ma per disgrazia questo non è un paese normale", dice il portavoce Vietti. "Il primo ministro si considera una víttima della persecuzione giudiziaria, e il Parlamento si dedica a seguire i suoi processi. Il re è nudo, e sotto processo mette sotto scacco le istituzioni. Questo consente di accantonare i suoi processi, non li cancella. Senza questo alibi, dovrà governare e affrontare i problemi gravi del paese, non potra sfuggire dalla crisi con i suoi processi, e dovrà riformare la Giustizia".

Secondo il capo delle file della Lega Nord, Roberto Cota, non vi è motivo di scandalo. "Francia, Stati Uniti, Spagna e Germania hanno leggi simili. Il Governo deve poter governare perché è stato eletto dal popolo per questo".

Articolo orginale Los diputados italianos aprueban la ley-puente que salva a Berlusconi de los juicios di Miguel Mora - Roma - 03/02/2010 (tadotto da Carlo Giordano)

P.S. - Il piduista Fabrizio Cicchitto, nella sua smemoratezza galoppante, non contempla il fatto che Berlusconi avesse già problemi con la Giustizia ancor prima che entrasse in politica.

Il kapo del governo italiano tra opportunismo e inopportunità




Fare dichiarazioni in Medio Oriente, in quei territori martoriati da conflitti decennali, tra palestinesi e israeliani, è estremamente difficile, e bisogna andarci sempre con i piedi di piombo, misurare le parole, onde evitare atroci equivoci e risentimenti da una parte o dall'altra. L'opportunismo berlusconiano ha trovato il suo giusto imbarazzo, come argutamente viene riferito nell'articolo sottostante apparso sul Financial Times.

L'Olocausto praticato nei campi di sterminio nazisti lo si dovrebbe relazionare all'infelice natura umana, al suo condizionamento, che ha trovato modo di esplicarsi come sciagurata soluzione finale; venivano così a trovarsi da una parte i carnefici e dall'altra le vittime. Ricordiamo anche l'olocausto armeno in cui c'erano altri due popoli (armeni e turchi) che si trovavano a interpretare i ruoli di vittime e carnefici. La storia è fatta di tanti Olocausti. Un popolo diventa vittima o carnefice a seconda delle circostanze e l'opportunità di alcuni che sanno sfruttare il momento storico e socio-economico propizio (Hitler, Stalin, Pinochet, Franco, ecc.). La Shoah non è altro che l'esempio più eclatante.

Su una cosa siamo d'accordo riguardo a quanto dichiarato dal premier di casa nostra, che il dolore [come il male!] non ha schieramenti, né da una parte né dall'altra. La solodarietà va data ad entrambi: sia ai palestinesi che agli israeliani.

I have a dream too. Fare entrare Israele in Europa, non so se sia un'idea dettata da saggezza o da opportunismo ma, certamente, favorirebbe la formazione di uno stato palestinese, poiché l'Europa si vedrà costretta ad imporre una certa politica di distensione in Medio Oriente, non potrà far finta di niente e lasciare le cose così come stanno. Presumo che il solo modo per farlo è appunto la formazione di uno stato sovrano palestinese. Questo a parole... Forse il premier ha colto nel segno. Secondo questo sogno, il Nobel per la pace non glielo toglierebbe nessuno, nemmeno l'abbronzato Obama. Due piccioni con una sola fava, dato che non si può di certo condannare e far finire in galera un nobel per la pace.


RIDONO DI NOI...

FINANCIAL TIMES

Berlusconi nell'acqua bollente sulla ‘sofferenza’ di Gaza

Articolo originale "Berlusconi in hot water over Gaza ‘suffering’", di Tobias Buck, Gerusalemme, 4 febbraio 2010, tradotto da Carlo Giordano

Mercoledì, Silvio Berlusconi, il primo ministro italiano, affronta nuove controversie, comparando la condizione palestinese nella Striscia di Gaza alle vittime dell'Olocausto.

Dopo una visita ufficiale in Israele, il signor Berlusconi nella città palestinese di Betlemme dichiara che, “come è giusto piangere per le vittime della Shoah [l'Olocausto], così è giusto mostrare dolore per ciò che accadde a Gaza”.

Il commento, che sembra collegare la guerra di Israele contro il territorio controllato da Hamas lo scorso anno con la morte di milioni di ebrei nei campi di concentramento nazisti, viene visto come offensivo da molti in Israele, anche se nessuna provocazione venne sottintesa.

Berlusconi viene considerato come un fedele alleato dello stato ebraico. Egli ha ripetutamente parlato in modo chiaro contro i pericoli della negazione dell'Olocausto, difendendo apertamente le azioni israeliane a Gaza come “giustificate”.

Il leader italiano ha dichiarato di volere ammettere Israele nell'Unione Europea, acclamando mercoledì la nazione come “non solo il più grande esempio di democrazia e libertà nel Medio Oriente, ma il solo esempio”.

Un portavoce del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, si esime dal fare commenti riguardo alle dichiarazioni di Berlusconi a Betlemme. Questa settimana, Netanyahu disse al leader italiano: “Non penso che ci sia un amico migliore [di Israele] nella comunità internazionale”.

Non è la prima volta che Berlusconi ha preso in considerazione le dichiarazioni riguardo all'Olocausto. Nel 2003, nel parlamento europeo, il primo ministro italiano apostrofò un deputato tedesco [Martin Schultz] dicendogli che egli sarebbe stato “perfetto” nel ruolo di una guardia (kapo) dei campi di concentramento – dichiarazione che più tardi egli aggiunse di averla detta in senso ironico.

Berlusconi ha subito critiche anche riguardo alle dichiarazioni poco felici sul colore della pelle del presidente statunitense, Barack Obama, e le vittime del terremoto in Italia.

I suoi commenti sulla guerra di Gaza arrivano in un momento particolarmente sensibile. Israele è impegnato in uno sforzo diplomatico e legale per controbattere la relazione delle Nazioni Unite nella quale si accusa sia Israele che Hamas di crimini di guerra e possibilmente contro l'umanità durante il conflitto dello scorso anno a Gaza.

Ban Ki-moon, segretario generale delle NU, ha chiesto venerdì all'assemblea generale se le parti in causa hanno ottemperato a quanto indicato dal rapporto, specialmente per quanto riguarda la creazione di un'indagine indipendente riguardo alle accuse mosse. Israele rifiuta quanto riportato dalle NU e finora ha negato il permesso di un'ispezione indipendente sulla guerra.

Articolo originale "Berlusconi in hot water over Gaza ‘suffering’", di Tobias Buck, Gerusalemme, 4 febbraio 2010, tradotto da Carlo Giordano

Links utili

Tony Bond, agente segreto con licenza di fare opposizione




Uno scoop colossale! Antonio Di Pietro non era nient'altro che un'affiliato della CIA, passato poi tramite trattative segrete al KGB. La sua vicenda ha veramente del rocambolesco, dell'incredibile. Sotto mentite spoglie, in tuta blu, lavorava come metalmeccanico in terre germaniche. Ed è lì che ebbe una rivelazione, un idea prodigiosa, costruire la micidiale arma antiberlusconica: l'opposizione.

L'odore dei soldi di Berlusconi



Io mi chiedo, se la provenienza dei soldi di Berlusconi (tutte quelle holding, fiduciarie, tutti quei prestanome, quei passaggi poco chiari di denaro, ...) all'inizio della sua carriera (e non solo) sono leciti, perché allora evita i processi come la peste? Perché si fa confezionare leggi e leggine su misura? Più di qualche maleintenzionato, che non abbia ancora la testa privatizzata dal suo governo (ladro?) e non ancora formattatta secondo i cannoni delle televisioni di sua proprietà, potrebbe pensar male, visti i trascorsi, i legami con esponenti mafiosi, lazzi e intrallazzi vari, e dire: costui non me la conta giusta... Male non fare Giustizia non temere.

RIDONO DI NOI...

EL PAÍS

La Mafia entró in affari con Berlusconi, secondo un teste

Articolo originale La mafia entró en los negocios de Berlusconi, según un testigo (Articolo di Miguel Mora - Roma - 02/02/2010 (tradotto da Carlo Giordano)

Silvio Berlusconi Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino, ha fatto dichiarazioni ieri nell'aula bunker del carcere di Palermo davanti ai giudici che investigano sulla trattativa tra i servizi segreti e la mafia siciliana agli inizi degli anni novanta. Ciancimino assicura che suo padre e altri capi di Cosa Nostra investirono in Milano 2, il progetto immobiliare con il quale il giovane Silvio Berlusconi iniziò la sua carriera di successo negli anni settanta. "Mio padre era in affari con mafiosi di grande capacità imprenditoriale, come Salvatore e Antonino Buscemi e Franco Bonura" - riferisce [Massimo Ciancimino]. "Insieme investirono denaro in un grande progetto nella periferia di Milano, conosciuta successivamente come che Milano 2".

Il figlio del democristiano corleonese, politico affiliato di Cosa Nostra, spiega che l'informazione l'ebbe direttamente da suo padre (fu il suo segretario personale nel corso degli anni) e attraverso la lettura dei documenti che il politico depositò in diverse casseforti prima di morire nel 2002. La procura di Palermo ha fornito al processo questa documentazione.

Smentita ufficiale

Niccolò Ghedini, avvocado di Berlusconi e parlamentare del Popolo della Libertà, ha emesso una nota nella quale afferma che le dichiarazioni del figlio di Ciancimino sono "completamente carenti di fondamento e di logica" e annuncia una querela per diffamazióone. "Tutto il denaro impiegato nel progetto proveniva da fonti assolutamente lecite", sottolinea Ghedini.

Ciancimino è il teste chiave nel processo aperto contro due ex capi dei servizi segreti, il generale Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu, accusati di non avere arrestato il capo siciliano Bernardo Provenzano il 31 ottobre del 1995.

Secondo Ciancimino, Provenzano non fu arrestato e rimase libero fino al 2006 perche era protetto dall'accordo raggiunto tra mafia e Stato nel quale aveva fatto da intermediario suo padre. Il teste racconta che lui stesso consegnava i pizzini (messaggi su foglietti) che si scambiavano suo padre e Provenzano, e che il boss venne a visitare numerose volte la sua casa romana quando suo padre si trovava agli arresti domiciliari, tra il 1999 e il 2002.

Secondo Ciancimino, la trattativa tra Stato e Cosa Nostra si prolungó dal maggio del 1992 (data dell'assassinio del giudice Falcone) al gennaio del 1993, poco dopo la cattura di Totò Riina. L'accordo prevedeva la fine dell'ondata di attentati in cambio di benefici per i boss mafiosi.

Articolo originale La mafia entró en los negocios de Berlusconi, según un testigo (Articolo di Miguel Mora - Roma - 02/02/2010 (tradotto da Carlo Giordano)




EL PAÍS

DI TUTTO DI PIU'...

Provenzano consegnò Riina in cambio della sua impunità

Continua la testimonianza del figlio del ex sindaco mafioso di Palermo. - "Dietro agli attentati di Falcone e Borsellino ci fu un 'grande imprenditore (arquitecto)'"
Articolo di Miguel Mora - Roma - 02/02/2010 (tradotto da Carlo Giordano)

Continua nell'aula bunker del carcere dell'Ucciardone di Palermo l'esplosiva dichiarazione giudiziaria di Massimo Ciancimino, figlio minore ed ex segretario personale del defunto sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino. Dopo le otto ore di interrogatorio del lunedì, il teste, di 47 anni, condannato in primo grado per riciclaggio di una parte dell'eredità di suo padre, ha proseguito raccontando questo martedi fin nei minimi dettagli la storia della mafia siciliana degli ultimi 25 anni.

Il suo racconto ricorda Quei bravi ragazzi, il film di Martin Scorsese. Solo che tratta della vita reale.

I trait d'union delle rivelazioni di Ciancimino, alla cui testimonianza i giudici conferiscono massima credibilità per la sua vicinanza ai personaggi e ai fatti, è la trattativa aperta tra parte dello Stato italiano e Cosa Nostra nel maggio del 1992, dopo l'assassinio del giudice Giovanni Falcone.

Il capo di Cosa Nostra, Totò Riina, anticipando l'annientamento della Democrazia Cristiana, ordinò di eliminare i politici affini come Salvo Lima e i giudici Falcone e Borsellino, che avevano condannato centinaia di mafiosi nel maxiprocesso celebrato nella stessa sala dove ora fa le rivelazioni Ciancimino.

Vito Ciancimino condusse una trattativa fino a che non fu arrestato e incarcerato nel dicembre del 1992, ha ripetuto questo martedi il teste. Furono mesi drammatici, che finirono con la Prima Repubblica e con l'estinzione di tutti i partiti tradizionali. E il sindaco palermitano giocò un ruolo cruciale nell'arresto di Riina. "Convinto che Riina fosse diventato matto, mio padre collaborò per la sua cattura convincendo Bernardo Provenzano affinché lo consegnasse. Non fu facile, perché Provenzano non amava il tradimento", ha affermato Ciancimino.

Suo padre negoziò l'arresto del capo dei capi in varie riunioni svoltesi tra l'agosto e il novembre del 1992, tanto con Provenzano quanto con i carabineri (il colonnello Mori e il capitano De Bonno, imputati di favoreggiamento alla mafia in questo stesso processo) e con un agente dei servizi segreti non identificato.

"Chiediamo ai carabinieri le mappe di Palermo con le linee del telefono, gas ed energia elettrica, mio padre le fece arrivare in due tubi gialli a Provenzano e costui segnalò il luogo dove si nascondeva Riina", ricorda Ciancimino Junior. "In cambio del suo contributo per la cattura, Provenzano ottenne una forma di impunità. Mio padre spiegò ai carabinieri che l'unica persona che podeva imprimire una nuova direzione alla strategia di Cosa Nostra e porre fine agli attentati era Provenzano, e perciò doveva rimanere in libertà".

Dopo la cattura di Riina, Provenzano rimase libero fino al 2006. La ragione, afferma il figlio dell'ex sindaco democristiano, è che la trattativa tra Cosa Nostra e lo Stato è continuata nel tempo, ma con un nuovo interlocutore: il cofondatore di Forza Italia, braccio destro di Silvio Berlusconi e senatore del Popolo della Libertà, Marcello Dell'Utri.

"Dopo l'arresto di Riina e quello di mio padre, Dell'Utri sostituì Vito Ciancimino nella trattativa con Cosa Nostra. Dell'Utri e Provenzano mantennnero relazioni dirette", ha affermato. "Me lo disse mio padre, al quale glielo confermò il capo della mafia".

Secondo un pizzino letto questo martedì nel tribunale, Provenzano trattò con Dell'Utri la possibilità del condono della pena all'ex sindaco quando questo stava nel carcere di Rebibbia ammalato.

Altro punto riguardo all'accordo mafia-Stato, secondo Ciancimino, supponeva che il nascondiglio di Riina non fosse stato perquisito dopo il suo arresto. La ragione che Riina soleva addurre era che, se lo avessero arrestato, la polizia avrebbe trovato nella sua casa documenti sufficienti per fare "affondare l'Italia".

"Mio padre si sentiva indirettamente responsabile dell'attentato di Vía D'Amelio, nel quale morirono (luglio del 1992) Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta", dice Ciancimino. Secondo il suo parere, Riina fu spinto a continuare l'ondata di attentati da qualcuno che rimaneva sempre nell'ombra. "C'era una persona che faceva pressioni su Riina, dicendogli di continuare con le mattanze. Provenzano e mio padre erano contrari a questo modo di agire". I magistrati leggono in aula un altro pizzino inviato da Provenzano a Ciancimino, riferito a Riina: "il nostro amico è pressato oltre misura da un grande imprenditore ( arquitecto)", si legge nel papello.

Articolo originale Provenzano entregó a Riina a cambio de su impunidad (Articolo di Miguel Mora - Roma - 02/02/2010 (tradotto da Carlo Giordano)

Consensi clonati per l'amorevole Silvio





L'abbiamo visto anche a Reggio Calabria il premier spendere fior di quattrini, a carico dei contribuenti naturalmente, per circondarsi di una scenografia adatta alla sua megalomania neroriana, con tanto di servile coreografia ministe(ra)riale. I dieci punti del piano antimafia delirati dalla sua viva voce non sono altro che accessori adattati alla sua preziosa presenza. L'abbiamo visto in Abruzzo e lo vediamo sempre. Ogni suo spostamento e ubiqua apparizione (e anche sparizione e/o spartizione) ci costa un occhio. L'importante per il Paese (ovvero per il premier) sembra essere questa cura maniacale della sua persona, questo auto-imbalsamarsi che imbalsama soprattutto l'opinione pubblica...

Sul blog di Paolo attivissimo, riguardo alla foto propaganda dall'album "Noi amiamo Silvio", leggiamo...
"Ci sono pezzi di folla copiati, rovesciati e reincollati; bandiere aggiunte e duplicate dilettantescamente; un mazzo di fiori in mano a Berlusconi che pare disegnato da un bambino sotto Rohypnol; e altri dettagli squallidi che potete contemplare nelle versioni ad alta risoluzione che trovate per esempio qui. C'è persino il facepalm incorporato: la signora che si mette le mani nei capelli qui sopra è tratta dalla zona in basso a sinistra della foto!
(da "Fotopropaganda falsificata di Berlusconi, media tradizionali battuti dai blogger", dal blog di Paolo Attivisimo)
Links riguardanti l'argomento...