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martedì 24 novembre 2009

I veri numeri della Giustizia

Articolo tratto dal video blogdi Claudio Messora (23 novembre 2009 - 18.29)

Silvio Berlusconi Angelino Alfano


 Berlusconi ha annunciato che "parlerà agli italiani" della riforma della Giustizia. Vespa è subito corso a ordinare un paio di scrivanie di ciliegio e una lavagna. Non si sa mai salti un bel contrattino da firmare. Gli youtubers invece stanno affilando i videoregistratori e verificando i collegamenti: c'è aria di videoclip più cliccata del web.

  Se Porta a Porta assomigliasse di più a una trasmissione di informazione politica e di meno a una televendita, quel giorno in studio vedremmo un rappresentante della magistratura argomentare circa i "teoremi" del premier che ruotano intorno all'inefficienza dei giudici, così come vedremmo un giornalista come Marco Travaglio argomentare circa il tormentone della persecuzione giudiziaria iniziata "solo" con la sua discesa in campo, nel 1994.

  Invece non vedremo nulla di tutto questo: tutt'al più il solito Sansonetti intimidito di fronte alle battute sul Milan. Se poi un'Odifreddi qualsiasi si dovesse permettere di tirare fuori Noemi e la D'addario, basterà inquadrare La Russa che, al segnale di Vespa, scatenerà un inferno di filastrocche infantili turandosi naso ed orecchie come solo un vero ministro della Difesa sa fare. Del resto, sappiamo tutti qual'è la situazione delle scuole d'infanzia e quanto costerebbe parcheggiare Ignazio al doposcuola. No, il contraddittorio ce lo faremo da soli, e giacché ormai siamo diventati bravi, questa volta arriveremo preparati.

  La prima argomentazione sarà che la Giustizia in Italia costa troppo. Berlusconi vi dirà che abbiamo troppi magistrati rispetto agli altri paese europei. Le fonti dove attinge i suoi dati sono le stesse dei sondaggi di Emilio Fede: ad personam, come le leggi del PDL. Noi invece, in quattro rapidi click ci portiamo sul sito del Consiglio d'Europa (noto covo di comunisti), consultiamo le pubblicazioni della Commissione Europea per l'Efficienza della Giustizia, il CEPEJ (noto covo di magistrati rossi), e scarichiamo il documento European Judicial Systems - Edition 2008 (dati riferiti al 2006).

  Scopriamo che nel 2006 l'Italia ha destinato a tutto il sistema giudiziario (tribunali, procure della Repubblica e patrocinio gratuito) ben 4 miliardi di euro. Per l'esattezza: 4.088.109.198€. Se è vero che non siamo tra i più virtuosi - Spagna e Francia hanno fatto meglio, rispettivamente con 2.983.492.000€ e 3.350.000.000€ -, è falso che siamo i più spendaccioni. Peggio di noi hanno fatto Inghilterra e Galles, con 5.343.199.553€ spesi, e la Germania, che addirittura ci doppia: 8.731.000.000€, quasi nove miliardi!

  Ad ogni italiano, il funzionamento della giustizia costa 70l'anno. Spendono di più, tra le altre, la Norvegia, l'Olanda, la Scozia, il Galles, la Germania, la Svizzera, l'Irlanda e Monaco, in un crescendo che arriva fino a ben 168€ l'anno pro capite.

Costo procapite giustizia
 Mi direte voi: è un dato incompleto. Vero, va rapportato al Prodotto Interno Lordo, che misura - o quantomeno dovrebbe - la ricchezza di un paese. Se sperate però di ottenere così un responso meno clemente, per assecondare le tesi catastrofiste di Alfano & Co, rimarrete delusi. L'Italia risulta essere nella fascia alta dei paesi virtuosi per quanto riguarda la spesa pubblica destinata al funzionamento della giustizia, espressa come percentuale del PIL pro capite. Per l'esattezza, siamo il diciassettesimo paese più virtuoso. Ben 26 paesi fanno peggio di noi, tra cui: la Svizzera, l'Olanda, la Spagna, la Scozia, l'Inghilterra, la Germania, passando per l'Irlanda del Nord fino alla Croazia e alla Bosnia. Il cittadino del paese più virtuoso, l'Irlanda, spende ogni anno lo 0,10% del sul PIL pro capite. Un italiano spende lo 0,26% e un Bosniaco arriva a spendere lo 0,86%.

Costo Giustizia Pro Capite percentuale PIL
 In tutti i paesi oggetto della valutazione, ma proprio tutti, il più alto costo da sostenere sul budget allocato se ne va per gli stipendi dei magistrati. Inoltre, dove si è capito che per fare processi brevi bisogna dotare la Giustizia di infrastrutture tecnologiche meno obsolete, una larga fetta del budget viene investito nell'IT (computer, reti e accessori). E' questo il caso dell'Olanda, della Norvegia, dell'Irlanda e del Regno Unito.

 Veniamo ora all'annosa questione del numero totale di magistrati: secondo Berlusconi qui in Italia ne abbiamo troppi. Bene, sfogliamo con il ditino il nostro documento PDF e andiamo a pagina 110. Limitiamoci al numero di magistrati professionisti, definiti come coloro che hanno sostenuto un apposito corso di formazione e sono stati assunti per operare lavorare unicamente come magistrati.

Quanti magistrati professionisti abbiamo ogni 100 mila abitanti? Undici, sì: qui in Italia ne abbiamo undici! Troppi? Vediamo: meno di noi ne hanno solo l'Irlanda (3,1), l'Inghilterra (7), la Spagna (10,1) e la Norvegia che però ne ha più o meno tanti quanti noi (10,9). La Francia ne ha 11,9, l'Olanda 12,7, la Svizzera ne ha 16,5, l'Austria più di 20, per non parlare della Germania (24,5), della Grecia (28,4), del Montenegro (37,2) e di Monaco, che arriva ad averne ben 54,5. Cinque volte tanto rispetto a noi.

Numero di magistrati ogni centomila abitanti
  Se poi vogliamo parlare del numero di magistrati non professionisti, ogni centomila abitanti, ecco la nostra più che onorevole posizione: quarti. Con dodici magistrati, veniamo dopo solo la Francia (5), la Bosnia (4) e il Portogallo (4).

Magistrati non professionisti per centomila abitanti
  Beh, ma allora forse il problema risiede nel personale non giudicante (un po' come gli operatori di piano nelle scuole), ovvero i portinai, i cancellieri, i segretari e gli uomini di pulizie dei tribunali. Saranno loro ad essere di troppo. O no?  No.

Ne abbiamo solo 46 ogni centomila italiani contro, per esempio, i 70 della Germania, i 93 della Spagna, i 135 della Slovenia e i 161 della Croazia!

PERSONALE GIUSTIZIA OGNI CENTOMILA ABITANTI
  Uff... Beh! Ma allora forse sono questi benedetti magistrati che non lavorano. Passano il tempo a giocare a freccette, possibile?

 Neppure, mi spiace: proprio no. Nel 2006 in Italia, rispetto ai casi civili, è stata presa una decisione nel merito, ovvero il processo è arrivato a termine, in 2.653.113 casi, contro i 1.588.198 casi della Germania, i 1.624.484 casi della Francia e i 1.094.505 casi della Spagna. Semmai i processi in Italia si accumulano perché siamo l'unico paese dove nel solo 2006 se ne sono aperti 2.825.543, un numero più che doppio rispetto a quelli aperti in Germania (1.104.828), in Spagna (1.169.750) e superiore di un milione rispetto a quelli francesi (1.624.484). Non sarà che in Italia la percentuale di manigoldi ogni centomila abitanti è superiore a quella di un qualsiasi altro paese civile europeo?

  Sembrerebbe di sì, visto che siamo il paese con il più alto numero di nuovi processi penali per atti criminosi gravi. Nel 2006 abbiamo avuto ben 1.230.085 nuovi processi. La Germania, seconda classificata, non arriva che a 854.099 casi.  Tra l'altro, li abbiamo risolti quasi tutti, dato che il numero di processi chiusi è stato di ben 1.168.044.

  In compenso, questo sì, siamo la nazione europea dove divorziare dura di più: ben 634 giorni di litigate coniugali prima di arrivare a un compromesso, contro i 477 della Francia, i 321 della Germania e i 227 della Spagna.  Ma allora non converrebbe mettere fuori legge il divorzio per una decina d'anni? Così, giusto il tempo di risolvere la coda del penale. Facciamo così: ci penso e nella notte - in perfetto stile PDL - butto giù un bel disegno di legge per riformare la giustizia, sulla base di questo accorgimento. Sono sicuro che a Silvio l'idea piacerebbe, visto il capitale che deve versare a Veronica per la procedura di divorzio in corso.

  Insomma, avete capito bene? Fotocopiate questi dati, consegnateli agli amici e ai colleghi di lavoro, attaccateli alle stazioni degli autobus, dei treni, alle vetrine e alle pareti dei pubblici esercizi. Soprattutto, faxateli alla redazione di Porta a Porta durante la registrazione della fatidica puntata. Dopo la performance, diffondete uno, dieci, cento, mille videoclip dove rispondete punto a punto alle confuse motivazioni delineate grossolanamente e in maniera demagogica da un esecutivo un po' troppo allergico ai dati, che qualsiasi giornalista con la schiena dritta potrebbe mettere in difficoltà sventolando una semplice fotocopia. ( E poi, ve lo ricordate Berlusconi l'ultima volta da Vespa? Non mi era parso un campione di lucidità).

  Se la riforma della Giustizia acquisisce assoluta priorità sui gravi problemi che investono questo paese, il motivo non è che il potere giudiziario funziona peggio rispetto alle modalità in cui viene amministrato altrove. Forse, al contrario, dimostra di funzionare anche meglio.

 Ecco, sì. Forse è questo il problema: certe toghe dovrebbero prendere esempio dai politici ed essere un po' meno zelanti!

Articolo tratto dal video blog di Claudio Messora (http://www.byoblu.com/)

Nuovo pentito: “Berlusconi mandante delle stragi”




Nuovo pentito: “Berlusconi mandante delle stragi” di Daniele Martinelli

Le campagne di Berlusconi contro i media stranieri



Articolo tradotto da The Economist - (http://www.economist.com/node/13875626)

Silvio Berlusconi e la stampa
Problemi linguistici
Le campagne del primo ministro contro i media stranieri

18 giugno 2009 | ROMA

A NESSUN POLITICO piacciono le critiche sui giornali e Silvio Berlusconi, primo ministro in Italia, non fa eccezione. Attualmente, nel giro di alcune settimane è arrivato a bloccare le critiche avanzate dai giornalisti stranieri, e quello che hanno scritto non è proprio piacevole da leggere. Tuttora gli attacchi alla sua reputazione vengono in parte della sua formazione. Domande insolute pendono sulle sue relazioni con giovani donne e con David Mills, un avvocato britannico corrotto da lui e recentemente condannato per aver fornito prova di falsa testimonianza riguardo al suo favoreggiamento (Mills sta in appello). Berlusconi cercò di bloccare la pubblicazione delle foto degli ospiti che soggiornavano nella sua villa in Sardegna, aggiungendo che era un'invasione della sua privacy, ma i media stranieri vi vedono una parte del suo atteggiamento di aperta avversione verso la stampa libera.

Berlusconi crede che la forma migliore di difesa sia l'attacco. Lo scorso mese il suo ministro degli esteri definì una critica portata avanti in un articolo scritto sul Financial Times, un giornale d'affari inglese (e comproprietario del The Economist), come giornalismo cattivo e disonesto. All'inizio di questo mese Berlusconi stesso accusò la stampa estera di essere al servizio dell'opposizione del centro-sinistra. Egli ha attaccato i giornali appartenenti a Rupert Murdoch, specialmente il Times, per il loro esteso servizio critico di informazioni. Il Giornale, appartenente al fratello di Berlusconi, ha descritto il lavoro della stampa estera come velenosa e menzognera, riferendosi specialmente alle pubblicazioni britanniche, francesi, tedesche e spagnole.

Alcuni ambasciatori italiani sono stati messi sotto pressione dai media avversi a Berlusconi. L'ambasciatore italiano a Madrid scrisse al giornale El País di dispiacersi della “campagna sistematica di demolizione dell'immagine dell'Italia”. Un giornalista straniero a Roma fu recentemente mandato a chiamare dal ministro degli esteri. I consulenti di Berlusconi hanno cercato di indurre un certo ambasciatore straniero a mettere in riga i giornalisti della sua nazione. Tuttora Berlusconi e i suoi sostenitori rifiutano di inpegnarsi direttamente in confronti con i critici. I corrispondenti esteri lamentano spesso l'impossibilità di effettuare interviste con qualsiasi ministro del governo.

Alcuni giornalisti credono che i loro telefoni siano intercettati. E la minaccia di un'azione legale è costante. L'avvocato di Berlusconi sta portando un'azione contro El País perché pubblicò delle fotografie sarde. Fino all'avvento di Berlusconi, i primi ministri italiani tendevano a non citare in giudizio i giornali. Berlusconi lo fa abbastanza spesso (incluso The Economist). Egli ha tutto il potere che proviene dalla ricchezza personale, dai media sterminati, dagli interessi di editoria e dal controllo sulla televisione commerciale, come pure dall'influenza sulla tivvù di Stato. Il 13 giugno lancia un appello agli uomini d'affari italiani (più tardi ritrattato) di non consentire inserzioni pubblicitarie su pubblicazioni che criticano il suo operato.

Anche il primo ministro ha l'abitudine di non rispondere alle domande. Nel 2002 rifiutò di aiutare i pubblici ministeri in un caso di anti-mafia. Nell'aprile del 2001 The Economist gli chiese di rispondere a più di 50 domande che rimasero senza risposta. Recentemente Berlusconi non riuscì a rispondere a dieci domande poste da La Repubblica riguardo alla sua relazione con una giovane donna, Noemi Letizia.

Quando si preparava a presiedere il summit delle ricche nazioni del G8 a L’Aquila, Berlusconi prendeva in considerazione gli effetti provocati dai suoi attacchi alla stampa estera, sia sulla sua immagine che su quella della sua nazione.

Da The Economist (http://www.economist.com/node/13875626) - tradotto da Carlo Giordano