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sabato 30 gennaio 2010

Il Ministro della Giustizia di Berlusconi



"Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono" (Giorgio Gaber)

E così Angelino Alfano, Ministro della Giustizia di Berlusconi, si appropinquava a redarguire i giudici giustizialisti, bersagli prediletti dal nostro grazioso monarca, Silvio d'Arcore, i quali a loro volta si appropinquavano a lasciare diserta l'aula. Le accuse restarono senza accusati. Le toghe ormai rotte dalla inverecondia delle leggi ad personas e dalla vergogna di svolgere la loro professione ingrata in un Paese in cui la Giustizia viene ad essere so(a)mministrata dal giustiziato, il quale preferisce essere accusato in modo equamente corretto e non diretto, essendo leggittimamente impedito dal ruolo che riveste. In questo modo con comodo potrà meglio difendersi dagli attacchi delle toghe, nel rispetto delle leggi che lui stesso, essendo più uguale degli altri e capo del governo, dovrebbe fare e non subire. Eletto demo-cretinamente (sic), il suo pensiero viene avallato in modo (im)pertinente dal consenso popolare, che non rispecchia più quello espresso nell'antiquata Costituzione, ormai decisamente incostituzionale, poiché la sovranità appartiene al popolo che l'ha esercitata eleggendolo e non ai magistrati che lo vogliono davanti al plotone d'esecuzione.

RIDONO DI NOI...

EL MUNDO

Articolo originale "Durante un discurso del ministro de Justicia. Los jueces italianos plantan cara al Gobierno Berlusconi" di Irene Hdez. Velasco (Aggiornato a sabato 30/01/2010 ore 15:10), tradotto da Carlo Giordano

Durante il discorso del ministro della Giustizia.

I giudici italiani si oppongono al Governo Berlusconi

Alcuni giudici arrivano al Tribunale di Roma per l'apertura dell'anno giudiziario. | ReutersAlcuni giudici arrivano al Tribunale di Roma per l'apertura dell'anno giudiziario. | Reuters
  • Numerosi magistrati si riversano nella strada con la Costituzione nella mano
  • Vogliono protestare contro le riforme giudiziarie che sta studiando l'Esecutivo
Indossando la toga e la Costituzione nella mano. In questo modo si sono profferti questo sabato nella strada numerosi giudici dei 26 Tribunali di Appello esistenti in Italia. I magistrati hanno approfittato il secondo giorno della tradizionale ceremonia di apertura dell'anno giudiziario per manifestare in modo chiaro e clamoroso il loro profondo malessere davanti alle iniziative giudiziarie (in spagnolo) intraprese dal Governo di Silvio Berlusconi.
Le iniziative per molti hanno come unico obiettivo quello di salvare il 'Cavaliere' dai suoi problemi con la Giustizia e che i magistrati non solo considerano "distruttive", ma in molti casi anche incostituzionali. "Basta adesso con leggi carenti di razionalità e coerenza, pensate esclusivamente per questioni giudiziarie private e che hanno lo scopo di mettere in ginocchio la giustizia penale di questo paese", denuncia la Associazione Nazionale dei Magistrati (ANM), la principale corporazione giudiziaria italiana e organizzatrice di questa protesta.
La principale lamentela dei magistrati italiani è diretta contro la legge sui processi brevi che il Governo ha deciso di approvare alla fine del prossimo mese e che dichiarerebbe di fatto prescritti migliaia di processi. Inclusi, molto probabilmente, i due che in questo momento pendono sul capo di Berlusconi. Inoltre, con questa peculiare manifestazione anche i magistrati hanno voluto protestare contro "insulti e aggressioni" che con frequenza loro dedica il primo ministro italiano, il quale la scorsa settimana accusò i giudici di essere un "plotone di esecuzione".

Le invettive del 'Cavaliere'

"Ogni giorno ci vediamo obbligati ad ascoltare invettive contro i magistrati. 'Cloaca', 'cancro', 'metastasi' e 'handicapati mentali' sono alcune delle espressioni utilizzate dal Capo del Governo e da altri esponenti polítici in prima línea contro la magistratura", lamenta l'ANM.
Quando questo sabato il ministro di Giustizia Angelino Alfano ha preso parola nella Tribunale d'Appello dell'Aquila, numerosi magistrati degli altri 25 tribunali hanno abbandonato in massa le loro rispettive aule vestiti con le loro toghe e con una copia della Costituzione nella mano. Così solo i magistrati del Tribunale locale non assecondarono la protesta, per rispetto della zona colpita soltanto alcuni mesi fa da un terribile terremoto (in spagnolo).
Ieri, quando ebbe luogo la prima ceremonia di apertura del nuovo anno giudiziario al Tribunale Supremo, davanti alla presenza del presidente Giorgio Napolitano e dello stesso Berlusconi, i magistrati preferirono parcheggiare la loro protesta per rispetto delle istituzioni.
Da parte sua, il Ministro di Giustizia non ha rinunciato a scagliarsi contro la rivolta dei giudici. "Quando le critiche sono cieche e non si associano a nessun riconoscimento, allora sono meno credibili", dice Alfano durante il suo intervento in loco.

Articolo originale "Durante un discurso del ministro de Justicia. Los jueces italianos plantan cara al Gobierno Berlusconi" di Irene Hdez. Velasco (Aggiornato a sabato 30/01/2010 ore 15:10), tradotto da Carlo Giordano




EL PAÍS

Articolo originale Masiva protesta de los jueces italianos contra Berlusconi di
Miguel Mora (Roma 31/01/2010), tradotto da Carlo Giordano

Massiccia protesta dei magistrati italiani contro Berlusconi

I magistrati hanno piantato in asso l'Esecutivo in quasi tutte le aule del Paese

I magistrati italiani sfruttarono ieri l'apertura dell'anno giudiziario per protestare contro "gli attacchi" del primo ministro e manifestare il loro dissenso riguardo alle riforme legislative che sta preparando il Governo del primo ministro, Silvio Berlusconi. Dovunque nel Paese, i componenti dell'Associazione Nazionale dei Magistrati abbandonarono le aule dei tribunali nel momento in cui prendevano la parola i rappresentanti dell'Esecutivo. Portavano la Costituzione nella mano come simbolo di resistenza alle leggi ad personam studiate dagli avvocati di Berlusconi per garantirgli l'immunità contro i processi pendenti a suo carico.

Solo a Messina, Reggio Calabria, Catanzaro e L'Aquila non si ebbero espressioni di malcontento. In quest'ultima città, il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, tacciò la protesta dei magistrati di "irrazionalità", accusandoli di esternare "critiche cieche aprofittando delle telecamere della televisione". Secondo Alfano, "il Governo rispetta l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, ma i giudici restano soggetti alle leggi, e le leggi le fa il Parlamento". Il numero due del Potere Giudiziario, Nicola Mancino, replicó da Firenze che il Parlamento è sovrano ma deve ascoltare i professionisti per intraprendere la necessaria riforma della Giustizia.

Venerdì si è saputo che l'Italia figura al 156° posto nel mundo in quanto a rapidità processuale, dopo il Gabón. Il leader dell'opposizione, Pierluigi Bersani, ha segnalato che il Governo confonde i problemi legali di Berlusconi con quelli della Giustizia, invitando il primo ministro a comportarsi come uno statista e a dare all'Italia il primo posto nelle priorità invece di fabbricarsi "salvocondotti".

Articolo originale Masiva protesta de los jueces italianos contra Berlusconi di
Miguel Mora (Roma 31/01/2010), tradotto da Carlo Giordano


Links utili

Ministri della stessa minestra



Spudoratezza ad oltranza. Ferruccio Fazio ha svenduto la salute degli italiani all'industria del vaccino, mentre Luca Zaia si accontenta di rovinarla preventivamente fastfooddandoli con le porcherie della MaDonald. Mi domando in che Paese viviamo, anzi, in che merda moriamo...

RIDONO DI NOI...

The Guardian

Articolo originale McDonald's launch McItaly burger tradotto da Carlo Giordano

La McDonald inaugura il McItaly burger


La major McDonald si è messa d'accordo con il governo italiano per lanciare il McItaly burger, l'ultima scintillante aggiunta a una delle più grandi culture del cibo.

"Cercheremo ... di convertire gli infedeli della sinistra". Leggi la risposta a questo articolo data dal ministro dell'agricoltura italiano, Luca Zaia

Presentation of McItaly
Il ministro dell'agricoltura italiano Luca Zaia all'inaugurazione dei McItaly burgers della McDonald. Fotografia: Fabio Campana/EPA

Se mai ci fosse un segno di decadimento morale del governo di Silvio Berlusconi, esso viene rappresentato da un grembiule McDonald che si avvolge intorno al fisico sottile del Ministro dell'Agricoltura, Luca Zaia di come egli sostenga la nuova catena McItaly dei burgers. Il Presidente del Consiglio si destreggia con giovani donne, con le accuse di oscure connessioni, con ambigui accordi finanziari, con fedeltà politiche dubbie, e in genere con elusivi rapporti, niente comunque se confrontati a questo mostruoso atto di tradimento nazionale.

Il signor Zaia si permette di tubare parlando a vanvera – "noi vogliamo dare un impronta di sapori italiani ai nostri giovani", dice mentre monta una delle novità dei burgers della McItaly, una diabolica mistura di pasticcio di carciofi (artichoke spread), formaggio di Asiago e lattuga, tutto prodotto in Italia compresa la carne per gli hamburger e il pane - ma il silenzio degli agnelli sarebbe più appropriato. 'Un impronta di gusti italiani'! Avete mai sentito una tale falsità (humbug)? È abbastanza chiaro che il signor Zaia non consentirebbe la vicinanza di tali ripugnanti prodotti alla sua stessa bocca se non ci fosse l'oppotunità di una foto ad essa allegata.

Un italiano una volta mi disse: "il guaio per voi stranieri è che gli italiani parlano in dialetto e mangiano in dialetto". È un dilemma. Anche gli italiani provenienti da regioni diverse possono avere difficoltà a comprendersi l'un l'altro. Ma ciò è anche un piacere. L'Italia ha goduto di una cultura del cibo di incomparabile ricchezza e diversità.
Per molti italiani, il loro vero senso di identità risiede nel cibo, non proprio precisamente della regione in cui essi nacquero, ma della città, del villaggio (a volte piccolissimo) e addiritura della singola casa in cui abitano, affermando con passione la superiorità dei loro prodotti locali e piatti tipici . Perciò mangiare secondo i gusti locali in giro per l'Italia è una continua delizia. Il piacere è insito nella diversità, non nell'omogeneità. Chi vorrebbe mai mangiare la stessa pietanza ovunque si trovi nel mondo? Sarebbe noioso. È il tipo di mente globale intorpidita dall'uniformità e dalla mediocrità dei gusti aggressivi quella che incarna la catena dei McDonald. Nessuno persona sana di mente può nei McDonald vedervi una forza per il bene nel mondo o il simbolo dei soleggiati altopiani della gastronomia.

Ma c'è stato qualcosa molto più del mero opportunismo politico e delle pubbliche relazioni commerciali, il luogo dove questo triste atto di tradimento ebbe a realizzarsi, la succursale, fiore all'occhiello, dei McDonald sulle orme spagnole a Roma. Ha un significato simbolico. Fu l'apertura di questa grande filiale, ricordiamo, che spronò Carlo Petrini e altri amici dalla lunga vista, a realizzare gli Slow Food onde resistere alle forze della gastro-globalizzazione e omogenizzazione, e poter celebrare la diversità, la differenza, l'individualità e la qualità. Non lascia presagire niente di buono per la salutare sopravvivenza della straordinaria diversità nella cultura italiana del cibo, dato che il governo pare voglia abbracciare la sua forte antitesi con tale sfrenato entusiasmo.

Ma forse non dobbiamo stupirci. La classe politica italiana non ha una buona memoria per attuare al meglio gli interessi della gente. Un amico siciliano una volta osservò: "non c'è la stesso patto tra i nostri politici e la gente italiana come esiste nel Regno Unito". Si potrebbe ipotizzare che attualmente non esistano entrambi, ma c'è un altra questione.

I 'McDonald parlano italiano', assicurano gli slogan pubblicitari. Lo potrebbe ben fare, ma è lo stato aziendale italiano del signor Berlusconi e la sua orrenda squadra di vecchi amici piuttosto che il vasto campo di dialetti regionali a cui la maggior parte degli italiani viene assuefatta a dichiarare la loro personale obbedienza. Possiamo soltanto sperare che gli italiani mostrino più risolutezza a risolversi rispetto alle altre nazioni del mondo (statistiche complete le potete trovare qui) le quali continuano a sostenere i McDonald in modi sempre più deprimenti.
"Noi ... cerchiamo di 'convertire gli infedeli' della sinistra". Leggi la risposta a questo articolo da parte del Ministro italiano della'agricoltura, Luca Zaia

Articolo originale McDonald's launch McItaly burger tradotto da Carlo Giordano




Risposta a The Guardian da parte del ministro Luca Zaia (traduzione irrinunciabile della minestra ministeriale di Carlo Giordano)
Caro direttore,

Non sono affatto sorpreso dall'articolo di Matthew Fort apparso ieri sul sito web del Guardian. Quello che mi sorprende sono i suoi toni disgustosi; tuttavia, sfortunatamente, siamo più che avvezzi alla volgarità di alcuni media e anche di un certo tipo di politica.

La sinistra, con i suoi altoparlanti, si ostinano ad abbaiare alla luna, restando molto lontani dai problemi reali, fortificati come sono nella loro sterile ortodossia morale, la quale inficia ogni tipo di sviluppo, impedendo così una chiara visione della realtà.

Con rammarico, siamo costretti a dare sgradita notizia a questo tipo di sinistra: Stalin è morto. E possiamo sicuramemente scommettere che egli non abbia mai messo piede in un McDonald.

Contrariamente a quanto fanno migliaia di giovani europei ogni giorno. Allo stesso tempo, migliaia di contadini europei stanno fronteggiando le consequenze di una pessima crisi economica fin dal '29. Il McItaly porterà agli agricoltori italiani 3 miliardi e 448.0000 euro al mese di redditi aggiuntivi. Sarà permesso ai cienti del McDonald di mangiare un salutare burger fatto con i prodotti 'Made in Italy' DOP e IGP.

Speriamo che ciò convinca loro a dimenticare il cibo spazzatura sciegliendo un cibo migliore e di più alta qualità. Siamo sicuri che funzionerà.

Dunque, diventiamo moderni gesuiti e cerchiamo di "convertire gli infedeli" della sinistra, i quali non si sono mai sporcati le mani lavorando nei campi. Essi sono le stesse persone che, dopo aver predicato contro quelli che - come me - lavorano per garantire qualità (come è giusto per ognuno) invece che per il lusso per consumatori d'élite, corrono verso i corridoi di 'cibo naturale' dei supermercati con le loro pesanti borse e la coscienza leggera.

Luca Zaia
Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali

Testo (in inglese) della risposta di Luca Zaia (alias SusanSmillie) tradotto da Carlo Giordano
Aiuuutooooo!... Qualcuno può spiegarmi cosa c'entra la sinistra, cosa c'entrano i gesuiti e le conversioni, cosa c'entra Stalin, con la qualità del cibo?... Non ci capisco più niente. Resto sempre più sconclusionato, incapace di reagire... Come si fa a controbattere a simili stronzate!... Mi sono scompisciato dalle risate leggendo il responso della sobilla (sic) ministeriale... Poi però mi sono preoccupato seriamente nel pensare che costoro sono i nostri ministri e, considerando i precedenti, sarebbero capaci di tutto... C'è poco da ridere. Tutto si può dire dei nostri ministri, tranne il fatto che non hanno lesinato di avvicinare la politica alla corrente surrealista che finora restava esclusivo appannaggio del campo dell'arte.

Lega e beghe. Un lungo tentativo di golpe neofascista.




Il video, tratto dal documentario "Ascenseur pour les fachos" di CANAL+ parla chiaro: Mario Borghezio insegna ai neofascisti francesi i trucchi per tornare al potere. "Dovete proporvi come movimento territoriale".

Dopo Mani Pulite, la Lega si è costituita dunque come movimento gestito ai vertici dai neofascisti, mettendo nei punti chiave del potere gli uomini giusti. Sotto questo punto di vista, la Lega è tutt'altro che un movimento secessionista... Umberto Bossi e altri esponenti padani, probabilmente, si sono ritrovati, forse loro malgrado o a loro insaputa, a fare i burattini della situazione. Ci ritroviamo di nuovo nella logica del divide et impera, tanto cara alla centralità del potere: solo s-fasciando l'Italia si può ottenere la sua ricostituzione sul modello fascista, dove a un certo punto arriva l'uomo forte, l'uomo che non deve chiedere mai, il quale promette di ristabilire o riformare la legge per il bene del Paese ormai allo sbando. Il salvatore della patria, insomma. Ecco perché c'è stata la Devolution della Lega, i tentativi di secessione della Sicilia. Ecco perché si tende a fare leggi che scollegano squilibrando i poteri dello Stato e i suoi organi costitutivi: leggi ad personas, immunità parlamentare, esautorazione del Parlamento, attacchi alla magistratura, riforma della Costituzione... Ecco perché i condannati per mafia in parlamento vengono di fatto tutelati. Il Parlamento ormai sembra un atroce circo, una farsa, un centro per il recupero di veline, prostitute, corrotti, mafiosi... Ci avviamo ormai verso il modello argentino di Menem.

Siamo ben oltre la realizzazione di un sistema sulla base piduista del "Piano di Rinascita Democratica" di Licio Gelli. Si aspetta forse solo che le (estreme) destre in Europa (e anche nel mondo) si rafforzino e producano una congiuntura favorevole, onde poter ottenere sostegno, legalizzando così ciò che prima era, almeno su carta, illegale e dunque (ancora) irrealizzabile. Ha ragione Sabina Guzzanti quando definisce la deriva italiota un golpe che da 16 anni a questa parte non riesce.

La coalizione tra PdL, Lega & AN è solo apparentemente incongrua. L'ipotesi più attendibile, in effetti, è che il tutto viene gestito da un potere deviato dello Stato, sicuramente con implicazioni dei servizi segreti stranieri. Uno Stato nello Stato, per ora.

Ai neofascisti serviva un forte sostegno popolare e l'hanno ottenuto tramite l'accidente della Lega e l'entrata in campo di Berlusconi che riuscì così a catalizzare, coalizzare, su di sé quasi tutte le forze del dissolto Pentapartito. Evidentemente, come in tutte le cose confuse, anche gli agitatori, i neofascisti, non seppero controllarne la portata. Clamorosa la caduta del primo governo Berlusconi, con l'eclatante uscita di Umberto Bossi. Caduta che non scompaginò affatto il partito del cittadino, se non più uguale, almeno più astuto degli altri.

Tentativi di golpe c'erano stati precedentemente ma ha ragione in questo caso Mario Borghezio quando afferma che il potere non lo si può ottenere in altro modo che legalmente.