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La situazione politica in Italia è grave ma non è seria
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venerdì 5 febbraio 2010

Chaos Economy di Eugenio Benetazzo




"[...] La caratteristica principale della popolazione italiana è rappresentata dal classismo sociale: questo significa che qualsiasi tipo di affermazione, proposta, contestazione o critica deve essere sempre riconducibile a qualche movimento politico. Della serie, se Benetazzo dice che l'America è fallita a causa della sua composizione etnica allora significa che è leghista o estremista di destra e pertanto questo determina l'ammirazione di quella parte politica o il disprezzo della parte avversaria. Mi rammarico per questo e temo che difficilmente il futuro del nostro paese possa essere roseo visto che non potrà mai vincere il buonsenso, ma solo un determinato colore politico [...]" (Gheto capio, Eugenio Benetazzo)

[...] Mi fanno ridere queste farse politiche (rosse, nere, azzurre e verdi) che ora lanciano moniti sui livelli occupazionali in Italia, mi sembra di vedere una banda di piromani che grida "al fuoco, al fuoco". Nessuno di loro è più attendibile o credibile, spero che presto uno tsunami elettorale li spazzi via nel dimenticatoio per sempre, assieme a tutte le loro beghe di partito e le deliranti notizie di gossip [...] (Cuoi e buoi dei paesi tuoi, Eugenio Benetazzo)

[...] Dalla metà degli anni 90 per l'Italia è iniziato infatti un lento processo di declino industriale: sono stati fatti entrare a frotte milioni di extracomunitari con il solo scopo di consentire ai grandi gruppi industriali di poter abbassare i costi di manifattura (grazie a persone disperate disposte a lavorare con retribuzioni minori rispetto agli italiani), di lì a poco è stato introdotto il lavoro interinale come soluzione per "snellire" l'attività di impresa che in poco tempo ha fatto nascere una nuova fascia sociale, quella dei precari, infine si è dato inizio ad una lenta opera di deindustrializzazione aiutando gli industriali a smantellare le loro aziende per spostarle al di fuori dei confini italiani e decretando così la fine di centinaia di migliaia di posti di lavoro. Quanto sta accadendo in questi ultimi 18 mesi non può essere definito genericamente come semplice crisi, come ci vogliono far credere i media tradizionali con il loro gracchiante vociferare, quanto piuttosto come una vera e propria emergenza che sino ad oggi ha manifestato solo il primo dei suoi tre aspetti, ovvero quello finanziario [...] Adesso dovranno arrivare le altre due sfacettature, quella industriale e quella sociale, entrambe legate da questo scellerato ed osannato modello economico imposto dal WTO in cui tutti i paesi occidentali hanno dovuto lentamente e progressivamente regalare le loro produzioni ed i loro ordinativi industriali alle nuove aree emergenti di questo millennio, così facendo si sono create le condizioni sociali ed industriali per una impensabile sperequazione [...] A livello nazionale non vi è una forza politica che si faccia portavoce di esigenze di protezionismo nei confronti dei nostri gloriosi ed invidiati distretti industriali, l'unica risorsa che avevamo ovvero la distintività ed originalità della manifattura italiana è stata brutalmente sacrificata per permettere a paesi come la Cina di assorbire, copiare e far morire le nostre tipiche produzoni, diventando nel frattempo la grande fabbrica del pianeta. A mio modo di vedere l'unica salvezza potrebbe essere un incredibile e improvviso cambio di governance politica che faccia emergere un "tribuno del popolo" stile Lula in Brasile, che contrasti e metta fine a questo dictat economico che sta portando il paese al suicidio industriale, sociale ed economico.(Tagli e dettagli, Eugenio Benetazzo)

"Il Signoraggio è una colossale truffa monetaria perpetrata contro il Popolo Italiano da una Diabolica Elite bancaria. E questa truffa si nasconde e si potenzia dietro una cortina di silenzio e morte che ha una storia di circa due secoli" (Eugenio Benetazzo)

Il pessimista è un ottimista ben informato. (Eugenio Benetazzo)


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Il cittadino più uguale degli altri: "io so’ io, e vvoi nun zete un cazzo"



C’era una volta un Re cche ddar palazzo
mannò ffora a li popoli st’editto:
"Io so’ io, e vvoi nun zete un cazzo,
sori vassalli bbuggiaroni, e zzitto.

Io fo ddritto lo storto e storto er dritto:
pozzo vénneve a ttutti a un tant’er mazzo:
Io, si vve fo impiccà, nun ve strapazzo,
ché la vita e la robba Io ve l’affitto.

Chi abbita a sto monno senza er titolo
o dde Papa, o dde Re, o dd’Imperatore,
quello nun pò avé mmai vosce in capitolo".

Co st’editto annò er boja pe ccuriero,
interroganno tutti in zur tenore;
e, arisposero tutti: È vvero, è vvero.

(Li soprani der monno vecchio, Giuseppe Gioacchino Belli)
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Ignorare humanum est. Ingannare autem diabolicum




CONFUSIONE DI STATO (testo tratto dal video di Guido Scorza)

Dopo settimane che si discute del "suo" Decreto, dice il Vice Ministro Paolo Romani che...
"...a me ... un malinteso è nato, professore, insisto (se la sua domanda si riferiva a questo campo) sul fatto dell'autorizzazione. La direttiva 31 dell'e-commerce parla dell'autorizzazione preventiva. Ovvero, chi vuole utilizzare la Rete per fare commercio ha - lo dice la direttiva europea, attenzione, non siamo noi - ha bisogno di un'autorizzazione preventiva. Così definita e tradotta in italiano. Noi abbiamo introdotto il concetto di autorizzazione [generale] che è una DIA, è una Dichiarazione di Inizio Attività. Dopodiché uno può immediatamente cominciare a fare quello che vuole fare. Se entro sessanta giorni il Governo verifica che non si ricade nella fattispecie che citavo prima, il percorso aperto in quel momento è assolutamente libero. Quindi non c'è da parte del Governo nessuna volontà censoria di qualsiasi tipo rispetto a questo problema. Questo lo voglio chiarire..."
PRECISAZIONI DI GUIDO SCORZA

... in realtà la Direttiva 31/2000 sul commercio elettronico dice esattamente il contrario, ovvero che ...

Articolo 4
Principio dell'assenza di autorizzazione preventiva
1. Gli Stati membri garantiscono che l'accesso all'attività di un prestatore di un servizio della società dell'informazione ed il suo esercizio non siano soggetti ad autorizzazione preventiva o ad altri requisiti di effetto equivalente.

... dice ancora il Vice Ministro Paolo Romani che...
"la normativa belga di recepimento della direttiva n'65 del 2007 (articolo 38 della legge 26 marzo 2009) introduce il regime della dichiarazione preventiva ("déclaration préalable")" che riguarda espressamente i servizi di media audiovisivi a richiesta forniti su qualsiasi piattaforma, inclusa Internet".
...in realtà non è proprio così...

In Belgio - come è giusto che sia - solo l'editore e non ogni fornitore di servizi media audiovisivi deve effettuare la dichiarazione preventiva...
"L'éditeur de services doit effectuer une déclaration préalable introduite par lettre recommandée auprès du Collège d'autorisation et de contrôle du CSA pour chacun des services télévisuels qu'il entend éditer." (Art. 38, Legge 26 marzo 2009. Belgio)
... forse prima di varare il Decreto varrebbe la pena di chiarirsi le idee...
con dimpatia e spirito costruttivo;)

Il Decreto Romani contro Internet - ne parla la Tv svizzera. Con intervista a Enzo Di Frenna

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Trattattive discrete tra Telecom e Telefonica. In gioco il monopolio della Rete





RIDONO DI NOI...

EL PAÍS

Berlusconi apre la porta alla fusione di Telecom e Telefonica

La stampa italiana e specialistica da per "imminente" l'operazione

Articolo orignale "Berlusconi abre la puerta a la fusión de Telecom y Telefónica" di Miguel Mora - Roma - 05/02/2010 (tradotto da Carlo Giordano)

Silvio Berlusconi Ieri, il primo ministro italiano, Silvio Berlusconi, affermò in modo chiaro che il suo Governo non avrebbe bloccato una eventuale fusione tra Telefonica e Telecom Italia. "Non abbiamo nessuna proposta sul tavolo. Siamo un Governo liberale, e viviamo, per fortuna, in una economia di mercato", afferma. Una fonte diplomatica a Roma considera la dichiarazione "insolita per gli standard italiani", e la interpreta così: "ciò significa che l'operazione è matura ed è imminente".

L'incontro tra il ministro per lo Sviluppo Economico, Claudio Scajola, e il consigliere delegato di Telecom, Franco Bernabè, no risolse l'incognita. Dopo 40 minuti di discussione, Scajola emise una nota nella quale non dava adito a "novità" affermando che le sinergie tra Telecom e Telefonica "continuano comunque". Il ministero aggiunse che Bernabè si impegna a informarli "immediatamente" se le cose dovessero cambiare. Secondo questo giornale, il consigliere delegato di Telefonica, Julio Linares, tenne ieri un riunione "molto importante", relativa all'operazione.

Sebbene tutti gli attori vogliano negare l'evidenza per ragioni politiche, la fusione si ripropone ogni volta con più forza. Una fonte bancaria spagnola crede che l'operazione si concluderà "entro pochi giorni o persino ore". "Non vedo alternativa", dice un analista vicino alla patronale Confindustria.

Telecom trascina 35.000 milioni di debiti e ha le mani legate per intraprendere l'urgente modernizzazione della rete, poiché i soci italiani di Telco (Intesa, Mediobanca e Generali) non possono finanziarla. L'idea di unire le due operatrici è stata forgiata durante gli ultimi mesi in diverse riunioni bilaterali di alto livello. Il vertice ispano-italiano celebrato a La Maddalena nel settembre fu un intimazione politica. I capi di Governo, Silvio Berlusconi e José Luis Rodríguez Zapatero, diedero vía libera ai negoziati, che sono stati molto riservati per volontà del presidente di Telefonica, César Alierta, il quale decise di non aprire nemmeno un ufficio a Roma onde ottenere il minor rumore possibile.

I contatti iniziali, coincidono in diverse fonti, risalenti prima dell'estate scorsa, e includevano almeno una visita di Alierta a Berlusconi ad Arcore (Milano). Marco Fossati, presidente di Findim, la immobiliare che possiede il 5% di Telecom, e principale protettore della fusione, organizzò l'incontro grazie ai contatti di Alejandro Agag e Flavio Briatore, buoni amici del Cavaliere.

Berlusconi ha interesse che avvenga la fusione, affermano le fonti consultate. "Da un lato, hanno interesse personale affinché la rete si modernizzi in fretta, dall'altro, aprire a Telefonica è un investimento politico nell'immagine internazionale", spiega l'analista Franco Scaramuzzi. "Alierta pagherà il conto della rete e Berlusconi blinderà la gestione; la rete è strategica non solo per il paese ma anche per Mediaset perché proprio qui [dalla rete] passerà la televisione del futuro", aggiunge Massimo Giannini, analista de La Repubblica.

Articolo orignale "Berlusconi abre la puerta a la fusión de Telecom y Telefónica" di Miguel Mora - Roma - 05/02/2010 (tradotto da Carlo Giordano)


DI TUTTO DI PIU'...

EL PAÍS

Berlusconi difende il "libero mercato" di fronte a una eventuale fusione di Telefonica e Telecom

Il ministro Scajola riceve oggi il consigliere delegato Franco Bernabè

Articolo orignale "Berlusconi defiende el "libre mercado" ante una eventual fusión de Teléfonica y Telecom" di Miguel Mora - Roma - 04/02/2010 (tradotto da Carlo Giordano)

Il primo ministro italiano, Silvio Berlusconi, ha ripetuto oggi, al suo ritorno dalla visita ufficiale in Israele, che non ha ricevuto nessun dossier riguardo alla fusione tra Telefonica e Telecom Italia [in spagnolo], e allo tempo ha suggerito che se ci fosse una possibile operazione in atto, il suo Gabinetto non vi si opporrebbe vista la sua natura liberale. "Non ho visto tuttora sul tavolo nessuna proposta", ha dichiarato Berlusconi. "In quanto all'assenza di proposte, ricordo che siamo un Governo liberale, e viviamo, e crediamo che sia giusto così, in un'economia di mercato", ha agiunto.

Le azioni di Telecom salgono questa mattina di 1,4% dopo essere scese ieri del 3,6%, il che la converte nel peggior titolo della giornata a Milano. Il mercato è in attesa della riunione di oggi tra il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, insieme al consigliere delegato di Telecom, Franco Bernabè e il presidente Gabriele Galateri. Ieri, Scajola ripropose l'idea con la quale il Governo si muoverà nella logica del libero mercato reiterando che la rete delle telecomunicazioni è un "passo strategico" per l'Italia.

L'idea della fusione, che molti vedono con scetticismo in Spagna, sembra guadagnare sempre più punti fra gli analisti italiani, che sottolineano la fragilità della posizione di Telecom, con 35.000 milioni di euro di debito e con le mani legate per intraprendere la urgente modernizzazone della rete. "L'unica incertezza è il tempo che tarderà a farsi", segnala una fonte vicina alla Confindustria patronale. "L'Italia è rimasta senza argomenti, e si limita a dire che la rete deve seguitare ad essere italiana".

D'altra parte, Telecom ha annunciato che ha concluso con successo l'emissione di obbligazioni per un valore di 1.250 milioni di euro destinati a investitori istituzionali.

Articolo orignale "Berlusconi defiende el "libre mercado" ante una eventual fusión de Teléfonica y Telecom" di Miguel Mora - Roma - 04/02/2010 (tradotto da Carlo Giordano)