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venerdì 12 febbraio 2010

L'informazione messa a tacere.



Pollai e Vespai


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Il Dodo e il Made in Italy




Testo intervento Eugenio Benetazzo.

"Un saluto a tutti i lettori del blog. Parlerò della cosiddetta teoria economica del Dodo, cos’è il Dodo? E' stato un simpatico pennuto colombiforme, alto grosso modo 50/60 centimetri, inetto al volo, vissuto durante fino al XVII secolo nell’isola delle Mauritius, è stato un ispiratore da parte di molti personaggi di lungometraggi animati e anche delle storie del fumetto della Walt Disney a cominciare da Alice nel paese delle meraviglie, a finire a Spennacchiotto, il famoso scienziato che faceva concorrenza a Archimede e aiutava la Banda Bassotti a derubare zio Paperone.
Perché parlo con l’imperfetto? Perché il Dodo non esiste ma esisteva? Perché il Dodo si è estinto, sembra nel 1681, anno nel quale si è verificato l’ultimo suo avvistamento e perché si è estinto il Dodo? Si è estinto a seguito dell’arrivo dei coloni portoghesi o olandesi nell’isola che introdussero nella fauna, specie antagoniste, come cani, gatti, conigli, suini che diventarono voracissimi delle uova del Dodo, quest’ultimo nidificava a terra, solitamente un uovo per esemplare e nel giro di 50 anni, si estinse perché le autorità di allora non pensarono, non concepirono il pericolo per questo simpatico bipede dell’ingresso di specie non autoctone. Il Dodo non aveva mai incontrato nell’isola specie che potessero creargli difficoltà o con il quale si potesse scontrare. Dodo ha questo nome in quanto gli è stato affibbiato dai portoghesi, questi ultimi utilizzarono un aggettivo nella loro lingua "Doudo" che significa ingenuo, perché i portoghesi che arrivarono all’isola e videro questo simpatico animale che si avvicinava a loro senza ostentare nella maniera più assoluta alcuna remora o peggio ancora nel restare a guardare che la sua stessa prole e le sue stesse nuova venissero fatte oggetto di preda. Ingenuamente il Dodo si è lasciato portare all’estinzione.
Cosa c’entra la teoria economica del Dodo con l’economia? C’entra e come, quello che è accaduto al Dodo, ahimè tristemente sta accadendo anche al Made in Italy. Pensiamoci un attimo, cosa sarebbe in termini di appeal turistico per l’isola delle Mauritius oggi la presenza del Dodo, un animale che esiste solamente lì, un po’ come il canguro per l’Australia e pariteticamente oggi noi abbiamo, che per il nostro Paese una straordinaria risorsa è un Made in Italy che esiste solamente qui, ancora per poco, visto che non abbiamo tanto da destra, tanto da sinistra, passando per il centro, una forza politica che si faccia portavoce di ideali di tutela, protezione e garanzia nei confronti di tutte quelle che oggi giorno sono le potenzialità inespresse del Paese. Il Made in Italy che ormai non vuol dire più nulla perché si fa il possibile per trasformare, per tentare di ricreare un prodotto rendendolo Made in Italy, ci sono fior di attività di manifattura in cui il grosso della produzione viene esternalizzato all’estero e poi per esempio per le scarpe, basta reimportare la suola, la tomaia e la calzatura, applicare l’etichetta in Italia e quello grazie a leggi che sono completamente scellerate, diventa un prodotto Made in Italy, quest’ultimo ha perso completamente il suo significato originario, oggi ha più senso chiamarlo Designed in Italy che è quello che sta accadendo, qui in Italia viene mantenuta l’attività di concezione del prodotto e poi la materializzazione, la produzione e il confezionamento viene realizzata altrove a miglia e miglia di distanza.
Quello che dovrebbe essere comprensibile da tutti è il fatto che in Italia i cosiddetti distretti industriali che sono la culla del Made in Italy stanno letteralmente venendo svenduti da chi ci sta governando, da chi ci ha governato prima. Non c’è una politica industriale volta alla protezione di queste che sono le nostre originalità e a distanza di quattro secoli, scopriamo che in Italia il pensiero del Dodo vive, vive negli italiani che ingenuamente lasciano e guardano che la loro originalità venga distrutta e portata all’estinzione.
In qualsiasi Paese del mondo andate, il marchio Made in Italy o se non altro il poter osteggiare merci e prodotti che sono marchiati con questa peculiare distinzione, è un vanto per chiunque li possa comprare o per chiunque li possa indossare. Rimango sbigottito e amareggiato per sentire come recentemente viene ostentata la fenomenale joint venture con il patrocinio con il Ministero dell’agricoltura in cui si permette a un’azienda, una corporation multinazionale come la Mc Donald’s, di unire i suoi prodotti a prodotti tipici locali del settore dell’industria agroalimentare italiana. Dal mio accento capite che sono di origine veneta e sono rimasto letteralmente angosciato nel vedere come esiste il "Mc Italy" , un hamburger in cui al posto della sottiletta di Emmental o di formaggio fuso americano c'è sottiletta di formaggio Asiago, come immagino molti di voi sanno, deriva dall’altopiano di Asiago in Provincia di Vicenza.
Manca nella maniera più assoluta al pari del Dodo, 4 o 5 secoli fa, la volontà in termini di governance politica di proteggere le risorse e le grandi opportunità che ha il nostro Paese, esclusivamente legate alla capacità di originare e creare prodotti che in nessun’altra parte del mondo esistono, noi italiani stiamo diventando una nuova razza di Dodi, di ingenui che accettiamo sommessamente questo destino che ci viene prospettato, è abbastanza ben definito ormai che c’è una volontà politica occulta, volta a una progressiva opera di deindustrializzazione del Paese e come dice Tito Boeri, da qui a 5, 6 anni avremo una perdita di potenziale manifatturiero tra il 40 e il 50%, significa milioni e milioni di posti di lavoro che in Italia non potranno più essere sostituiti! Auguro a tutti quanti che possa emergere e auguro anche a me stesso, dal basso, nei prossimi anni, una qualche forza, un qualche movimento popolare che si faccia forte nel difendere e soprattutto nel garantire la tutela di quella che è la grande risorsa che ha il Paese, che ha ancora forse per poco, da una parte il Made in Italy e dall’altra i distretti industriali che fino a un decennio fa, sono stati il vanto della intera industria in tutto il mondo! Grazie a tutti, buon proseguimento e ci vediamo la settimana prossima!".


DI TUTTO DI PIU'...



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Crisi e Pil: governo incapace

Video e testo sono stati prelevati dal blog dell'Italia dei Valori http://italiadeivalori.antoniodipietro.com/... - articolo di Felice Belisario



Il Pil affonda, cosa dicono Berlusconi e Tremonti? Continuano a pensare che la crisi sia stata solo psicologica e che sia già finita?

Sono mesi che ci aspettiamo una leggera ripresa della nostra economia, magari al traino degli Usa, dove il Pil sta crescendo dell'1,4 per cento, o di altri paesi europei messi decisamente meglio. Invece a ogni rilevamento la situazione peggiora.

Qualche giorno fa il record di disoccupazione, oggi quello del Pil che, a quanto pare, non è il peggiore dal 1971, data in cui si fermano le serie storiche dell'Istat, ma è il peggiore dal 1945 a oggi. Insomma, il paese è alla canna del gas mentre il governo invece di studiare una rete di protezione per le categorie più disagiate e di provvedimenti per rilanciare l'economia continua a occuparsi dei problemi giudiziari del premier e, adesso, anche della protezione civile.

C'è solo una soluzione per l'Italia mandare a casa questo governo incapace, magari cominciando a dargli una spallata già alle prossime regionali

Video e testo sono stati prelevati dal blog dell'Italia dei Valori http://italiadeivalori.antoniodipietro.com/... - articolo di Felice Belisario

Il segreto della popolarità di Silvio Berlusconi



Certamente in Italia c'è una forte opposizione contro Berlusconi, ma sfortunatamente non in Parlamento, dove l'IDV sembra essere l'unica forza politica che ancora riesce a tenere testa alle assurde pretese dell'imperatore folle. C'è la forte opposizione della Rete, ampia, ma non basta. In una democrazia conta il numero e dato che vi è anche una fetta consistente di popolazione che soggiace ai mass-media, ormai in buona parte in mano, in modo diretto o indiretto, a Berlusconi, è forse inevitabile l'ennessima prossima sconfitta della sinistra, dovuta proprio a questa ampia fascia non schierata che però è modellabile e fortemente condizionabile. La forza di Berlusconi sta proprio paradossalmente nella democrazia, ovvero nell numero, (suggestionabile, influenzabile, controllabile) che può elevare alla sua ennesima potenza tramite gli esorbitanti mezzi e fondi di cui dispone. Scandali, conrruzione, collusioni con la mafia, vengono bypassate dal martellamento dell'infomazione di regime e dalla par condicio che ormai sembra serva solo a ridurre tutto all'uniformità, ad azzerare valori, comprensione e senso critico.


RIDONO DI NOI...

TIMES ONLINE

Il segreto della popolarità di Silvio Berlusconi

Articolo originale "The secret of Silvio Berlusconi's popularity" di Richard Owen, Roma, 11 febbraio 2010 (tradotto da Carlo Giordano)

Fuori dall'Italia, Silvio Berlusconi viene spesso visto come un buffone, in preda a gaffe, inabissato dagli scandali sessuali, e che usa — o abusa — del suo potere per mutare le leggi onde evitare di essere processato per corruzione. Un leader che, secondo molti, ha equipaggiato scarsamente la magistratura, mettendo in pericolo la democrazia nel suo tentativo di evitare di finire in tribunale.

Nell'ambito del suo Paese, il primo ministro italiano resta un leader popolare conservatore che ha comunque ben superato gli scandali riguardanti le escort e le accuse di frode fiscale ed è probabile che sopravviva — se non addirittura vinca — alle elezioni regionali che si terranno il prossimo mese.

Alle manifestazioni di questa settimana Berlusconi si è ripresentato con la sua solita esuberanza. Non ha mostrato nessun segno sulla sua faccia delle ferite causate dall'assalitore [Massimo Tartaglia] che nel dicembre scorso lo aveva colpito con un souvenir del Duomo di Milano. Respinge le voci ufficiose riguardo ad una possibile divisione del suo impero commerciale a causa del suo imminente divorzio, dicendo che non ha "nulla di che pentirsi" nelle sue relazioni con le donne e affermando di avere "sempre agito con senso di responsibilità e rispetto". Scherzando dice che egli vorrebbe spedire messaggi nel giorno di San Valentino "a tutte le mie ragazze".

Allora, come spiegare la persistenza del fenomeno Berlusconi? In parte la risposta sta nel controllo che riesce a ottenere sui media. Secondo le stime ufficiali, l'80% degli italiani attingono la loro informazione soltanto dalla televisione. Berlusconi non solo possiede le tre principali televisioni commerciali ma, come Primo Ministro, esercita la sua influenza sulla RAI, la televisione pubblica, la quale tende ad essere rispettosa nei suoi confronti, minimizzando le notizie negative che lo riguardano.

Dunque vi è la mancanza di un alternativa: il centro-sinistra è rimasto debole e diviso fin dalla sua disfatta per mano del centro-destra un anno e mezzo fa e la scomparsa dalla scena politica di Romano Prodi, il solo uomo capace di battere Berlusconi secondo i sondaggi (nel 1996, e nuovamente nel 2006). Gianfranco Fini, leader alleato del Partito del Popolo della Libertà e portavoce della Camera dei Deputati, in rapporti glaciali con Berlusconi, osa ancora sfidarlo apertamente.

Ma la chiave della sopravvivenza di Berlusconi va ricercata nella sua abilità di essere in sintonia con l'umore popolare. Tutta la sua ricchezza e il suo potere gli danno la possibilità di trasmettere un'immagine di sé stesso come quella di un "uomo ordinario", un uomo che si è fatto da sé, che ama il calcio, la compagnia delle belle donne, e prende le distanze rompendo le regole, in una nazione dove aggirare la burocrazia è uno sport nazionale.

È anche un politico e comunicatore consumato che riesce a volgere gli imprevisti a suo vantaggio — dipingendo l'attentato di Milano, per esempio, come il risultato di una "campagna d'odio" contro di lui perpetrata dalla stampa e dai magistrati, trasformandolo in un evento quasi religioso nel quale mostra la sua faccia insanguinata alla folla e dunque dimenticando il suo assalitore.

L'idea che la stampa e la magistratura stiano semplicemente facendo il loro lavoro cercando di portarlo a testimoniare contrasta con il ritratto di Berlusconi che danno i suoi sostenitori, ovvero, di una vittima sotto costante persecuzione. L'abitudine nel frequentare escort e feste che coinvolgono showgirl scarsamente vestite del suo impero televisivo ha ingenerato sempre più proteste da parte delle femministe, a causa del suo vezzo di offrire poltrone politiche alle attraenti donne provenienti dall'industria del mondo dello spettacolo.

Ma molti italiani — e non solo uomini — considerano il suo divorzio e i suoi scandali sessuali una "faccenda privata", dicendo di giudicarlo dal punto di vista politico, fondato sulla libertà individuale e su un anti-comunismo viscerale. Per quanto concerne la corruzione, in modo similare, l'Italia ha una lunga storia di politici infidi, e il sistema sopravvive grazie ai legami familiari e al mercato nero.

Ci sono comunque nuvole all'orizzonte: lo scorso anno l'Italia ha subito una caduta del PIL del 5%; la disoccupazione tra i giovani è alta, e oggi la Banca d'Italia annuncia che il reddito della famiglia media è sceso del 4% in due anni. Berlusconi ha dichiarato di tagliare le tasse, ma ha anche ammesso che non "vi è la possibilità di poterlo fare nell'immediato futuro".

Senza l'ausilio del suo trucco permanente Berlusconi (a settembre compirà 74 anni) talvolta appare stanco (soffre di dolore cronico al collo). Le sue speranze di diventare Capo di Stato sono state vanificate dagli scandali, e un sondaggio di questa settimana sul Corriere della Sera indicava che il suo consenso popolare è ridisceso al 48% dopo essere salito al 56% in un ondata di soldarietà dopo l'attentato di Milano.

I suoi tentativi di premere attraverso nuove leggi per rinvigorire la sua immunità, affinché si annullino i due nuovi processi per corruzione a suo carico, trovano opposizione non solo da parte della magistratura, ma anche del presidente Napolitano. Il pentito di mafia continua a dichiarare in aula che Berlusconi iniziò sia gli affari che la politica grazie al sostegno di Cosa Nostra — un'imputazione che egli smentisce.

Come se non bastasse Guido Bertolaso, capo della Protezione Civile, uno dei più rinomati uomini di Berlusconi, questa settimana resta indagato per corruzione che lo vede coinvolto nella prostituzione e nelle tangenti relative agli appalti per la costruzione delle strutture de La Maddalena in Sardegna, il cui costo si aggira intorno ai 327 milioni di euro, che dovevano ospitare il G8, ma che Berlusconi alla fine spostò a L'Aquila.

Il momento decisivo accadrà nel giro di due settimane quando la Corte Suprema sarà chiamata a decidere se confermare o no il verdetto dello scorso anno di colpevolezza di David Mills, precedente avvocato di Berlusconi e di sua moglie separata, Tessa Jowell, Ministro per i Giochi Olimpici, per aver preso una tangente di 600.000 euro da Berlusconi onde fornire falsa testimonianza a suo vantaggio in processi per corruzione risalenti agli anni '90.

Berlusconi, lui stesso coinvolto nel processo per la presunta tangente, dice che farà un furtiva apparizione in tribunale, ad una udienza che si terrà a Milano due giorni dopo il verdetto della Corte Suprema. Se il verdetto su Mills viene confermato come definitivo, Berlusconi avrà bisogno di tutta la sua abiltà di showman per persuadere ancora una volta gli italiani che egli è — come ripetutamente dichiara — vittima di un ingiusta persecuzione perpetrata da una magistratura politicamente schierata.

Articolo originale "The secret of Silvio Berlusconi's popularity" di Richard Owen, Roma, 11 febbraio 2010 (tradotto da Carlo Giordano)