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giovedì 26 novembre 2009

Cosentino: la giunta nega l'arresto (26 Novembre 2009)

Video e testo sono stati prelevati dal blog dell'onorevole Antonio Di Pietro www.antoniodipietro.com/...





L'assoluzione dell’onorevole Cosentino da parte del Parlamento è stata una vergogna. Il fatto che sia stata respinta nella serata di ieri anche la mozione Italia dei Valori, che chiedeva le sue dimissioni da sottosegretario all’Economia, è altrettanto vergognoso. Ma le dichiarazioni di un pentito come Spatuzza che tirano in ballo un Presidente del Consiglio, un senatore della Repubblica e ora anche il Presidente del Senato come referenti di Cosa Nostra e le relazioni con i capi mafia – se davvero fossero vere e riscontrate - non sarebbero solo una vergogna, ma un attentato allo Stato di diritto e alla democrazia.

Ecco perché credo sia necessario – per il bene del Paese – pretendere che i magistrati siano lasciati in pace a lavorare per scoprire se le accuse dei pentiti di mafia siano credibili o meno. Anzi, in un paese normale sarebbero gli stessi chiamati in causa (Silvio Berslusconi, Schifani, Dell’Utri), a sollecitare le indagini della magistratura. Berlusconi, invece, si fa fare dal “suo” Parlamento le leggi per non farsi giudicare, Dell’Utri se la prende con gli organi di informazione e Schifani minaccia querele.

Io, come cittadino e parlamentare, chiedo al Presidente del Senato di correre in un’aula di tribunale per smentire con i fatti quei macigni così ben circostanziati e che parlano di lui, di Filippo Graviano e dei loro presunti incontri. Così come vorrei che Silvio Berlusconi si presentasse spontaneamente, prima che qualche giudice trovi il coraggio di notificargli un avviso di garanzia, per confutare le dichiarazioni e le prove raccolte su di lui che lo indicano come “possibile mandante”, con il sodale Dell’Utri, delle stragi del '93. Questo vogliono sapere i cittadini e lo vogliono sapere attraverso le indagini della magistratura e non attraverso i proclami di ‘Porta a Porta’ o le denigrazioni dei giornali di famiglia contro i magistrati che indagano sulla vicenda. Qui non si tratta di “mettere il Paese nelle mani dei pentiti”, come sproloquia Quagliariello, ma di essere certi che il Paese non sia in mano alla mafia.

Il Paese deve fermarsi ora, adesso, ogni cittadino di questa Italia a pezzi vuole sapere da Berlusconi, Schifani e Dell’Utri se possono rimanere al loro posto. Qui non si tratta del patrimonio di un impresentabile corruttore, di una mazzetta, di estorsione, evasione, di aerei di Stato o lettoni di Putin, qui si tratta di sapere se le più alte cariche dello Stato hanno contribuito a far crescere e prosperare il potere mafioso nel nostro Paese.

Qui è in gioco la stabilità sociale, politica ed economica del Paese. Una cosa è sicura, questo non è un complotto dei soliti comunisti o una trama supportata da falsi volantini di brigatisti, qui si parla di pentiti e quintali di fascicoli e prove documentali da confutare.

Piazza Navona, piazza Farnese, il No B Day, gli appelli della stampa e della società civile, le centinaia di migliaia di firme, non sono sufficienti, la situazione è scivolata di mano in Italia. I parlamentari, anche quelli onesti, passano di giorno in giorno al di là della barricata dell’onestà, ricattati, corrotti da privilegi e soldi facili. Nel mezzo le vittime, i cittadini confusi, rassegnati, messi nelle condizioni di non sapere, frastornati da una realtà artefatta dalle televisioni che negano, confutano, inventano e diffamano.

Non rimane che ragionare su come la Comunità Internazionale
possa intervenire per vigilare sulla situazione politica italiana. Dopo tutto se
gli Stati Uniti hanno deciso di scendere in campo per destituire Saddam e portare la democrazia in Iraq, possono tranquillamente intervenire per rianimare quella italiana e assicurare alla giustizia i nostri politici.

Video e testo sono stati prelevati dal blog dell'onorevole Antonio Di Pietro www.antoniodipietro.com/...

ALCOA : mazzate di governo (26 Novembre 2009)

Video e testo sono stati prelevati dal blog dell'onorevole Antonio Di Pietro www.antoniodipietro.com/...




Sul caso Alcoa, il Governo sposta il tema del confronto da quello della politica industriale a quello della cassa integrazione. L'obiettivo che invece dovrebbe perseguire e' mantenere in vita la produzione degli stabilimenti che, in caso di arresto, non riprenderebbero piu' la loro attività.

Il Governo deve garantire, davanti all’Europa, che all’Alcoa siano riconosciute le stesse condizioni di partenza che spettano agli altri produttori europei per quanto riguarda i costi energetici.

L’Italia dei Valori rivolge inoltre all’azienda una richiesta precisa: una volta ottenute pari condizioni di costo energetico, l’Alcoa deve impegnarsi ad investire nel rinnovamento degli impianti in modo da arrivare ad una autosufficienza energetica che sia anche di basso impatto ambientale.

Governo e amministrazioni locali devono infine ricostruire e sostenere tutta la filiera della produzione di alluminio, duramente colpita dalla cassa integrazione. Per questo l’Italia dei Valori continuerà a sostenerela causa dei lavoratori.

Pubblico di seguito il video ed il resoconto stenografico del mio intervento in Aula durante l'interpellanza parlamentare presentata dall'Italia dei Valori sul caso Alcoa.

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Testo dell'intervento

Antonio Di Pietro: Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per le indicazioni che ci ha dato e vogliamo ribadire, innanzitutto, al Governo che l'Italia dei Valori, forza di opposizione determinata all'azione politica di questo Governo, non lo è a prescindere, come in questa occasione vuole ribadire. L'Italia dei Valori sa bene che la problematica relativa a questa particolare materia, la produzione di metallurgia non ferrosa, coinvolge il sistema imprenditoriale non solo in Italia, ma in Europa e, in generale, nel mondo. L'Italia dei Valori, inoltre, sa bene che la soluzione deve essere presa all'interno dell'Unione europea innanzitutto, proprio per fronteggiare una sleale concorrenza che proviene da altre parti del mondo dove non ci sono i costi aggiuntivi che i diritti civili impongono alle imprese.
L'Italia dei Valori sa bene anche che quel che è successo oggi non può essere addebitato solo a questo Governo, o, meglio ancora, non è un problema di mala gestione di un Governo.
È un problema che attiene all'evoluzione di questo mercato, per quanto riguarda le fusioni delle grandi società a livello internazionale e, quindi, le ragioni per cui esse vanno altrove, dove la produzione costa meno.

Però, proprio per questa ragione, la prego, signor sottosegretario, di riferire al Governo la nostra parziale soddisfazione, non perché vogliamo criticare, ma perché vorremmo partecipare anche noi e dare il nostro contributo per trovare la soluzione. Infatti, la soluzione, come abbiamo sentito da lei oggi stesso, non ci è stata data. Ci è stato detto che dobbiamo trovare una soluzione, ma non quale essa sia. Oggi ai lavoratori di Alcoa che sono qui fuori non riusciamo a dare una soluzione. Non riusciamo a darla perché l'Unione europea ci ha detto che non bastano i VPP, ma è necessario trovare un sistema di autoproduzione di energia - così ha detto lei - su cui io concordo.
Credo sia l'unico strumento possibile, ma ciò che noi chiediamo a questo Governo - non me ne voglia, non è una critica distruttiva, ma costruttiva - è di non inserire misure all'interno di questa finanziaria, che stiamo discutendo in questi giorni, che sia il maxiemendamento in Commissione o in Aula non interessa sotto questo aspetto, ma di approvare dei provvedimenti che mettano in condizione il sistema dell'impresa di trovare conveniente investire attraverso il sistema della rottamazione, un sistema di diversi incentivi, un sistema di produzione di energia in sede locale, che metta in condizione l'impresa di trovare nuova energia e ai lavoratori di mantenere il loro posto di lavoro.
Ciò che noi chiediamo - non vogliamo essere noi coloro che mettono il bastone tra le ruote - è che il Governo a questo punto ci dia una proposta di soluzione insieme alla società.
Infatti, dire che l'Unione europea a ritenuto non sufficienti i VPP, dire che è necessario lavorare nei confronti dell'Unione europea per convincerla ad agire diversamente e di fare anche in questo settore quel che ha fatto per le auto, piuttosto che per le banche e quant'altro, non basta se non diciamo poi in concreto cosa facciamo, come fanno a campare da domani mattina i lavoratori di Alcoa e qual è il piano industriale per potersi mantenere e per poter mantenere l'attività imprenditoriale qui in Italia.
Ciò che manca in questa risposta e che probabilmente mancherà anche nella risposta ai lavoratori di Alcoa è come finisce questa partita. Infatti, al morto ammazzato non importa molto se è morto perché gli è caduta una tegola in testa o perché è stato investito da qualcuno. Al lavoratore che è rimasto senza lavoro non interessa poi tanto se la colpa è dell'Unione europea, del Governo italiano, del passato Governo o dei passati Governi, il suo problema è che da domani non ha più un lavoro.
Ecco perché quello su cui ci permettiamo di dissentire è la mancanza di una proposta di soluzione da parte del Governo sia in questa finanziaria, sia in concreto nella proposta che si intende fare ai lavoratori di Alcoa. Si ha come un sentimento di resa, non si può fare nulla perché l'ha detto l'Unione europea. Su questo forse dobbiamo rivedere un po' tante cose nei confronti dell'Unione europea, per quanto riguarda i due pesi e due misure. Si chiede ai Paesi dell'Unione europea di aprire al mercato globale, senza che l'Unione europea faccia squadra comune nei confronti del resto del mondo per il mantenimento dei livelli minimi di sicurezza nel lavoro, di paghe per i lavoratori, di garanzia per il tempo di lavoro, cioè di quei diritti fondamentali minimi che lo statuto dei lavoratori in Italia e negli altri Paesi d'Europa ha assicurato.
Come vedete, quindi, non è una critica al Governo italiano, semmai è una critica che dobbiamo fare tutti quanti noi, cittadini europei, rispetto a questo modello d'Europa, che vediamo sempre più essere un modello passivo.
Subiamo rispetto alla concorrenza mondiale senza riuscire a fare squadra comune rispetto alla concorrenza mondiale stessa e all'imprenditoria mondiale, e rispetto, soprattutto, alla globalizzazione mondiale che si è tradotta in un sistema di monopoli e oligopoli privati per cui grandi industrie che controllano alcuni specifici mercati a livello mondiale fanno il brutto e il cattivo tempo e stabiliscono loro come si deve vivere e come si deve morire, anche di lavoro.
Per questo vorremmo - e chiediamo - che il Governo faccia sentire la propria voce a livello europeo specialmente nella nuova Commissione europea, che non possiamo più vedere sempre e solo come un'Unione europea dei doveri e non dei diritti.
Ribadiamo il nostro punto di vista per quanto riguarda lo specifico della Alcoa, cioè che quelle che il Governo ha fatto sono promesse generiche; e credo che generiche siano state anche le promesse fatte dai Governi precedenti (di destra, di sinistra o di quant'altro) perché è ovvio che, fino a quando non si formula una proposta concreta ma si dice soltanto che dobbiamo risolvere il problema, ci si muore aspettando.
Mi permetta poi di aggiungere una considerazione, sottosegretario, che riguarda più in generale il problema della situazione imprenditoriale italiana (e non è solo il caso Alcoa, di questo me ne vorrà dare atto): oggi, solo oggi, a Roma sono previste almeno dieci manifestazioni di altrettante imprese italiane, da Eutelia a Omega fino addirittura ai vigili del fuoco.
Oggi abbiamo cioè il sistema della piccola e media impresa che si aspettava una riduzione dell'IRAP e il sistema dei lavoratori che si aspettavano una riduzione dell'IRPEF, una detassazione della tredicesima almeno ed un intervento concreto in questo disegno di legge finanziaria; ma mentre stiamo discutendo in questo Parlamento vuoto, stiamo decidendo sulla legge finanziaria per l'anno prossimo che non stanzia un euro per rilanciare il sistema imprenditoriale italiano!
In queste ore, mentre noi stiamo parlando, ci sono persone disperate sui tetti che non sono individui senza un lavoro specifico, ma sono addirittura ingegneri e dirigenti dell'ISPRA; vi sono cioè in Italia tanti e tanti lavoratori, tante e tante imprese che stanno andando alla malora perché in questo disegno di legge finanziaria manca un'azione governativa nel campo imprenditoriale e del lavoro per rilanciare e risolvere non solo i problemi di Alcoa ma, in generale, quelli dell'imprenditoria, dell'occupazione e del lavoro in Italia.
Per tali motivi - e concludo - l'Italia dei Valori prende atto del fatto che questo Governo ha capito il problema di Alcoa ma che non ha una soluzione per venire incontro ad Alcoa, aspetta che questa soluzione venga al più presto e, fino a quando non verrà, sosterrà le ragioni di Alcoa, di Eutelia e di tutte le altre società e di tutti gli altri lavoratori che in queste ore e in questi giorni sono in mezzo ad una strada per colpa dell'assenza di una politica governativa in materia di occupazione e lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).


Video e testo sono stati prelevati dal blog dell'onorevole Antonio Di Pietro www.antoniodipietro.com/...

Vogliono privatizzare la Protezione Civile (25 Novembre 2009)

Elio Vito risponde alla richiesta di Antonio Borghesi di rendere chiaro la faccenda riguardo a un più che probabile progetto di legge che, secondo voci ufficiose, fanno riferimento all'intenzione del governo di voler privatizzazione la Protezione Civile. [Il testo e il video che seguono sono stati prelevati dal sito Di Antonio Di Pietro - www.antoniodipietro.com/...]

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Pubblico il video e il testo dell'interrogazione dall'On. Antonio Borghesi sull'esistenza di una bozza di decreto-legge recante la costituzione, per lo svolgimento delle funzioni strumentali del dipartimento della Protezione Civile, di una società per azioni con capitale interamente pubblico.

La domanda

Antonio Borghesi: Signor Presidente, signor Ministro, noi dell'Italia dei Valori le chiediamo se sia vero che in uno dei tanti, troppi decreti-legge allo studio sia prevista la costituzione di una società per azioni per lo svolgimento di funzioni strumentali al Dipartimento della Protezione civile - tra cui la progettazione, la scelta dei contraenti, la direzione dei lavori, la vigilanza, l'acquisto di forniture e servizi - e se sia prevista effettivamente la stabilizzazione di 1.200 persone e l'assunzione di 50 dirigenti presso la predetta società.

La risposta

Elio vito: Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, posso subito confermare all'onorevole Borghesi che il Dipartimento della Protezione civile sta effettivamente studiando e valutando alcune soluzioni normative relative alla cessazione dello stato di emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania e all'avvicendamento delle funzioni del commissario delegato per il sisma dell'Abruzzo del 6 aprile 2009, il dottor Bertolaso, con il commissario
delegato, il presidente della regione Abruzzo. Tutto ciò ha il fine di consentire che i predetti procedimenti possano avvenire in modo ordinato e coerente, senza che ne derivi alcuna soluzione di continuità a detrimento del complesso di iniziative poste in essere per il superamento di entrambi i contesti emergenziali.

Circa quanto da lei richiesto, onorevole Borghesi, in ordine alla ventilata adozione della normativa in oggetto mediante la forma del decreto-legge, posso dirle che allo stato ancora nulla è stato deciso e che spetterà al Consiglio dei ministri, qualora tale proposta venga avanzata, valutare l'opportunità dell'impiego di un tale strumento normativo in relazione alle esigenze di natura temporanea e alle condizioni di fatto sussistenti.

Per quanto riguarda un altro aspetto della sua interrogazione, sono attualmente al vaglio del competente ufficio legislativo del Dipartimento della Protezione civile alcune misure atte a consolidare e migliorare la capacità di risposta del Dipartimento stesso nella tutela delle primarie esigenze delle popolazioni colpite da disastri tali da richiedere la dichiarazione dello stato di emergenza.

A tale proposito, non si può escludere che nell'intervento normativo in corso di confezionamento vi possa essere anche spazio per l'inserimento di disposizioni aventi ad oggetto il personale del Dipartimento della Protezione civile, così come - eventualmente - anche una nuova strutturazione dello stesso Dipartimento.

Circa il personale, che da tutti - anche a livello internazionale - è riconosciuto come particolarmente motivato e qualificato nella gestione delle emergenze, si sta valutando la possibilità di attuare procedure di reclutamento nei ruoli della pubblica amministrazione; e circa l'eventuale costituzione di una società in house con compiti prettamente strumentali essa risponderebbe alle medesime finalità di efficacia, efficienza ed economicità dell'azione propria del Dipartimento della Protezione civile.

In ogni caso, ribadisco che si tratta di norme che sono ancora in fase di studio e di riflessione: dunque non è possibile in questa sede giungere a indicazioni o a conclusioni sulle ricadute di un'eventuale tale normativa che sarà conclusivamente adottata, né è possibile prefigurare adesso valutazioni sul merito degli orientamenti che saranno infine prescelti e che naturalmente saranno portati a conoscenza del Parlamento.


La replica

Antonio Borghesi: Signor Ministro, lei non conferma e non smentisce, ma poiché circola già l'articolato - si tratterebbe dell'articolo 11 di un decreto-legge che dovrebbe essere approvato domani - noi dell'Italia dei Valori le diciamo che dopo la privatizzazione dell'acqua saremmo di fronte ad un provvedimento di privatizzazione della protezione civile, che rappresenta una delle funzioni più delicate e più importanti in uno Stato moderno: una funzione che, proprio perché deve intervenire sulle emergenze, spesso può farlo al di fuori delle regole e dei controlli.

Noi ne parliamo in un momento in cui, in Abruzzo, già si sta assistendo ai primi arresti per la gestione degli appalti del dopo-terremoto, dopo che questo Governo ci aveva garantito una particolare prevenzione, che, evidentemente, è fallita.

Con un provvedimento come questo vi saranno eventualmente ancora meno controlli e quindi ancora più tangenti; inoltre, ci troviamo di fronte ad un meccanismo che si colloca al di fuori di tutte le regole che il Ministro Brunetta - che non c'è più e se ne è andato - chiede invece di far rispettare. Ma così andremmo alla stabilizzazione di tanti precari e di tanti dirigenti - amici evidentemente di Bertolaso -, senza una valutazione di merito e senza un concorso: ci chiediamo che cosa potrebbe raccontare poi il Ministro Gelmini a tutti i precari della scuola che hanno perso il loro lavoro!

Concludo: complimenti, ancora una volta siamo e saremo in presenza, se venisse confermato questo provvedimento, di interessi privati in atti d'ufficio.

Noi dell'Italia dei Valori, signor Ministro, ve lo diciamo con forza: prima o poi dovrete rispondere al Paese del modo disinvolto con cui state trattando le cose pubbliche come se fossero affari privati (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)




[Testo e video prelevati dal sito Di Antonio Di Pietro - www.antoniodipietro.com/...]