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domenica 31 gennaio 2010

Cetacei spiaggiati e morti sull'istmo di Varano.TerraNostra ha smascherato i colpevoli




Ricordiamo che Gianni Lannes è stato più volte minacciato dalla mafia e non solo, ha subito anche un attentato. In questo video fa delle dichiarazioni estremamente inquietanti... Cosa riferiranno (se lo riferiranno!) di questa notizia-bomba nei vari telegionali?... Spero almeno che non ci siano censure o dilazioni; ma credo che, purtroppo, da come vanno le cose in questa nostra misera Italietta, ci sarranno senz'altro...

P.S. - Su YOUDEM TV, In questa intervista a Gianni Lannes (sul tema “Le navi dei veleni”) il giornalista riferisce di avere subito ben tre attentati, probabilmente commissionati dalla mafia, e lo stesso non esclude la possibilità che dietro di essi vi sia addirittura lo zampino dei servizi segreti non deviati (sic). Attualmente vive sotto scorta.


Un'altra inchiesta di Italia Terra Nostra...

Navi perdute: Noi sappiamo e abbiamo le prove!

Menem è male che Silvio lo è. Italia Argentina 1-1



Diario di un saccheggio

Questo è filmato mostra chiaramente come la deriva politica dell'Argentina verso la mafiocrazia abbia delle forti attinenze con ciò che sta avvendendo in Italia da un po' di anni a questa parte.


Il Menem argentino italiano non può essere che ...
“Non hanno prove, solo teoremi. Una certa magistratura non gradisce il modo chiaro con cui faccio politica disturbando la vecchia politica che ispira le persecuzioni di pochi magistrati comunisti. Mi vogliono in galera per odio, ed anche invidia. Non digeriscono l'amore col quale il popolo argentino continua ad appoggiarmi”. (Carlos Memem)

Links utili

L'Italia oggi: "Furore latino ed Amor di popolo" (articolo di Angelo D'Addesio)

Pensiero di Carlo Taormina su Berlusconi







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La verità su B. raccontata dal suo ex avvocato (articolo di Alessandro Gilioli, da Piovonorane)

La spigola di Ischia



Post di Daniele Cortese, su The Front Page

Ore 20.00, come al solito, cucinavo ossessivamente. Filetto di spigola al forno con timo fresco e limone. Avevo sfilettato una spigola da un chilo, tagliato a julienne la scorza di un limone, e schiacciato uno spicchio d’aglio. Infornato il tutto a 250 gradi con olio, una ventina di grammi di timo fresco e un dito d’acqua a coprire la teglia, mi restavano cinque minuti prima di togliere i filetti dal forno e far stringere in una padella il sugo. Aspettavo titoli del Tg spalmato sul divano.

Ecco il Tg. Mi colpisce subito la storia di un signore di Ischia, si chiama Luigi Impagliazzo e gli hanno appena buttato giù la casa. Abusiva. Ci sono stati scontri tra la polizia e i residenti che difendevano la casa di Impagliazzo. Sono decisamente spiazzato: giusto buttarla giù, era abusiva e l’abusivismo è una delle malattie infettive di questo paese. Un momento però. Questo è un povero cristo, disoccupato con una bambina di cinque anni e una moglie che lavora stagionalmente negli alberghi dell’isola. Dove andranno a dormire? Ad Ischia, questo lo chiamano “abusivismo di necessità”. Qualcuno sostiene che non esista abusivismo necessario. Sono confuso.
Poi, immancabili, arrivano i dati di Legambiente: sessantamila abitazioni abusive negli ultimi dieci anni: sedici al giorno. A Ischia, aumento del 752% delle seconde case (abusive) e del 200% delle prime case. Seicento ordini di demolizione, una sola casa abbattuta, quella di Luigi Impagliazzo. Le altre 599 costruzioni, tra cui ville, alberghi, casali panoramici, per ora sono tutte in piedi.

E allora rifletto e ripenso all’alluvione di Giampileri, una trentina di morti, al crollo di Favara in cui sono morte due bambine, agli edifici fatiscenti dell’Aquila come la Casa dello studente. Forse ho riflettuto troppo, i cinque minuti sono diventati dieci e i filetti di spigola nel forno si sono asciugati troppo. Si possono mangiare, ma non saranno mai come sarebbero dovuti essere. Colpa della distrazione, dell’approssimazione. In cucina, succede. E forse anche a Ischia.

Post di Daniele Cortese, su The Front Page

Minacce al giornalista Michele Albanese de Il Quotidiano della Calabria



Il rigido inverno dei giornalisti minacciati (commento di Roberto Rossi apparso su Il Quotidiano della Calabria il 30/01/2010)

Lo abbiamo detto, continuiamo a dirlo: che in questo Paese a far bene il proprio lavoro si rischia la vita. Che per una strana alchimia, è incredibilmente facile e frequente minacciare un giornalista, ma è terribilmente difficile provvedere seriamente alla protezione sua e della sua famiglia. E tutto questo è avvilente, e mortificante. Mortificante non comprendere che tutelare un giornalista minacciato di morte deve essere automatico, come attivare anticorpi a difesa della democrazia. Di queste cose nemmeno si parla, si continua a non volerne parlare. Dietro l’ufficialità delle dichiarazioni di solidarietà, spesso qualcuno insiste persino a storcere il muso, dice, magari sottovoce, che l’intimidazione, quello là, se l’è cercata. Che è alla disperata ricerca di visibilità, che alla fin fine non è così grave ciò che gli accade. Si permette così a chi usa la violenza di continuare a farlo impunemente. È umiliante alzare la cornetta del telefono e sentire un caro amico, un leone di razza, un valoroso giornalista come Michele Albanese, da anni il punto di riferimento per le cronache locali e nazionali che riguardano la Piana di Gioia Tauro, che ti dice: «questa volta ce l’hanno fatta a spaventarmi, a mettere paura a me e alla mia famiglia». è umiliante, soprattutto per lui, che il suo lavoro debba mettere in pericolo i suoi affetti. Quella arrivata ieri per lettera alla redazione centrale del “Quotidiano della Calabria”, non è la prima minaccia subita da Michele, ma di sicuro è una delle più gravi per il contesto nella quale si inserisce, per i giorni di estremo allarme che sta vivendo la Calabria. Per la bomba di Reggio, per i fatti di Rosarno che Albanese ha raccontato senza risparmiarsi, e per i quali si è speso come sempre nell’offrirne lettura a uso e consumo di inviati piovuti giù dal Nord per mezza settimana. Ha cominciato nei primi anni Ottanta, Michele, con una mano scriveva di omicidi e sequestri di persona, con l’altra issava cartelli durante le manifestazioni per l’applicazione della legge La Torre in Calabria. Il giornalismo per lui è uno strumento di emancipazione della società, «a questo deve servire». Lotta da trent’anni in un territorio cha da oltre cento vive sotto il giogo delle stesse famiglie di mafia, Piromalli, Molè, Pesce, Bellocco, Crea, Rugolo, Mammoliti. Conosce a menadito gli interessi mafiosi che girano intorno al più grande hub del Mediterraneo; mastica amaro tutti i giorni il tradimento delle aspirazioni economiche e democratiche di un intero popolo. Vive e lavora, guardato a vista e male dai mammasantissima che passeggiano come squali sotto il suo ufficio di corrispondenza. Lavora bene e vive male. Come male continua a vivere Nello Rega, inviato del Televideo Rai, oggetto di un pressing minatorio senza sosta. Almeno tre episodi gravi hanno riguardato lui e sua madre da quando è stato dato alle stampe un suo libro che racconta una storia d’amore vissuta con una donna islamica, un amore difficile, finito da un giorno all’altro, forse perché a lei è stato impedito di frequentare un uomo non musulmano. Lettere contenenti proiettili, la testa mozzata di un agnello. Non c’entra la mafia, c’entra la violenza issata sui muri delle incomprensioni e dell’ignoranza, c’entra il terrorismo di matrice sciita. Continua a gridarla la sua paura, Nello. Continua a non sentirsi sicuro: «Mi proteggono a metà. Così è inutile. è anche uno spreco di soldi pubblici». Non è un Paese normale il Paese dove un senatore della Repubblica, Felice Belisario dell’Idv, per chiedere al ministro dell’Interno maggiore protezione per Rega, debba spingersi a dire: «Se Rega fosse risultato un mitomane o uno squilibrato sarebbe indagato. Invece non lo è. Da tre mesi sollecito Maroni a intervenire. Lettere, interrogazioni parlamentari, richieste di incontro. Nessuna risposta. Un silenzio deplorevole». Belisario, la Fnsi, Ossigeno per l’informazione, tante le richieste. Ma dal Palazzo ancora non si riesce ad avere una giusta misura di protezione per un uomo in pericolo di vita. Una vita abitata a metà, come quella vissuta da Giulio Cavalli, che rischia da un paio d’anni perché da attore ha fatto uno spettacolo irriverente verso i capimafia, e da qualche settimana rischia ancora di più perché, con quella storia, si è candidato alle regionali. A Varese! Non in Calabria, non in Sicilia, o in Campania. Ma in Lombardia. Dove le minacce più gravi per lui non sono le telefonate anonime o i gesti intimidatori, ma la colpevole indifferenza per la questione mafiosa di una vasta parte della società e della classe dirigente che amministra. Perché la mafia a Milano non c’è. Ché la Lombardia non è affetta da questo cancro. Lo ha detto perfino un prefetto nei giorni scorsi. Dicevano lo stesso a Ragusa, nel 1972, quando fu ucciso Giovanni Spampinato, che invece non la pensava proprio così. Dicevano lo stesso a Barcellona, in provincia di Messina, quando fu assassinato Beppe Alfano. Lo urlavano a Catania quando cinque colpi di pistola raggiunsero la nuca di Pippo Fava. E continuarono a dirlo anche dopo. A fare schermo a una forma di criminalità che resta inconfondibile, anche quando si camuffa di qualcos’altro.

Il rigido inverno dei giornalisti minacciati (commento di Roberto Rossi apparso su Il Quotidiano della Calabria il 30/01/2010)

sabato 30 gennaio 2010

Il Ministro della Giustizia di Berlusconi



"Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono" (Giorgio Gaber)

E così Angelino Alfano, Ministro della Giustizia di Berlusconi, si appropinquava a redarguire i giudici giustizialisti, bersagli prediletti dal nostro grazioso monarca, Silvio d'Arcore, i quali a loro volta si appropinquavano a lasciare diserta l'aula. Le accuse restarono senza accusati. Le toghe ormai rotte dalla inverecondia delle leggi ad personas e dalla vergogna di svolgere la loro professione ingrata in un Paese in cui la Giustizia viene ad essere so(a)mministrata dal giustiziato, il quale preferisce essere accusato in modo equamente corretto e non diretto, essendo leggittimamente impedito dal ruolo che riveste. In questo modo con comodo potrà meglio difendersi dagli attacchi delle toghe, nel rispetto delle leggi che lui stesso, essendo più uguale degli altri e capo del governo, dovrebbe fare e non subire. Eletto demo-cretinamente (sic), il suo pensiero viene avallato in modo (im)pertinente dal consenso popolare, che non rispecchia più quello espresso nell'antiquata Costituzione, ormai decisamente incostituzionale, poiché la sovranità appartiene al popolo che l'ha esercitata eleggendolo e non ai magistrati che lo vogliono davanti al plotone d'esecuzione.

RIDONO DI NOI...

EL MUNDO

Articolo originale "Durante un discurso del ministro de Justicia. Los jueces italianos plantan cara al Gobierno Berlusconi" di Irene Hdez. Velasco (Aggiornato a sabato 30/01/2010 ore 15:10), tradotto da Carlo Giordano

Durante il discorso del ministro della Giustizia.

I giudici italiani si oppongono al Governo Berlusconi

Alcuni giudici arrivano al Tribunale di Roma per l'apertura dell'anno giudiziario. | ReutersAlcuni giudici arrivano al Tribunale di Roma per l'apertura dell'anno giudiziario. | Reuters
  • Numerosi magistrati si riversano nella strada con la Costituzione nella mano
  • Vogliono protestare contro le riforme giudiziarie che sta studiando l'Esecutivo
Indossando la toga e la Costituzione nella mano. In questo modo si sono profferti questo sabato nella strada numerosi giudici dei 26 Tribunali di Appello esistenti in Italia. I magistrati hanno approfittato il secondo giorno della tradizionale ceremonia di apertura dell'anno giudiziario per manifestare in modo chiaro e clamoroso il loro profondo malessere davanti alle iniziative giudiziarie (in spagnolo) intraprese dal Governo di Silvio Berlusconi.
Le iniziative per molti hanno come unico obiettivo quello di salvare il 'Cavaliere' dai suoi problemi con la Giustizia e che i magistrati non solo considerano "distruttive", ma in molti casi anche incostituzionali. "Basta adesso con leggi carenti di razionalità e coerenza, pensate esclusivamente per questioni giudiziarie private e che hanno lo scopo di mettere in ginocchio la giustizia penale di questo paese", denuncia la Associazione Nazionale dei Magistrati (ANM), la principale corporazione giudiziaria italiana e organizzatrice di questa protesta.
La principale lamentela dei magistrati italiani è diretta contro la legge sui processi brevi che il Governo ha deciso di approvare alla fine del prossimo mese e che dichiarerebbe di fatto prescritti migliaia di processi. Inclusi, molto probabilmente, i due che in questo momento pendono sul capo di Berlusconi. Inoltre, con questa peculiare manifestazione anche i magistrati hanno voluto protestare contro "insulti e aggressioni" che con frequenza loro dedica il primo ministro italiano, il quale la scorsa settimana accusò i giudici di essere un "plotone di esecuzione".

Le invettive del 'Cavaliere'

"Ogni giorno ci vediamo obbligati ad ascoltare invettive contro i magistrati. 'Cloaca', 'cancro', 'metastasi' e 'handicapati mentali' sono alcune delle espressioni utilizzate dal Capo del Governo e da altri esponenti polítici in prima línea contro la magistratura", lamenta l'ANM.
Quando questo sabato il ministro di Giustizia Angelino Alfano ha preso parola nella Tribunale d'Appello dell'Aquila, numerosi magistrati degli altri 25 tribunali hanno abbandonato in massa le loro rispettive aule vestiti con le loro toghe e con una copia della Costituzione nella mano. Così solo i magistrati del Tribunale locale non assecondarono la protesta, per rispetto della zona colpita soltanto alcuni mesi fa da un terribile terremoto (in spagnolo).
Ieri, quando ebbe luogo la prima ceremonia di apertura del nuovo anno giudiziario al Tribunale Supremo, davanti alla presenza del presidente Giorgio Napolitano e dello stesso Berlusconi, i magistrati preferirono parcheggiare la loro protesta per rispetto delle istituzioni.
Da parte sua, il Ministro di Giustizia non ha rinunciato a scagliarsi contro la rivolta dei giudici. "Quando le critiche sono cieche e non si associano a nessun riconoscimento, allora sono meno credibili", dice Alfano durante il suo intervento in loco.

Articolo originale "Durante un discurso del ministro de Justicia. Los jueces italianos plantan cara al Gobierno Berlusconi" di Irene Hdez. Velasco (Aggiornato a sabato 30/01/2010 ore 15:10), tradotto da Carlo Giordano




EL PAÍS

Articolo originale Masiva protesta de los jueces italianos contra Berlusconi di
Miguel Mora (Roma 31/01/2010), tradotto da Carlo Giordano

Massiccia protesta dei magistrati italiani contro Berlusconi

I magistrati hanno piantato in asso l'Esecutivo in quasi tutte le aule del Paese

I magistrati italiani sfruttarono ieri l'apertura dell'anno giudiziario per protestare contro "gli attacchi" del primo ministro e manifestare il loro dissenso riguardo alle riforme legislative che sta preparando il Governo del primo ministro, Silvio Berlusconi. Dovunque nel Paese, i componenti dell'Associazione Nazionale dei Magistrati abbandonarono le aule dei tribunali nel momento in cui prendevano la parola i rappresentanti dell'Esecutivo. Portavano la Costituzione nella mano come simbolo di resistenza alle leggi ad personam studiate dagli avvocati di Berlusconi per garantirgli l'immunità contro i processi pendenti a suo carico.

Solo a Messina, Reggio Calabria, Catanzaro e L'Aquila non si ebbero espressioni di malcontento. In quest'ultima città, il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, tacciò la protesta dei magistrati di "irrazionalità", accusandoli di esternare "critiche cieche aprofittando delle telecamere della televisione". Secondo Alfano, "il Governo rispetta l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, ma i giudici restano soggetti alle leggi, e le leggi le fa il Parlamento". Il numero due del Potere Giudiziario, Nicola Mancino, replicó da Firenze che il Parlamento è sovrano ma deve ascoltare i professionisti per intraprendere la necessaria riforma della Giustizia.

Venerdì si è saputo che l'Italia figura al 156° posto nel mundo in quanto a rapidità processuale, dopo il Gabón. Il leader dell'opposizione, Pierluigi Bersani, ha segnalato che il Governo confonde i problemi legali di Berlusconi con quelli della Giustizia, invitando il primo ministro a comportarsi come uno statista e a dare all'Italia il primo posto nelle priorità invece di fabbricarsi "salvocondotti".

Articolo originale Masiva protesta de los jueces italianos contra Berlusconi di
Miguel Mora (Roma 31/01/2010), tradotto da Carlo Giordano


Links utili

Ministri della stessa minestra



Spudoratezza ad oltranza. Ferruccio Fazio ha svenduto la salute degli italiani all'industria del vaccino, mentre Luca Zaia si accontenta di rovinarla preventivamente fastfooddandoli con le porcherie della MaDonald. Mi domando in che Paese viviamo, anzi, in che merda moriamo...

RIDONO DI NOI...

The Guardian

Articolo originale McDonald's launch McItaly burger tradotto da Carlo Giordano

La McDonald inaugura il McItaly burger


La major McDonald si è messa d'accordo con il governo italiano per lanciare il McItaly burger, l'ultima scintillante aggiunta a una delle più grandi culture del cibo.

"Cercheremo ... di convertire gli infedeli della sinistra". Leggi la risposta a questo articolo data dal ministro dell'agricoltura italiano, Luca Zaia

Presentation of McItaly
Il ministro dell'agricoltura italiano Luca Zaia all'inaugurazione dei McItaly burgers della McDonald. Fotografia: Fabio Campana/EPA

Se mai ci fosse un segno di decadimento morale del governo di Silvio Berlusconi, esso viene rappresentato da un grembiule McDonald che si avvolge intorno al fisico sottile del Ministro dell'Agricoltura, Luca Zaia di come egli sostenga la nuova catena McItaly dei burgers. Il Presidente del Consiglio si destreggia con giovani donne, con le accuse di oscure connessioni, con ambigui accordi finanziari, con fedeltà politiche dubbie, e in genere con elusivi rapporti, niente comunque se confrontati a questo mostruoso atto di tradimento nazionale.

Il signor Zaia si permette di tubare parlando a vanvera – "noi vogliamo dare un impronta di sapori italiani ai nostri giovani", dice mentre monta una delle novità dei burgers della McItaly, una diabolica mistura di pasticcio di carciofi (artichoke spread), formaggio di Asiago e lattuga, tutto prodotto in Italia compresa la carne per gli hamburger e il pane - ma il silenzio degli agnelli sarebbe più appropriato. 'Un impronta di gusti italiani'! Avete mai sentito una tale falsità (humbug)? È abbastanza chiaro che il signor Zaia non consentirebbe la vicinanza di tali ripugnanti prodotti alla sua stessa bocca se non ci fosse l'oppotunità di una foto ad essa allegata.

Un italiano una volta mi disse: "il guaio per voi stranieri è che gli italiani parlano in dialetto e mangiano in dialetto". È un dilemma. Anche gli italiani provenienti da regioni diverse possono avere difficoltà a comprendersi l'un l'altro. Ma ciò è anche un piacere. L'Italia ha goduto di una cultura del cibo di incomparabile ricchezza e diversità.
Per molti italiani, il loro vero senso di identità risiede nel cibo, non proprio precisamente della regione in cui essi nacquero, ma della città, del villaggio (a volte piccolissimo) e addiritura della singola casa in cui abitano, affermando con passione la superiorità dei loro prodotti locali e piatti tipici . Perciò mangiare secondo i gusti locali in giro per l'Italia è una continua delizia. Il piacere è insito nella diversità, non nell'omogeneità. Chi vorrebbe mai mangiare la stessa pietanza ovunque si trovi nel mondo? Sarebbe noioso. È il tipo di mente globale intorpidita dall'uniformità e dalla mediocrità dei gusti aggressivi quella che incarna la catena dei McDonald. Nessuno persona sana di mente può nei McDonald vedervi una forza per il bene nel mondo o il simbolo dei soleggiati altopiani della gastronomia.

Ma c'è stato qualcosa molto più del mero opportunismo politico e delle pubbliche relazioni commerciali, il luogo dove questo triste atto di tradimento ebbe a realizzarsi, la succursale, fiore all'occhiello, dei McDonald sulle orme spagnole a Roma. Ha un significato simbolico. Fu l'apertura di questa grande filiale, ricordiamo, che spronò Carlo Petrini e altri amici dalla lunga vista, a realizzare gli Slow Food onde resistere alle forze della gastro-globalizzazione e omogenizzazione, e poter celebrare la diversità, la differenza, l'individualità e la qualità. Non lascia presagire niente di buono per la salutare sopravvivenza della straordinaria diversità nella cultura italiana del cibo, dato che il governo pare voglia abbracciare la sua forte antitesi con tale sfrenato entusiasmo.

Ma forse non dobbiamo stupirci. La classe politica italiana non ha una buona memoria per attuare al meglio gli interessi della gente. Un amico siciliano una volta osservò: "non c'è la stesso patto tra i nostri politici e la gente italiana come esiste nel Regno Unito". Si potrebbe ipotizzare che attualmente non esistano entrambi, ma c'è un altra questione.

I 'McDonald parlano italiano', assicurano gli slogan pubblicitari. Lo potrebbe ben fare, ma è lo stato aziendale italiano del signor Berlusconi e la sua orrenda squadra di vecchi amici piuttosto che il vasto campo di dialetti regionali a cui la maggior parte degli italiani viene assuefatta a dichiarare la loro personale obbedienza. Possiamo soltanto sperare che gli italiani mostrino più risolutezza a risolversi rispetto alle altre nazioni del mondo (statistiche complete le potete trovare qui) le quali continuano a sostenere i McDonald in modi sempre più deprimenti.
"Noi ... cerchiamo di 'convertire gli infedeli' della sinistra". Leggi la risposta a questo articolo da parte del Ministro italiano della'agricoltura, Luca Zaia

Articolo originale McDonald's launch McItaly burger tradotto da Carlo Giordano




Risposta a The Guardian da parte del ministro Luca Zaia (traduzione irrinunciabile della minestra ministeriale di Carlo Giordano)
Caro direttore,

Non sono affatto sorpreso dall'articolo di Matthew Fort apparso ieri sul sito web del Guardian. Quello che mi sorprende sono i suoi toni disgustosi; tuttavia, sfortunatamente, siamo più che avvezzi alla volgarità di alcuni media e anche di un certo tipo di politica.

La sinistra, con i suoi altoparlanti, si ostinano ad abbaiare alla luna, restando molto lontani dai problemi reali, fortificati come sono nella loro sterile ortodossia morale, la quale inficia ogni tipo di sviluppo, impedendo così una chiara visione della realtà.

Con rammarico, siamo costretti a dare sgradita notizia a questo tipo di sinistra: Stalin è morto. E possiamo sicuramemente scommettere che egli non abbia mai messo piede in un McDonald.

Contrariamente a quanto fanno migliaia di giovani europei ogni giorno. Allo stesso tempo, migliaia di contadini europei stanno fronteggiando le consequenze di una pessima crisi economica fin dal '29. Il McItaly porterà agli agricoltori italiani 3 miliardi e 448.0000 euro al mese di redditi aggiuntivi. Sarà permesso ai cienti del McDonald di mangiare un salutare burger fatto con i prodotti 'Made in Italy' DOP e IGP.

Speriamo che ciò convinca loro a dimenticare il cibo spazzatura sciegliendo un cibo migliore e di più alta qualità. Siamo sicuri che funzionerà.

Dunque, diventiamo moderni gesuiti e cerchiamo di "convertire gli infedeli" della sinistra, i quali non si sono mai sporcati le mani lavorando nei campi. Essi sono le stesse persone che, dopo aver predicato contro quelli che - come me - lavorano per garantire qualità (come è giusto per ognuno) invece che per il lusso per consumatori d'élite, corrono verso i corridoi di 'cibo naturale' dei supermercati con le loro pesanti borse e la coscienza leggera.

Luca Zaia
Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali

Testo (in inglese) della risposta di Luca Zaia (alias SusanSmillie) tradotto da Carlo Giordano
Aiuuutooooo!... Qualcuno può spiegarmi cosa c'entra la sinistra, cosa c'entrano i gesuiti e le conversioni, cosa c'entra Stalin, con la qualità del cibo?... Non ci capisco più niente. Resto sempre più sconclusionato, incapace di reagire... Come si fa a controbattere a simili stronzate!... Mi sono scompisciato dalle risate leggendo il responso della sobilla (sic) ministeriale... Poi però mi sono preoccupato seriamente nel pensare che costoro sono i nostri ministri e, considerando i precedenti, sarebbero capaci di tutto... C'è poco da ridere. Tutto si può dire dei nostri ministri, tranne il fatto che non hanno lesinato di avvicinare la politica alla corrente surrealista che finora restava esclusivo appannaggio del campo dell'arte.

Lega e beghe. Un lungo tentativo di golpe neofascista.




Il video, tratto dal documentario "Ascenseur pour les fachos" di CANAL+ parla chiaro: Mario Borghezio insegna ai neofascisti francesi i trucchi per tornare al potere. "Dovete proporvi come movimento territoriale".

Dopo Mani Pulite, la Lega si è costituita dunque come movimento gestito ai vertici dai neofascisti, mettendo nei punti chiave del potere gli uomini giusti. Sotto questo punto di vista, la Lega è tutt'altro che un movimento secessionista... Umberto Bossi e altri esponenti padani, probabilmente, si sono ritrovati, forse loro malgrado o a loro insaputa, a fare i burattini della situazione. Ci ritroviamo di nuovo nella logica del divide et impera, tanto cara alla centralità del potere: solo s-fasciando l'Italia si può ottenere la sua ricostituzione sul modello fascista, dove a un certo punto arriva l'uomo forte, l'uomo che non deve chiedere mai, il quale promette di ristabilire o riformare la legge per il bene del Paese ormai allo sbando. Il salvatore della patria, insomma. Ecco perché c'è stata la Devolution della Lega, i tentativi di secessione della Sicilia. Ecco perché si tende a fare leggi che scollegano squilibrando i poteri dello Stato e i suoi organi costitutivi: leggi ad personas, immunità parlamentare, esautorazione del Parlamento, attacchi alla magistratura, riforma della Costituzione... Ecco perché i condannati per mafia in parlamento vengono di fatto tutelati. Il Parlamento ormai sembra un atroce circo, una farsa, un centro per il recupero di veline, prostitute, corrotti, mafiosi... Ci avviamo ormai verso il modello argentino di Menem.

Siamo ben oltre la realizzazione di un sistema sulla base piduista del "Piano di Rinascita Democratica" di Licio Gelli. Si aspetta forse solo che le (estreme) destre in Europa (e anche nel mondo) si rafforzino e producano una congiuntura favorevole, onde poter ottenere sostegno, legalizzando così ciò che prima era, almeno su carta, illegale e dunque (ancora) irrealizzabile. Ha ragione Sabina Guzzanti quando definisce la deriva italiota un golpe che da 16 anni a questa parte non riesce.

La coalizione tra PdL, Lega & AN è solo apparentemente incongrua. L'ipotesi più attendibile, in effetti, è che il tutto viene gestito da un potere deviato dello Stato, sicuramente con implicazioni dei servizi segreti stranieri. Uno Stato nello Stato, per ora.

Ai neofascisti serviva un forte sostegno popolare e l'hanno ottenuto tramite l'accidente della Lega e l'entrata in campo di Berlusconi che riuscì così a catalizzare, coalizzare, su di sé quasi tutte le forze del dissolto Pentapartito. Evidentemente, come in tutte le cose confuse, anche gli agitatori, i neofascisti, non seppero controllarne la portata. Clamorosa la caduta del primo governo Berlusconi, con l'eclatante uscita di Umberto Bossi. Caduta che non scompaginò affatto il partito del cittadino, se non più uguale, almeno più astuto degli altri.

Tentativi di golpe c'erano stati precedentemente ma ha ragione in questo caso Mario Borghezio quando afferma che il potere non lo si può ottenere in altro modo che legalmente.

venerdì 29 gennaio 2010

Riaperta la caccia... all'uomo?



L'unica specie di selvaggina che ancora abbonda in Italia è l'uomo.


Se ne vedono e se ne sentono di tutti i colori. Questi parla(ele)mentari propongono spudoratamente, in modo osceno, DDL, decreti... legiferano, ma a quanto pare soltanto a sproposito: lodi, leggi idiote e leggine ad personam, processo breve, legittimo impedimento, immunità parlamentare. Come se non bastasse svendono la salute dei cittadini all'industria dei vaccini, favoriscono opere costose se non inutili, come il Ponte sullo Stretto, la TAV, le centrali nucleari, privatizzano tutto: acqua, beni di prima necessità, Protezione Civile, Esercito... Ma in che Paese viviamo?... Sembra che l'unico scopo sia quello di creare uno stato confusionale, far crescere la tensione sociale, favorire la delinquenza organizzata, controllare l'informazione, distruggere l'ambiente... Adesso ci mancava solo il favoreggiamento della caccia...
"È stato approvato l’emendamento del senatore del PdL Santini alla Legge Comunitaria. Per le Regioni si apre la possibilità di approvare una stagione venatoria senza limiti. Se il testo venisse approvato anche alla Camera, la stagione venatoria si allungherebbe ai mesi delicatissimi di febbraio e agosto, con un danno grave alla natura e l’aggravarsi del disturbo e dei rischi arrecati alle persone. Il WWF e le altre associazioni non abbassano la guardia, la battaglia continua. Il testo dovrà tornare alla Camera, e non potrà non pronunciarsi l’Unione Europea [...] La maggioranza degli italiani è contraria alla caccia. Un sondaggio commissionato a IPSOS dal WWF e altre associazioni a febbraio 2009 parlava chiaro: il 69% degli interpellati è “fortemente contrario” alla caccia, il 10% “favorevole”, “neutrale” il 21%. Del resto nel Paese i cacciatori rappresentano uno sparuto gruppo e il loro numero si è più che dimezzato dagli anni ’70 passando da 1.800.000 a meno di 800.000. Sparuto ma ormai dotato di armi hi-tech come fucili semiautomatici, puntatori laser, ricetrasmittenti, mimetiche e in qualche caso, come denunciato dalle guardie venatorie del WWF, anche kalashnikov [...]" (da Vergogna: la caccia no limits passa al Senato)

Convegno calabro. Evasione dei bronzi di Riace



«Governo: piano contro la mafia. All’elettore “piano” viene venduto come sostantivo. Ma le cosche sanno che è un avverbio». (Alberto Capece Minutolo su Facebook).


L'idiosincasia tra forma e contenuto, ovvero "la scomparsa dei fatti", come direbbe Marco Travaglio, o detto in altri termini, lo scollegamento tra significante e significato è ciò che contraddistingue le performances del premier. Parafrasando e adeguando nello specifico quanto già detto da Carmelo Bene (ma che si riferiva comunque a tutt'altro), Berlusconi è un uomo (intelligentissimo e scaltro senz'altro) in balia dei significanti. Il contenunto o significato è puramente casuale e adeguato alla circostanza. La forma è studiata nei minimi dettagli. Un artista mancato e un potenziale (o forse potente) dittatore che sembra stia ottenendo sempre più consensi.

L'impostazione della scenografia è, come al solito, grandiosa quando si tratta della comparsa del premier. Spiccavano ai lati del gabinetto ministeriale incentrato sulla figura, o sulle figure, del premier, le immaginni colossali dei bronzi di Riace. La compostezza e la performance degli attori in scena è stata senz'altro formalmente ineccepibile. Le promesse, se mantenute, saranno certamente una svolta nella storia della lotta alla criminalità organizzata. Indro Montanelli che conosceva abbastanza bene il piazzista d'Arcore diceva di lui che "a pranzo ha completamente dimenticato ciò che su una data persona o situazione ha detto a colazione, e a cena non ricorda più di averne parlato".

Staremo a vedere cosa apporterà di nuovo questo piano del governo sintetizzato in dieci punti fondamentali...


RIDONO DI NOI...

Finalcial Times

Berlusconi annuncia misure restrittive contro la mafia

[Articolo orginale Berlusconi announces mafia crackdown di Guy Dinmore (Roma, 28 gennaio 2010) - traduzione di Carlo Giordano]

Silvio Berlusconi, Primo Ministro di centro-destra, giovedì ha lanciato un piano controverso in dieci punti per combattere la crescente minaccia delle organizzazioni mafiose in Italia, prendendo di mira in particolare la ‘Ndrangheta della Calabria che possiede il controllo nel traffico transatlantico di cocaina.

Il piano venne annunciato dopo che il Consiglio dei ministri sposta il convegno settimanale da Roma alla roccaforte mafiosa di Reggio Calabria in modo da sottolineare l'impegno del governo nel riaffermare l'autorità dello Stato sull'Italia sottosviluppata e sul Sud infestato dal crimine.

Il proposito di Berlusconi sulla mafia è dovuto agli allarmi inquietanti provocati dalla ‘Ndrangheta – la più potente dei quattro principali gruppi mafiosi in Italia – che potrebbe abbandonare la strategia dei decenni passati di poca rilevanza e assumere agenti statali.

Lo scorso mese, venne rinvenuta un'auto piena di fucili ed esplosivi nei pressi della strada che il capo di Stato, Giorgio Napolitano, utilizzò per recarsi a visitare Reggio Calabria, mentre una piccola bomba esplose all'esterno degli uffici del pubblico ministero. Inoltre a un magistrato venne spedito un proiettile, il biglietto da visita della mafia.

Nelle importanti elezioni regionali di circa due mesi fa, la Calabria in mano all'opposizione e nelle mire del Partito del Popolo della Libertà di Berlusconi, Pierluigi Bersani, leader del Partito Democratico di centro-sinsitra, ha rigettato le manovre del governo come “propaganda elettorale”.

La faccenda del crimine organizzato è una questione particolarmente delicata per il premier settantatrenne. Marcello Dell’Utri, un senatore siciliano (precedentemente stretto socio in affari), è implicato in una sentenza del tribunale che lo condanna alla carcerazione per associazione mafiosa.

Durante un udienza d'appello lo scorso mese, un un killer mafioso condannato dichiarava alla corte che il Primo Ministro e il senatore abbiano incontrato un esponente mafioso siciliano nel 1994, nel momento in cui Berlusconi stava entrando nella politica. Entrambi negarono le accuse non corroborate da prove.

Uno degli aspetti più controversi del piano esposto in dieci punti, criticato dai principali giudici antimafia, è la decisione di svendere all'asta i beni mafiosi confiscati. I critici dicono che la mafia e le loro compagnie di copertura potrebbero ricomprarli a un prezzo stracciato.

”Se i mafiosi ricompreranno i beni confiscati, allora noi glieli riconfischeremo di nuovo”, risponde Berlusconi durante una conferenza stampa.

Roberto Maroni, ministro dell'interno, dice: “Attaccando la ricchezza della mafia è il modo per metterne in crisi la struttura. Senza risorse non possono agire”. Aggiungendo che nei primi 18 mesi, da quando Berlusconi è ritornato a governare, le autorità hanno confiscato beni per un valore di 7 miliardi di euro.

Sarà dunque creata un agenzia nazionale per l'amministrazione e la gestione dei beni mafiosi confiscati a Reggio Calabria.

In seguito alle sommosse dello scorso mese in Calabria da parte dei raccoglitori immigrati africani, il consiglio ha ugualmente annunciato misure per frenare l'uso di lavoro illegale, specialmente nel campo edile e nell'agricoltura, tramite l'impiego di 4.550 ispettori.

Collegando la mafia con lo sfruttamento degli immigrati africani, Berlusconi afferma che l'accordo fra Italia e Libia per rimpatriare gli immigrati clandestini intercettati nelle acque extrateritoriali ha dato come risultato un drastico calo degli sbarchi sulle coste italiane. Gli ufficiali delle Nazioni Unite hanno condannato l'accordo come una violazione delle convenzioni per i rifugiati.

Il piano varato dal ministero include anche una misura per estendere l'assicurazione ai negozianti e imprenditori che denuncino i tentativi mafiosi di estorsione del “pizzo”. Uno studio sull'associazione di affari rilasciata mercoledì calcola che i profitti delle “associazioni mafiose” hanno avuto un incremento del 4% per un valore pari a 135 miliardi di euro lo scorso anno, la metà dei quali provenienti dal traffico dei narcotici.

Il ministro Maroni dice che l'Italia vorrebbe proporre un'ampia legislazione per l'Unione Europea onde fornire ad altri stati membri le leggi di cui essi necessitano per poter combattere i poteri forti in Italia con la confisca dei beni, una delle armi più potenti in mano allo stato per combattere la mafia. L'Italia introdusse queste misure nel 1982, in risposta all'uccisione di importanti magistrati da parte della mafia.

[Articolo orginale Berlusconi announces mafia crackdown di Guy Dinmore (Roma, 28 gennaio 2010) - traduzione di Carlo Giordano]

giovedì 28 gennaio 2010

La Lega che ci sega (Brandelli d'Italia)



Art 1 della costituzione. L'Italia è un Repubblica demo-critica fondata sulla censura, sugli inciuci, sulla violenza, sul razzismo, sulla corruzione, ... La sovranità appartiene a chi se l'accaparra, esercitandola nei limiti e nelle nelle forme che più gli garba.


RIDONO DI NOI...

EL PAIS

Processati 36 affiliati della Lega Nord per la formazione di una banda armata in Italia

Tra gli accusati di sovversione separatista figurano un deputato e un sindaco

Miguel Mora - Roma - 25/01/2010
[Tradotto da Carlo Giordano da "Procesados 36 afiliados de la Liga Norte por crear una banda armada en Italia"]

Il sindaco di Treviso, Giampaolo Gobbo, il deputato Matteo Bragantini e altri 34 militanti della Lega Nord italiana sono stati citati in giudizio da un magistrato di Verona. Secondo l'accusa, le antiche 36 camice verdi - anteriori alla Guardia Nazionale Padana e alle recentemente legalizzate ronde cittadine - formavano parte di una associazione armata di carattere militare, "un apparato parallelo alle forze armate", il cui obiettivo era ottenere la secessione dall'Italia.

Il processo di questi affiliati, che da 14 anni formavano parte delle camice verdi, era stato rimandato varie volte per cavilli tecnico-giuídici, e inglobava inizialmente i leader della Lega Nord, tra cui gli attuali ministri Umberto Bossi, Roberto Maroni e Roberto Calderoli.
In dicembre, i tre dirigenti del Governo di Silvio Berlusconi, ex eurodeputati e parlamentari, furono alla fine esentati dalle investigazioni a loro carico da parte della magistratura grazie a una risoluzione del Parlamento, che negò al giudice l'autorizzazione a procedere contro di loro, e tramite un giudizio espresso da dalla Corte Costituzionale.

Adesso, gli imputati, in maggior parte lombardi e veneti, ma anche del Piemonte, Friuli e Liguria, rischiano pene che oscillano dai 5 ai 10 anni di carcere. Secondo l'accusa, tra il 1996 e il 1997 la Guardia Nazionale Padana fu "addestrata militarmente con l'obbiettivo di organizzare la resistenza e pianificare un'eventuale secessione del territorio del nord Italia attraverso una organizzazione armata".

Le indagini riguardanti il caso sono state lunghe e agitate. Nel 1996, durante una perquisizione ordinata dalla procura in una sede delle camicie verdi a Milano, Maroni, tentó di mordere la gamba di un poliziotto. Fu condannato per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale a otto mesi di prigionia, sebbene nel 2004 il trbunale ne mitigò la pena alla sola multa di 5.000 euro.

Il ministro dell'Agricultura, Luca Zaia, candidato alla presidenza del Veneto nelle elezioni regionali del marzo scorso, è stato molto critico riguardo al verdetto. "La giustizia dovrebbe occuparsi di altre cose e non di fatti successi in tempi lontanissimi. Dobbiamo pensare alla distanza che intercorre tra quello che fanno i giudici e ciò che sperano i cittadini".

Tra gli imputati non figura il polemico eurodeputado Mario Borghezio, che fu condannato due anni fa a cinque mesi di carcere insieme a sette camice verdi per avere incendiato "accidentalmente" un rifugio a Torino dove dormívano alcuni cittadini stranieri. La sopravvivenza dell'ideología violenta e razzista nella Lega Nord è il tema del documentario Camicie verdi, bruciare il tricolore. Lo realizzò nel 2006 il reporter Claudio Lazzaro, e ha subito la censura delle televisioni italiane.

Tradotto da Carlo Giordano da "Procesados 36 afiliados de la Liga Norte por crear una banda armada en Italia" (articolo di Miguel Mora, su El País, 25/01/2010)

mercoledì 27 gennaio 2010

Mr President, help Internet in Italy!




Enzo di Frenna insieme a Cludio Messora hanno organizzato l'evento mediatico "Mr President, help Internet in Italy!" che ha raccolto oltre 3.300 aderenti su Facebook. Sul blog di Enzo Di Frenna leggiamo che "l'appuntamento è per la terza settimana di febbraio, davanti all'ambasciata Usa a Roma: 60 audaci utenti della Rete, a piedi nudi, si incateneranno le caviglie e danzeranno a ritmo di tamburo il proprio diritto a non essere schiavi in queste Paese delle finte libertà. E chiederemo aiuto alla Rete e all'America di Obama per continuare ad essere uomini liberi".

Sul Decreto Romani...


Dai giornali esteri, della serie Ridono di noi...

THE TIME

Berlusconi contro Google: vuole l'Italia censurare YouTube?
(articolo originale Berlusconi vs. Google: Will Italy Censor YouTube? di Jeff Israely, apparso sul Time, venerdì 22 gennaio 2010) - tradotto da Carlo Giordano.

Berlusconi vuole che la gente che carica regolarmente video sul web debba richiedere permesso al governo

Sulla scia dell'arroventata controversia riguardante la censura tra Google e Cina, in Italia si sta aprendo un nuovo fronte tra il potere statale e la libertà della Rete. Il governo del Primo Ministro Silvio Berlusconi sta mettendo in atto nuove misure che consentirebbero il controllo statale sui contenuti dei video online, costringendo chiunque voglia regolarmente caricare video ad ottenere una licenza dal Ministero delle Comunicazioni. La manovra viene vista come un ulteriore sfida a Google — proprietario di YouTube — il quale afferma che le nuove regole avrebbero come effetto quello di costringere gli ISP a vigilare sui loro contenuto.

Le nuove misure, senza precedenti tra le democrazie occidentali, sono in attesa dell'approvazione finale da parte del Consiglio dei Ministri il 4 febbraio, senza possibilità da parte dei partiti dell'opposizione di bloccarle. Per Berlusconi, questo non è altro che un ulteriore tentativo per ottenere il controllo dei media secondo una sua vecchia linea di condotta storica. Secondo i critici, il Primo Ministro miliardario, con il possesso delle maggiori reti televisive private del Paese, è in pieno conflitto di interesse, destando nella nazione molta più preoccupazione di ogni altra delle sue passioni private o imprudenze verbali. (Vedi le foto di Silvio Berlusconi e la politica del sesso)

La cosiddetta mediocrazia di Berlusconi lavora in due direzioni. Chi lo critica afferma che Berlusconi, con le sue reti Mediaset, l'informazione tendenziosa dei telegiornali abbia favorito le sue fortune politiche. Allo stesso tempo, i suoi alleati in Parlamento vengono accusati di usare le leve del potere per dare una spinta agli interessi economici del gran capo (i quali includono l'editoria, beni mobili e patrimoni finanziari, oltre il gruppo della compagnia delle reti televisive). In verità, i detrattori dicono che Mediaset abbia fatto assegnamento su una legislazione favorevole che con i suoi recenti lavori colpisce la tivvù satellitare di Sky Italia, allestita dal rivale di Berlusconi, Rupert Murdoch. (In inglese puoi leggere "Berlusconi vs. Murdoch: La vera TV del Reality in Italia")

Le nuove restrizioni di Internet, dicono gli oppositori, rappresentano ancora un altro tentativo del partito di Berlusconi di proteggere la linea programmatica di Mediaset nell'era della condivisione video online. "Questo decreto è un enorme regalo a Mediaset", dice Paolo Gentiloni, un precedente Ministro delle Comunicazioni che adesso si trova come uomo di punta dell'opposizione riguardo alla politica dei media. "Sospettiamo che questa manovra miri a frenare la crescita delle offerte video del web, dato che il governo ha un interesse personale a sostenere la TV privata." Dario Denni, rappresentate dell'Associazione Italiana degli ISP, ha usato questa analogia per descrivere la nuova norma: "È come delegare la responsabilità di ciò che commettono i guidatori sulla strada alla compagnia per la manutenzione dell'autostrada."

La legge potrebbe colpire i singoli blogger e i proprietari di siti web caratterizzati da contenuti video, sebbene l'imposizione al vasto apparato di persone si renderebbe incredibilmente difficile. Come in Cina, il principale bersaglio del governo è Google, che si trova attualmente a sostenere una battaglia con Mediaset riguardo ai proventi del copyright per programmi televisivi che vengono caricati su YouTube. Le nuove norme imporrebbero agli ISP di rimuovere il contenuto qualora fosse giudicato violazione della legge sul copyright, o altrimenti affrontare una multa che arriverebbe fino 210.000 $. "Siamo preoccupati del fatto che gli ISP, come YouTube, i quali offrono contenuti disponibili al vasto pubblico, vengano di fatto ad essere nell'insieme equiparati ai media tradizionali televisivi che attualmente amministrano il contenuto," afferma Marco Pancini, responsabile degli interessi di Google in Europa, al giornale La Stampa. "Ciò equivale a distruggere l'intero sistema di Internet".

Gli alleati di Berlusconi insistono sul fatto che essi stanno semplicemente rispondendo alla direttiva dell'Unione Europea del 2007, la quale esige dagli stati membri la disposizione di nuove regolamentazioni dei nuovi media. "Il decreto non intende censurare il diritto all'informazione online, né limitare la possibilità di esprimere le proprie idee e opinioni tramite blog e social network", ribadisce in una dichiarazione il Vice Ministro delle Comunicazioni italiano, Paolo Romani.

Ma gli oppositori dicono che le misure video siano proprio una di una serie di manovre fatte dal governo per bersagliare ciò che esso percepisce come un attività web senza restrizioni. Gli accusatori hanno affibbiato accuse criminali contro quattro dirigenti di Google, poiché un video raffigurante un turpe episodio di bullismo scolastico rimase su YouTube per diverse ore nel 2006, prima di essere rimosso definitivamente. Negli ultimi mesi, il Ministro degli Interni, Roberto Maroni, allo stesso modo chiese a Facebook di oscurare due pagine prodotte da fans contro Berlusconi — una intitolata "Uccidiamo Berlusconi" e un'altra sosteneva l'uomo mentalmente insano, Massimo Tartaglia, che colpì a dicembre il Primo Ministro a Milano. Ci furono comunque altre manovre, praticate sia dalla coalizione di Berlusconi che dal precedente governo di centro-sinistra, che miravano alla regolamentazione di blog e l'interdizione dell'anonimità sul web.

Alcuni dicono che la classe governante in Italia stia proprio lottando per tenere il passo con la rivoluzione di Internet. "La cultura politica in Italia è molto distante dalla nuova tecnologia", afferma Luca Conti, un blogger che risiede nella città costiera di Senigallia. "Essi ancora non riescono a focalizzare il problema su come controllare Internet, dato che non riescono ancora a immaginare come usarlo a proprio vantaggio". Come successe quando più di 100.000 persone manifestarono contro Berlusconi a Roma lo scorso mese, manifestazione interamente organizzata su Facebook, ma il vertice dei politici dell'opposizione snobbarono l'evento. Conti dice che i leader del Paese — sinistra, destra e centro — siano ancora rivolti esclusivamente, per quanto riguarda propaganda e informazione, alla televisione e ai giornali. D'altra parte su Internet, gli animatori e i membri dei vecchi media sono volti molto familiari.

Berlusconi contro Google: vuole l'Italia censurare YouTube?
(articolo originale Berlusconi vs. Google: Will Italy Censor YouTube? di Jeff Israely, apparso sul Time, venerdì 22 gennaio 2010) - tradotto da Carlo Giordano.

Traduzioni di articoli riguardanti il Decreto Romani apparsi sulla stampa estera

Liberta' di parola ai cittadini lombardi

Video e testo sono stati prelevati dal blog dell'Italia dei Valori http://italiadeivalori.antoniodipietro.com/... - articolo di Giuliana Carlino


Il video qui di seguito è stato pubblicato su Youtube, nel dicembre 2009, dalla Regione Lombardia, con lo scopo di creare un filo diretto coni cittadini. Si tratta di un breve messaggio del Presidente Formigoni con il quale il governatore inaugura ufficialmente un canale, aperto in realtà dalla stessa regione già il 30 ottobre 2007.

L'operazione sarebbe encomiabile se non ci fosse un "ma". Infatti, nonostante le numerose visualizzazioni da parte dei cittadini - si parla di 55.000! - (grazie anche alla gran quantità di pubblicità commissionata a Youtube dalla Regione e pagata fior di quattrini pubblici) chiunque guardi il video e mandi un commento, non riceve risposta, né può visualizzare il suo o il commento di altri. Tutto è oscurato o filtrato.

L'Italia dei Valori, che è un partito al servizio dei cittadini, pubblicando questo video, intende dare spazio a tutti coloro che vogliano lasciare un commento, senza censure, senza blocchi, liberamente e in maniera trasparente, al contrario di quanto fatto fino ad ora dalla Regione Lombardia.

Video e testo sono stati prelevati dal blog dell'Italia dei Valori http://italiadeivalori.antoniodipietro.com/... - articolo di Giuliana Carlino

martedì 26 gennaio 2010

Alleanze sui programmi e sulle persone

Video e testo sono stati prelevati dal blog dell'onorevole Antonio Di Pietro www.antoniodipietro.com/...


Pubblico il video ed il testo del mio intervento durante la conferenza stampa di oggi a Montecitorio, al termine del colloquio con Pier Luigi Bersani.

Giornalista: Presidente, oggi è stata ritrovata una sintonia con il Partito Democratico?

Antonio Di Pietro: L'Italia dei Valori e il Partito Democratico sentono la responsabilità di costruire un'alternativa, ed io ho chiesto a Bersani di costruirla assieme prima che sia troppo tardi, prima che un regime partitocratico e piduista, che toglie ai poveri per dare ai disonesti, si appropri del Paese. Il 5, 6 e 7 febbraio l'Italia dei Valori celebra il suo congresso nazionale dove rilanceremo una proposta di "governo del domani", che costruiremo assieme per un'istituzione che si impegni di più per l'occupazione, il lavoro, la difesa dell'ambiente e del territorio, e meno degli speculatori ed evasori, a cui personalmente darei più sanzioni. La prospettiva di questa nuova coalizione che lanciamo è il rispetto del programma, della credibilità delle persone per ripristinare la fiducia nel rapporto tra partiti e cittadini. Sono tre elementi fondanti e fondamentali di questa nuova coalizione. Un impegno forte verso quelle persone che hanno avuto problemi con la giustizia e verso quelle che hanno fallito politicamente affinché si facciano da parte e lascino spazio alla società civile, anche nelle scelte dei candidati come è avvenuto alle primarie.
Casini fa il suo gioco, e non voglio entrare nel merito del gioco dell'UDC. Ribadisco agli elettori che è bene votare chi, prima del voto, indica il programma, le persone con cui intende realizzarlo e in che modo. Concludo dicendo che se un partito sta da una parte e dall'altra non si sa se è maschio o femmina.

Video e testo sono stati prelevati dal blog dell'onorevole Antonio Di Pietro www.antoniodipietro.com/...

Solidarietà a Gianni Lannes




Chi è un giornalista vero rischia la pelle

Il giornalista pugliese Gianni Lannes, direttore del giornale online 'Terra nostra', si occupato e si occupa tuttora di indagini riguardanti il traffico di esseri umani, d'armi, di rifiuti pericolosi... A causa delle sue inchieste, ha subito numerose intimidazioni e minacce mafiose e, in particolare, nella notte del 2 luglio, a Orta Nova nel Foggiano, ha subito un attentato incendiario che ha distrutto la sua auto. Tuttora Lannes non sembra viva condizioni migliori visto che sul suo sito si legge che a "...causa delle innumerevoli intimidazioni mafiose il direttore per cautelare la redazione ha deciso di oscurare i nomi dei collaboratori.


Links utili

L'equino dell'iniquo "Equo Compenso"



Equità a confronto


L'equo (s)compenso sarebbe come comprare una valigia e beccarsi una soprattassa solo per il fatto che esiste la possibilità che la valigia possa poi contenere prodotti esentasse o di contrabbando. L'equi(ni)tà bondiana di questo equo s-compenso riguarda il fatto che la tassa aggiunta (anche se i nostri politicanti dicono che non di tassa trattasi) colpisce tutti coloro che comprano prodotti come memorie, HD, telefonini, ecc...

P.S. - Sembra che i generalissimi che ci governano colpiscono sempre ad ampio raggio, in modo indiscriminato, come ad esempio Ferruccio Fazio con il vaccino per l'H1N1 prodotto per i pazienti a rischio (20.000.000 di individui); lo sfregio al lifting del premier, secondo Cicchitto, avrebbe avuto come mandanti morali e immorali Di Pietro, Network dell'odio, Santoro, Travaglio. Per non parlare dei termovalorizzatori e delle privatizzazioni. Ci mancava adesso solo James Bondi, ministro sì gretto, con licenza di uccidere tutti i diritti di chi non è autore.

Sull'argomento "Equo Compenso" vedi

Fatta la legge, trovato il beneficiario: il solito.



DECRETO ROMANI


Accidenti!... sembra che la democrazia per il premier e i suoi sgherri consiste nel privatizzarla, onde renderla più efficiente (per loro s'intende). Questo ennesimo decreto-truffa non fa altro che apportare ulteriori guadagni e monopolio alle reti mediaset a scapito della Rete, danneggiando anche Sky. Cosa ci si poteva aspettare dal Vanna Marchi d'Arcore, salito al trono con tutti i suoi conflitti di interessi, se non questo uso ed abuso del potere?...

Sull'argomento "Decreto Romani" vedi

lunedì 25 gennaio 2010

A cosa servono effettivamente i termovalorizzatori?




Facendo la raccolta differenziata (umido, plastica, carta, ecc...) ci si accorge che almeno l'80% dei rifiuti è riciclabile e, se si volesse, si potrebbe arrivare anche ad oltrepassare addirittura la soglia del 95-97% tramite un consumo più responsabile. Gli inceneritori, o come li chiamano adesso, i termovalorizzatori non sono affatto necessari. Bastano e avanzano quello che ci sono... e sono anche troppi.



Cui prodest scelus, is fecit. Già gli appalti per la costruzione dei termovalorizzatori potrebbero coinvolgere la delinquenza organizzata. Ma non è questo il punto. I termovalorizzatori potrebbero essere sì utilizzati da Mafia, Camorra e 'Ndrangheta, ma per bruciare rifiuti tossici e radioattivi.

I nostri politicanti del kaiser, invece di pensare a un economia sostenibile, e in questo caso per quel che riguarda i rifiuti, a incentivare la raccolta differenziata, si danno da fare per rovinare ancor più il nostro ambiente. Quella dei termovalorizzatori è una proposta inaccettabile, visto che ci sono metodi migliori per il trattamento dei rifiuti.

La moralità del Presidente






Vedi anche Leggittima difesa, il Blog di Gioacchino Genchi

La privacy è il garante della mafiocrazia



Chi ha qualcosa da nascondere vada al governo o si faccia garante della privacy...


Non finiremo mai di stupirci abbastanza. C'è da rabbrividire!
Leggo testualmente su Wikipedia che l'attuale "vicepresidente del Garante della privacy" è niente popò di meno che... Giuseppe Chiaravalloti (?). Vabbè che siamo in Italia, il Paese della mafia e di Pulcinella...

Ecco perché questi nostri governanti mafiocratici ci tengono tanto alla privacy e a fare leggi ad personas e soprattutto leggi e leggine contro le intercettazioni. Quando sentiamo parlare questi sepolcri imbiancati di DDL in nome del bene del Paese e della nostra democrazia, sono credibili?

Si capisce anche perché si vuole imbavagliare la Rete, niente affatto consona allo stardard dell'informazione mafiocratica di regime.

Luigi De Magistris ad AnnoZero (4/10/2007)

Lettera aperta al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi







Signor Presidente, una parola

"Io non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono".

Signor Presidente del Consiglio, mi domando quale sia il suo ruolo che riveste e gli interessi di cosa o di chi Lei effettivamente rappresenta in Italia; non certo del popolo italiano e della legalità a quanto pare. Diversi magistrati in prima linea combattono combattono contro la mafia e secondo gli ultimi avvenimenti sembra che adesso stiano rischiando la pelle, anche e forse soprattutto, per il disinteresse da parte dello Stato. Essi sono Antonio Ingroia, Sergio Lari, Gaetano Paci, Nico Gozzo, Giovanbattista Tona. Vista la carica che riveste, su questa vicenda deplorevole, non abbiamo sentito da Lei (come di dovere) nessuna parola di solidarietà o di preoccupazione, né con il culo né con la bocca - come si direbbe dalle mie parti. Mi domando chi o cosa Lei tutela, Signor Presidente, Lei che è preso da tutt'altre occupazioni... la tutela della sua preziosa personam e dei suoi interessi. Considerati i suoi ignobili attacchi alla magistratura, non penso che le dispiaccia molto la morte di qualche magistrato scomodo. Lei adesso è reticente e dimostra quel che è e anche che ha qualcosa da nascondere. Ma non si potrà nascondere in eterno. Con i suoi atteggiamenti, signor Presidente, non agevola proprio l'assenza di sospetti sul suo conto, visto il suo passato colluso con la mafia. Vedi lo stalliere Vittorio Mangano e tante altre cose poco chiare che, anche se non si vedono si capiscono perfettamente, come per esempio l'origine dei suoi soldi, la facoltà di non rispondere, ecc... In quanto a chiarezza, signor Presidente, Lei è alquanto oscuro e lascia molto a desiderare.

Si spera di no, ma se qualche magistrato ci lasciasse nuovamente la vita nella lotta contro la mafia, la colpa sarà anche e soprattutto sua. In una ipotesi triste come questa, con che coraggio si presenterà poi ai funerali di Stato? Sicuramente non avrà il coraggio di apparire. Non può portare in giro la sua faccia rifatta, di stucco e impiastri vari, per rendersi credibile e commosso per il lieto evento. Come farà a fingere dolore per una cosa che in fondo non le dispiace affatto? In fondo, non è la sua una lotta contro la magistratura più che contro la mafia? Non ha avuto stretti rapporti lei stesso con i mafiosi?

Signor Presidente del Cosiglio, Lei non rappresenta il Paese ma solo i suoi interessi e quelli delle persone corrotte e collusse. Lei non è nulla, anzi, è solo un intruso, che si spaccia per quel che non è, ma che vuole far fuori le basi democratiche del nostro Paese per poter poi perpetrare i suoi porci comodi.

Se Lei e i bravi della sua corte rappresentate l'Italia, io mi dissocio da voi. Sono una nazione a parte e solidale con i magistrati che rischiano la vita. La lascio con un ricordo di manzoniana memoria "...in quanto a voi, sentite bene quel ch'io vi prometto. Verrà un giorno..."

Un anti-italiano.

Vedi il post di Beppe Grillo "Adottiamo un magistrato antimafia" [Che strano! Il video è stato rimosso da Youtube...]

domenica 24 gennaio 2010

Un punto dell'economia: i danni del processo breve

Video e testo sono stati prelevati dal blog dell'Italia dei Valori http://italiadeivalori.antoniodipietro.com/... - articolo di Sandro Trento


Autore Sandro TrentoSandro Trento
Il governo ha deciso di procedere all'approvazione di una legge che comporterà la cessazione di tutti i processi che siano durati più di due anni. Un processo estinto attraverso una legge di questo tipo non potrà più essere ripetuto. L'imputato che beneficierà dell'estinzione del processo si troverà in una situazione fortunata, risolvendo tutti i suoi problemi con la giustizia. Si tratta di un provvedimento molto grave, senza precedenti nella storia repubblicana: il governo, di fatto, utilizza il potere legislativo per contrastare il potere giudiziario, usando una legge parlamentare per impedire alla magistratura di andare avanti con i processi.

In Italia c'è un problema riguardante i tempi della giustizia. La durata media dei processi, per causa di lavoro, è pari a 700 giorni, mentre in Francia, sempre per una causa di lavoro, ci vogliono soltanto 350 giorni, nei Paesi bassi 265. Per un recupero crediti in Italia ci vogliono in media 1210 giorni, in Francia 331.

I tempi lunghi della giustizia sono un problema per tutti i cittadini e sono legati alla bassa produttività dei tribunali e all'eccessiva complicazione delle procedure. Ma questi tempi lunghi della giustizia danno vita ad una spirale viziosa: l'incertezza dei tempi con cui la giustizia giunge ad una decisione incentiva l'illegalità, e finiscono per aggravare ulteriormente il carico di lavoro dei tribunali.

E' importante e necessario affrontare il tema dei tempi della giustizia, ma questo provvedimento del governo non ha l'obiettivo di accelerare per tutti i cittadini i tempi della giustizia, ma di difendere gli interessi di una persona in particolare: Silvio Berlusconi, che risolverebbe gran parte dei suoi problemi giudiziari, mentre tutti i problemi dei tempi della giustizia rimangono, perché non si va ad incidere sulle procedure, non si migliora l'efficienza dei tribunali, non si assumono nuovi magistrati e non si realizzano investimenti informatici per consentire processi telematici.

Quello che succederà, con questo provvedimento, sarà che ogni giudice dovrà decidere se concentrare la propria azione giudiziaria e il proprio tempo solo su quei provvedimenti che possono essere chiusi nell'arco dei due anni, altrimenti avrà sprecato il suo tempo. La prima questione che sorge è quella dell'obbligatorietà dell'azione penale, che a questo punto andrà a “farsi friggere” perché i giudici dovranno decidere ogni volta se vale la pena avviare un provvedimento giudiziario o meno. Si creerà un forte incentivo da parte della parte accusata a ritardare le cause sperando di far decadere l'azione penale.

Di fatto, viene meno la certezza dell'azione penale, uno dei cardini dell'economia e del mercato. In tutte le situazioni nelle quali le imprese e i cittadini rischieranno di essere truffati, ingannati e di subire un torto, non potrebbero veder mai prevalere il loro punto di vista. Pensiamo al caso Parmalat e al caso Cirio, tutte azioni che hanno richiesto più di due anni da parte dei cittadini per far rispettare i propri diritti e che, una volta entrata in vigore questa legge, verranno meno. Pensate all'azione penale in corso per le scalate bancarie contro l'ex governatore della Banca d'Italia Fazio, anche in questo caso verrebbe meno perché sono passati più di due anni.
Questo è un provvedimento che rischia di ridurre l'attrattività dell'economia italiana per gli investitori stranieri, che ci vedranno come un Paese dove non c'è la certezza del diritto, e rischia di mettere a repentaglio i diritti dei piccoli risparmiatori, dei cittadini, che non potrebbero far rispettare le proprie posizioni.

Un provvedimento che non è nell'interesse del Paese, ma nell'interesse personale di una singola persona, un provvedimento molto grave al quale dobbiamo opporci.

Video e testo sono stati prelevati dal blog dell'Italia dei Valori http://italiadeivalori.antoniodipietro.com/... - articolo di Sandro Trento

sabato 23 gennaio 2010

Processo breve, ingiustizia certa



A chi nuocerà il processo breve?

Alle "[..] vittime delle truffe Cirio (35 mila) - scrive Gianni Barbacetto - e alle vittime della "Parmalat (100 mila)", ai "pazienti della clinica degli orrori" del Santa Rita a Milano, ai malati di cancro a causa dell’amianto e alle famiglie dei morti. Insomma danneggerà centinaia di migliaia di italiani, oltre che il sistema giustizia stesso.

A chi gioverà?

A Berlusconi e ai suoi sgherri, alla criminalità organizzata e anche a quella disorganizzata...

Dopo il Processo Breve, ci sarà naturalmente, in modo consequenziale, un DDL concernente l'Equo Processo per tutti i cittadini diversamente uguali rispetto al cittadino più uguale degli altri. Saranno allora cazzi acidi per il terrorista mediatico Marco Travaglio, (chi è quell'altro?...), per Michele Santoro, (no, quell'altro...), per il giustizialista Di Pietro, oppure per i network dell'odio messi all'indice dall'amorevole piduista Fabrizio Cicchitto.

Vedi l'articolo Truffati un'altra volta (su L'Antefatto)

A sostegno dei precari Mediaset

Video e testo sono stati prelevati dal blog dell'Italia dei Valori http://italiadeivalori.antoniodipietro.com/... - articolo di Antonio Borghesi


La chiamano esternalizzazione, il rischio è che sia piuttosto l'anticamera del licenziamento. La paura è arrivata anche a Mediaset, l'oasi una volta felice in cui Silvio Berlusconi si è sempre vantato di non aver licenziato nessuno.

L'aria è adesso cambiata, e purtroppo in peggio. Lo dice lo sciopero indetto dai dipendenti di Videotime, la società licenziataria di Mediaset creata per l'ideazione, la progettazione e la realizzazione dei programmi televisivi di Canale5, Italia1 e Rete 4, contro la cessione del ramo d'azienda che riguarda la sartoria, il trucco e l'acconciatura. Cinquantasei persone tra Milano e Roma, in grande maggioranza donne sopra i 40 anni, hanno paura di restare senza posto di lavoro, vedono un futuro incerto.

A loro è arrivata la solidarietà di tutti i dipendenti Mediaset, che temono che questo possa essere solo l'inizio di un processo di affidamento di lavoro in appalto; a loro è arrivato l'appoggio dell'Italia dei Valori, che chiede ai vertici dell'azienda di tornare sulla loro decisione per non far pagare ai lavoratori il costo di strategie industriali sbagliate.

Per questo il presidente Di Pietro ha presentato un’interrogazione parlamentare (leggi il testo), ponendo ai ministri interessati quesiti precisi, a partire dal destino dei 56 lavoratori esternalizzati senza validi motivi.

Video e testo sono stati prelevati dal blog dell'Italia dei Valori http://italiadeivalori.antoniodipietro.com/... - articolo di Antonio Borghesi