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giovedì 31 dicembre 2009

Il carroccio unisce l'Itaglia




Cosa ha comportato, per il Paese e le sue istituzioni, questa coalizione disomogenea di maggioranza, formata da tre entità promisque, con obiettivi molto diversi l'una dall'altra, se non addirittura contrastanti e contraddittori? Vi traspare a chiare lettere il paradosso e il comprensibile attritto manifestato talvolta in modo violento e addirittura feroce fra i suoi componenti. Allora, cos'è che lega questo calderone ideologico e programmatico? L'unitarietà, la coesione pattuita raggiunta, il comportamento, a volte balordo e illegale, dei componenti stessi della coalizione ne forniscono la risposta, abbastanza ovvia e intuitiva. Ciò che lega la Lega al PdL e ad AN è la spartizione del potere. Si potrebbe obiettare che è sempre (stato) così. Ma la questione adesso è ben diversa e raccapricciante. Nella prima metà degli anni '90 Bossi minaccia e impreca contro Roma ladrona (giustamente) e contro Berlusconi mafioso, quando in realtà, (col senno di poi) quello che il padano nostrano veramente desiderava in cuor suo, era farsi ladrone lui stesso. E infatti ora che lo è diventato, avendo subito questa preziosa mutazione genetica, si guarda bene dall'attaccare il suo collega corrotto e corruttore. Legittimare la Lega, ha significato, in un certo senso, leggittimare la scissione e la disunità, fomentando l'odio e la divisione fra gli italiani. Quindi, alla base della coesione raggiunta della maggioranza, c'è senz'altro lo squallore del compromesso fatto soprattutto di ricatti. Fini è l'opposto: impeccabile, fedele ai valori tradizionali di unità nazionale. Berlusca invece fa una politica ad personam che gli permetta così di sopravvivere agli attentati dei sovversivi rossi e agli intentati processi fatti dalle toghe rosse (il suo incubo ricorrente), a costo di distruggere l'intero Paese. Una volta messisi d'accordo riguardo alla spartizione del potere, si è venuto quindi come a giustificare e a legalizzare in buona parte il sistema di corruzione, la delinquenza organizzata, gli usi ed abusi del potere.

Lo vediamo sempre, anche in questi giorni. Craxi lo si vuole commemorare dedicandogli una strada o in chissà quale altro modo. Se si vuole onorare un corrotto, vuol dire che i valori costituzionali e legali sono andati a farsi friggere. Se si fa un monumento alla corruzione, vuol dire che viviamo in un mondo alla rovescia, dove la regola è fare tutto ciò che non rientra nella norma. L'uomo d'Arcore, che si è fatto fare da solo, attacca i magistrati (solo quelli che lui ritiene di sinistra naturalmente e che gli mettono il bastone fra le ruote), attacca la costituzione (troppo vecchia per la sua novella libertà d'azione), si fa fare leggi ad personam... Questa maggioranza, fondamentalmente incoerente, per poter sopravvivere ha bisogno di un'ambiente adatto, di sotterfugi, di corruzione, appunto, di controllo dell'informazione, ovvero di far sapere all'opinione pubblica quello che lei vuole che si sappia e soprattutto far sapere che tutto è normale, anche modificare e svilire i valori costituzionali. Ha ragione Di Pietro: "Se non è dittatura questa, cosa ci vuole l'olio di ricino per capirlo?"

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