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martedì 22 dicembre 2009

L'Italia è un paese di santi, martiri e profeti



Cos'è che accomuna il re del rock all'italiana al re del racket alla siciliana? Certamente le palle sparate a tutto spiano. Il rocker Celentano, le palle, però, le soppesa e risoppesa, prima di spararle, inframmezzate da silenzi debilitanti intermedi, tra un pausa e un'altra, tra un vuoto di memoria e un altro. Mentre Silvio, più sciolto va a ruota libera, senza mai fermarsi, e quando si ferma vuol dire che è svenuto o che ha qualche bisogno urgente di gabinetto (politico o casalingo che sia) difficile, se non impossibile da procrastinare, né tantomeno da commissionare.

Una volta, nel lontano anno, che non ricordo più quale fosse, ma certamente c'è da suppore che fosse l'anno di nascita di Forza Italia, Celentano invaso da uno spirito messianico e da un'urgenza profetica non demandabile, come un'irrevocabile Pizia o una Sibilla Cumana d'altri tempi, esordì con il suo augurio saccente e profetico: Silvio Berlusconi salverà il l'Italia e forse il mondo. Allo stesso tempo io pensavo: ma che cazzo dici Celentano? Semmai, Berlusconi porterà l'Italia alla rovina.

Nuovamente pervaso dallo spirito satano e dal suo rinvigorito senso messianico e profetico, ad oltranza, oltre la quale nulla può la ragione umana, per quanto ragionevole essa sia, spinto dal suo sesto senso sensazionale ed insensato, ecco che minaccia tutti con l'urgenza di un'altra profezia scoperta, chissa come e chissà dove, nei meandri incommensurabili della mente; sparata a bruciapelo questa volta tramite lettera, non si sa se raccomandata o con o senza ricevuta di ritorno, indirizzata al Corriere della Sera. Correva l'anno 2008, e correva altresì pari merito insieme all'anno anche il giorno 18 e il mese di maggio. Ecco i pareri appassionati, forse anche un po' isterici, ma senza trattenute, espressi dal terribile visionatore delle faccende storico-politiche italiane.


Su Berlusconi
«Forse Silvio ci sta dimostrando che l'uomo quando vuole sa anche cambiare. E non è poco, se si pensa che la storia si regge sugli errori precedenti e addirittura, sui crimini precedenti».

Sull'intesa Berlusconi - Veltroni da cui nacque il veltrusconismo
«Ricordo quando Berlusconi pubblicamente strappò il programma del Partito democratico. Per tutta risposta Veltroni, nonostante la delusione che si leggeva nei suoi occhi per l'affronto subìto, esordì con una frase che oserei dire storica per quanto era spiazzante: "Noi invece il suo programma lo leggiamo", disse il Weltro inconsapevole di quale peso fosse portatore quella sua frase, che come una pietra tombale sembrava sentenziare la fine degli insulti»

Sulla decisione del Consiglio Rai riguardo alla trasmissione Primo Piano di Antonio di Bella...
«La grandezza di questa colossale cazzata sta nel fatto di avere preso una decisione così isterica e imbecille proprio alla fine del loro mandato. Un gesto di una tale idiozia che non può non configurarsi in una vera e propria pugnalata alla schiena di Berlusconi, per farci credere che lui non è cambiato. »

Ancora su Berlusconi
«Ma io insisto e il mio sesto senso mi dice, anche se il mattino è cominciato da poche ore, che lui invece è cambiato. Insomma gli uomini cambiano, pare».

Su Ignazio La Russa
«C' è chi di fronte a un successo diventa umile e saggio e chi invece non riesce a trattenere quella dose di ipocrisia e anche di arroganza come ad esempio La Russa, per il quale ho sempre nutrito una certa simpatia, ma fortemente in ribasso da quando l' altra sera a Porta a Porta, in virtù della sua nuova investitura come ministro della Difesa si atteggiava, con due centimetri di cerone mai messo prima, a spargere parole di insegnamento a Casini, che di tutto aveva bisogno tranne che dei suoi appunti. Ecco un esempio tipico di come il successo ti può confondere: prima della nomina sei simpatico perché parli come ti viene, senza controllare le espressioni in quanto essendo spontaneo sono tutte giuste. Poi improvvisamente diventi ministro della Difesa, ti metti due dita di cerone, vai a Porta a Porta con la faccia di cera e dici a Casini che ha sbagliato a correre da solo mentre invece ha avuto il coraggio di fare ciò che pochi politici sono all' altezza di fare, prova ne è che i suoi elettori l' hanno ampiamente premiato. Insomma La Russa, tu devi subito rimediare prima che sia tardi.»

Celentano, ti prego, hai il successo, hai il soldi, hai quello che vuoi e quel che chiedi ottieni, sempre. Che vuoi di più? Anche il dono della profezia? Dai non fare così... Però, come avrei vorzuto che il tuo sesto senso ci'avesse azzeccacato 'na vorta!

Caro Adriano la verità è che forse tu hai intravisto in Silvio d'Arcore un uomo di spettacolo, un fine attore, e ti sei identificato in ciò che più ti somiglia. Avete entrambi una faccia da Keyser. Hai visto la sua maschera di carnevale e hai profetizzato immanente la sua bontà prefigurandola a te molto vicino, poiché anche tu ti muovi sul palco molto bene come lui. Siete due uomini di forte carisma e avete un magnete non indifferente, una carica sessuale e sensuale strabiliante; siete due uomini che appena aprono la bocca fanno proseliti a bizzeffe. Tu hai il vantaggio di fare proseliti anche senza aprire bocca. Ma quando la spalanchi, dopo atroci silenzi remunerattivi e conturbanti, per sparare profezie bibliche colossali, perdi credito e punti di vista tra il vasto pubblico. Quindi, se vuoi un consiglio: taci. Non fare pause pre-meditative. Tu hai un forte carisma; finiresti per agevolare il piduista e la dittatura d'arrivo. Taci, per favore. Rientra nella tua selvaggia spelonca e non proliferare più con queste assurde profezie di istruzione e distruzione di massa. Per la rovina d'Italia basta Silvio, e avanza. La differenza fra te e lui è che tu sei un papa e lui un papi. Ecco tutto. Due teste di keyser pensano peggio di una e fanno più danno però...

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