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domenica 31 gennaio 2010

La spigola di Ischia



Post di Daniele Cortese, su The Front Page

Ore 20.00, come al solito, cucinavo ossessivamente. Filetto di spigola al forno con timo fresco e limone. Avevo sfilettato una spigola da un chilo, tagliato a julienne la scorza di un limone, e schiacciato uno spicchio d’aglio. Infornato il tutto a 250 gradi con olio, una ventina di grammi di timo fresco e un dito d’acqua a coprire la teglia, mi restavano cinque minuti prima di togliere i filetti dal forno e far stringere in una padella il sugo. Aspettavo titoli del Tg spalmato sul divano.

Ecco il Tg. Mi colpisce subito la storia di un signore di Ischia, si chiama Luigi Impagliazzo e gli hanno appena buttato giù la casa. Abusiva. Ci sono stati scontri tra la polizia e i residenti che difendevano la casa di Impagliazzo. Sono decisamente spiazzato: giusto buttarla giù, era abusiva e l’abusivismo è una delle malattie infettive di questo paese. Un momento però. Questo è un povero cristo, disoccupato con una bambina di cinque anni e una moglie che lavora stagionalmente negli alberghi dell’isola. Dove andranno a dormire? Ad Ischia, questo lo chiamano “abusivismo di necessità”. Qualcuno sostiene che non esista abusivismo necessario. Sono confuso.
Poi, immancabili, arrivano i dati di Legambiente: sessantamila abitazioni abusive negli ultimi dieci anni: sedici al giorno. A Ischia, aumento del 752% delle seconde case (abusive) e del 200% delle prime case. Seicento ordini di demolizione, una sola casa abbattuta, quella di Luigi Impagliazzo. Le altre 599 costruzioni, tra cui ville, alberghi, casali panoramici, per ora sono tutte in piedi.

E allora rifletto e ripenso all’alluvione di Giampileri, una trentina di morti, al crollo di Favara in cui sono morte due bambine, agli edifici fatiscenti dell’Aquila come la Casa dello studente. Forse ho riflettuto troppo, i cinque minuti sono diventati dieci e i filetti di spigola nel forno si sono asciugati troppo. Si possono mangiare, ma non saranno mai come sarebbero dovuti essere. Colpa della distrazione, dell’approssimazione. In cucina, succede. E forse anche a Ischia.

Post di Daniele Cortese, su The Front Page

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