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mercoledì 27 gennaio 2010

Mr President, help Internet in Italy!




Enzo di Frenna insieme a Cludio Messora hanno organizzato l'evento mediatico "Mr President, help Internet in Italy!" che ha raccolto oltre 3.300 aderenti su Facebook. Sul blog di Enzo Di Frenna leggiamo che "l'appuntamento è per la terza settimana di febbraio, davanti all'ambasciata Usa a Roma: 60 audaci utenti della Rete, a piedi nudi, si incateneranno le caviglie e danzeranno a ritmo di tamburo il proprio diritto a non essere schiavi in queste Paese delle finte libertà. E chiederemo aiuto alla Rete e all'America di Obama per continuare ad essere uomini liberi".

Sul Decreto Romani...


Dai giornali esteri, della serie Ridono di noi...

THE TIME

Berlusconi contro Google: vuole l'Italia censurare YouTube?
(articolo originale Berlusconi vs. Google: Will Italy Censor YouTube? di Jeff Israely, apparso sul Time, venerdì 22 gennaio 2010) - tradotto da Carlo Giordano.

Berlusconi vuole che la gente che carica regolarmente video sul web debba richiedere permesso al governo

Sulla scia dell'arroventata controversia riguardante la censura tra Google e Cina, in Italia si sta aprendo un nuovo fronte tra il potere statale e la libertà della Rete. Il governo del Primo Ministro Silvio Berlusconi sta mettendo in atto nuove misure che consentirebbero il controllo statale sui contenuti dei video online, costringendo chiunque voglia regolarmente caricare video ad ottenere una licenza dal Ministero delle Comunicazioni. La manovra viene vista come un ulteriore sfida a Google — proprietario di YouTube — il quale afferma che le nuove regole avrebbero come effetto quello di costringere gli ISP a vigilare sui loro contenuto.

Le nuove misure, senza precedenti tra le democrazie occidentali, sono in attesa dell'approvazione finale da parte del Consiglio dei Ministri il 4 febbraio, senza possibilità da parte dei partiti dell'opposizione di bloccarle. Per Berlusconi, questo non è altro che un ulteriore tentativo per ottenere il controllo dei media secondo una sua vecchia linea di condotta storica. Secondo i critici, il Primo Ministro miliardario, con il possesso delle maggiori reti televisive private del Paese, è in pieno conflitto di interesse, destando nella nazione molta più preoccupazione di ogni altra delle sue passioni private o imprudenze verbali. (Vedi le foto di Silvio Berlusconi e la politica del sesso)

La cosiddetta mediocrazia di Berlusconi lavora in due direzioni. Chi lo critica afferma che Berlusconi, con le sue reti Mediaset, l'informazione tendenziosa dei telegiornali abbia favorito le sue fortune politiche. Allo stesso tempo, i suoi alleati in Parlamento vengono accusati di usare le leve del potere per dare una spinta agli interessi economici del gran capo (i quali includono l'editoria, beni mobili e patrimoni finanziari, oltre il gruppo della compagnia delle reti televisive). In verità, i detrattori dicono che Mediaset abbia fatto assegnamento su una legislazione favorevole che con i suoi recenti lavori colpisce la tivvù satellitare di Sky Italia, allestita dal rivale di Berlusconi, Rupert Murdoch. (In inglese puoi leggere "Berlusconi vs. Murdoch: La vera TV del Reality in Italia")

Le nuove restrizioni di Internet, dicono gli oppositori, rappresentano ancora un altro tentativo del partito di Berlusconi di proteggere la linea programmatica di Mediaset nell'era della condivisione video online. "Questo decreto è un enorme regalo a Mediaset", dice Paolo Gentiloni, un precedente Ministro delle Comunicazioni che adesso si trova come uomo di punta dell'opposizione riguardo alla politica dei media. "Sospettiamo che questa manovra miri a frenare la crescita delle offerte video del web, dato che il governo ha un interesse personale a sostenere la TV privata." Dario Denni, rappresentate dell'Associazione Italiana degli ISP, ha usato questa analogia per descrivere la nuova norma: "È come delegare la responsabilità di ciò che commettono i guidatori sulla strada alla compagnia per la manutenzione dell'autostrada."

La legge potrebbe colpire i singoli blogger e i proprietari di siti web caratterizzati da contenuti video, sebbene l'imposizione al vasto apparato di persone si renderebbe incredibilmente difficile. Come in Cina, il principale bersaglio del governo è Google, che si trova attualmente a sostenere una battaglia con Mediaset riguardo ai proventi del copyright per programmi televisivi che vengono caricati su YouTube. Le nuove norme imporrebbero agli ISP di rimuovere il contenuto qualora fosse giudicato violazione della legge sul copyright, o altrimenti affrontare una multa che arriverebbe fino 210.000 $. "Siamo preoccupati del fatto che gli ISP, come YouTube, i quali offrono contenuti disponibili al vasto pubblico, vengano di fatto ad essere nell'insieme equiparati ai media tradizionali televisivi che attualmente amministrano il contenuto," afferma Marco Pancini, responsabile degli interessi di Google in Europa, al giornale La Stampa. "Ciò equivale a distruggere l'intero sistema di Internet".

Gli alleati di Berlusconi insistono sul fatto che essi stanno semplicemente rispondendo alla direttiva dell'Unione Europea del 2007, la quale esige dagli stati membri la disposizione di nuove regolamentazioni dei nuovi media. "Il decreto non intende censurare il diritto all'informazione online, né limitare la possibilità di esprimere le proprie idee e opinioni tramite blog e social network", ribadisce in una dichiarazione il Vice Ministro delle Comunicazioni italiano, Paolo Romani.

Ma gli oppositori dicono che le misure video siano proprio una di una serie di manovre fatte dal governo per bersagliare ciò che esso percepisce come un attività web senza restrizioni. Gli accusatori hanno affibbiato accuse criminali contro quattro dirigenti di Google, poiché un video raffigurante un turpe episodio di bullismo scolastico rimase su YouTube per diverse ore nel 2006, prima di essere rimosso definitivamente. Negli ultimi mesi, il Ministro degli Interni, Roberto Maroni, allo stesso modo chiese a Facebook di oscurare due pagine prodotte da fans contro Berlusconi — una intitolata "Uccidiamo Berlusconi" e un'altra sosteneva l'uomo mentalmente insano, Massimo Tartaglia, che colpì a dicembre il Primo Ministro a Milano. Ci furono comunque altre manovre, praticate sia dalla coalizione di Berlusconi che dal precedente governo di centro-sinistra, che miravano alla regolamentazione di blog e l'interdizione dell'anonimità sul web.

Alcuni dicono che la classe governante in Italia stia proprio lottando per tenere il passo con la rivoluzione di Internet. "La cultura politica in Italia è molto distante dalla nuova tecnologia", afferma Luca Conti, un blogger che risiede nella città costiera di Senigallia. "Essi ancora non riescono a focalizzare il problema su come controllare Internet, dato che non riescono ancora a immaginare come usarlo a proprio vantaggio". Come successe quando più di 100.000 persone manifestarono contro Berlusconi a Roma lo scorso mese, manifestazione interamente organizzata su Facebook, ma il vertice dei politici dell'opposizione snobbarono l'evento. Conti dice che i leader del Paese — sinistra, destra e centro — siano ancora rivolti esclusivamente, per quanto riguarda propaganda e informazione, alla televisione e ai giornali. D'altra parte su Internet, gli animatori e i membri dei vecchi media sono volti molto familiari.

Berlusconi contro Google: vuole l'Italia censurare YouTube?
(articolo originale Berlusconi vs. Google: Will Italy Censor YouTube? di Jeff Israely, apparso sul Time, venerdì 22 gennaio 2010) - tradotto da Carlo Giordano.

Traduzioni di articoli riguardanti il Decreto Romani apparsi sulla stampa estera

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