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venerdì 8 gennaio 2010

La webcam fa novanta



Segreto di Stato o segreto di Pulcinella. Da Reggio Emilia con pudore.

Schifani cerca di nascondersi dietro a un dito. Ecco quanto si legge sul blog di Antonio Di Pietro su una esternazione di Renato Schifani...

“la mia convinzione personale è che i disegni di iniziativa popolare non avendo in Parlamento una matrice politica possano correre il rischio di non essere spinti da gruppi parlamentari o dalla politica stessa”.

Minchia signor presidente!... lei sì che ragiona come il Kaiser! Insomma, una raccolta di 350.000 firme per mandare via i condannati in via definitiva dal parlamento hanno, secondo la sua incoraggiante ragionevolezza, bisogno di una matrice politica? Manco fossero terroristi! Ma sta scherzando! L'unica matrice che devono avere i ddl di iniziativa popolare è quella democratica. Basta e avanza. Stop. A me non risulta che alla base dell'iniziativa ci siano stati gruppi parlamentari (anche se Di Pietro e seguaci sui avranno certamente sostenuto l'iniziativa), ma semplici cittadini, spinti dalla desiderio di giustizia e non dalla vostra zozza politica.



Schifani rifiuta l'incontro con Grillo a causa della webcam che Grillo stesso poneva come condizione indispensabile affinché si realizzasse il dialogo fra i due, poiché, a suo dire, lui era soltanto un rappresentante dei 350.000 firmatari del ddl. Schifani in questo modo dimostra la sua incoerenza (oltre ad essere scorretto), rivelando i suoi pregiudizi e certamente anche qualcosina, di certo non trascurabile, da nascondere. Parlare davanti a una webcam è come parlare di fronte a milioni di cittadini. E già, bisogna prepararsi, preparare il discorso, soppesare le eventualità, e poi con quel Grillo sparlante fra i piedi, c'è sempre il rischio di cadere, da un momento all'altro, in qualche tranello, in qualche gioco linguistico imprevedibile, in qualche atroce gaffe che coglie alla sprovvista. Non se lo può permettere il monolitico presidente del Senato, soprattuto non può dar adito a dubbi. In segreto si ragiona meglio e si può smentire ottimamemte poi. Poi Schifani si fa intervistare telefonicamente per giustificare la sua scelta-rifiuto... Tanto valeva rischiare il dialogo con Grillo. Ciò non fa altro che evidenziare la casta a cui appartiene, la casta che non vuole rendere conto alla volontà popolare e che preferisce una democrazia privatizzata, nel chiuso delle stanze del potere, sigillate dal segreto di Stato, con buona pace per tutti gli scheletri nell'armadio. Schifani parla bene ma razzola male quando dice "La scelta dei cittadini va rispettata fino in fondo senza ambiguità ed incertezze". Rifiutando il dialogo con il portavoce dei 350.000 firmatari (a causa della webcam!) non ha certo attenuato le ambiguità e le incertezze.

Abbiamo trascritto quanto l'incoerente e ambiguo Schifani dis-dice nell'intervista telefonica tratta dal Video...
"[...] soltanto con una webcam, io e lui, credo che fosse una modalità che non ho condiviso; tra l'altro l'incontro avrebbe potuto consentire a lui di manifestare tutto quello che io gli avrei detto. Detto questo, ribadisco la mia disponibilità ad incontrare tutti coloro i quali sono i primi firmatari di disegno di legge ad iniziativa popolare perché titolari di un diritto che hanno esercitato attorno a migliaia di persone che hanno firmato il disegno di legge. [...] Innazitutto scriverò al presidente Affari Costituzionali per sollecitare l'iter di questo disegno di legge che già mi risulta essere all'ordine del giorno della commissione. Il presidente del Senato non può portare in aula un disegno di legge se la commissione non ha completato il proprio iter. Devo dire, avrei detto a Beppe Grillo che la mia convinzione personale è che i disegni di legge a iniziativa popolare, non avendo in Parlamento una matrice politica possono correre il rischio di non essere spinti da gruppi parlamentari o dalla politica stessa e credo che dovrebbe essere dovere della politica, proprio per questo, garantire che su questi disegni di iniziativa popolare, il Parlamento in un modo o nell'altro si pronunzi".
Onorevole Schifani, ma te ci'hanno mai mandato a quel paese, sapesse quanna ggente che c'è sta, er primo cittadino è amico mio, tu dijje che te ci'ho mannato io...

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