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martedì 2 marzo 2010

L'instotenibile leggerezza delle biomasse




Testo dell'intervento 1 di 4 di Gianni Tamino:

Prima di tutto, però, come biologo, permettetemi di spiegare cosa sono le biomasse, se ha senso usare le biomasse, quando ha senso usarle... Perché sui giornali [...], sembra che le biomasse possano risolvere i problemi energetici di tutto il mondo. Solo per darvi un'idea approssimativa. Se noi volessimo coprire il 10% del fabbisogno energetico italiano con biomasse, dovremmo avere una superficie tre volte l'Italia adibita alla coltivazione di biomasse. Credo che questo vi faccia capire che le biomasse non possono risolvere il problema. Allora, chiariamo cosa sono le biomasse. Per un biologo, biomassa è tutto ciò che è prodotto a partire dall'energia solare incamerata con la fotosintesi dalle piante. Quindi, anche noi siamo biomasse, Come biomasse ci sono le piante ma anche gli animali, e anche l'uomo. Ora qui è chiaro che non si parla di bruciare
animali e uomini, ma per esempio se uno volesse estrarre il grasso di maiale e bruciarlo, potrebbe fare una centrale a biomasse con il grasso di maiale. Spero di no.... Per dire che qui, innanzi tutto, si parla sempre di biomasse in senso generale, ma stiamo parlando di biomassa vegetale. Ora, va detto subito una cosa: in natura le biomasse si formano, come dicevo, a partire dall'energia solare. Potrebbe sembrare ragionevole dire "noi vogliamo energia solare o derivata", quindi le biomasse vanno bene. Non va bene. Vi spiego subito perché. Le piante sono un sistema più che sufficiente per loro, cioè per le esigenze delle piante che a loro volta alimentano animali erbivori che alimentano animali carnivori e così via... Sono più che sufficienti come capacità di catturare l'energia solare. Ma, se anziché usare l'energia incamerata dalle piante, come energia chimica, la vogliamo usare per bruciarla e utilizzarne il calore, il rendimento è bassissimo. Cioè, noi non bruciamo quello che mangiamo. Lo trasformiamo attraverso processi chimici e questo è un sistema molto efficiente e che comunque garantisce tutto quello che serve a un organismo vivente. Cerchiamo di capire questo aspetto perché è cruciale. Allora, le piante utilizzano l'energia solare con la fotosintesi. Cosa fanno? Catturano nell'aria e anche dal suolo CO2 che è un gas clima-alterante (cioè quello dei cambiamenti climatici ecc.) e acqua. Con l'energia solare e queste due sostanze formano zuccheri. Gli zuccheri sono poi quelli che noi utilizziamo. Quando mangiamo pasta mangiamo zuicchero; quando mangiamo pane mangiamo zucchero. E va benissimo. La quantità di produzione di zuccheri che le piante nel loro complesso riescono a fare in questo modo è tale da alimentare loro e loro diventare cibo per tutti gli animali, tra cui gli animali che sono cibo per altri animali. Bene, quant'è la quantità di energia solare che le piante utilizzano in questo modo? Le piante catturano soltanto un valore compreso tra l'uno per mille e l'uno per cento dell'energia solare che raggiunge la Terra. Cioè, una quota minima. Il che va benissimo perché non alterano la situazione. Assorbono CO2, producono in pratica ossigeno, e questo garantisce la vita. Ma se io le brucio non ottengo la stessa energia, perché le combustioni hanno un rendimento ancora più basso, cioè sotto il 50%. Il che vuol dire che bruciare piante per produrre energia elettrica parto da un uso bassissimo dell'energia solare e ne utilizzo meno della metà di quello che le piante [assorbono]. Un pannello fotovoltaico cattura, in quel territorio dove lo metto, tra il 15-20%. Ora tra un valore mettiamo anche che sia del 0,5% e un valore 15%, vuol dire 30 volte più efficiente un pannello solare che oggi magari [...] cioè vuol dire che per ottenere la stessa energia con pannelli solari, posso utilizzare una superficie 30 volte minore. Uno dice, ma tanto cosa importa, avrò i campi.. sì ma se io uso i campi per produrre energia, non li uso per produrre cibo. Non che possiamo fare tutti e due. Andrebbe bene se io usassi il campo per produrre mais. Il mais lo utilizzo e gli stocchi del mais li brucio. È comunque un impatto per l'inquinamento, ma almeno non spreco cibo. Oppure faccio una qualunque produzione; quello che resta degli scarti li utilizzo per bruciarli. Il problema c'è ma sarebbe già qualcosa. Invece qui, non si propone di usare scarti, si propone di usare solo lo zuccherino, o produco mais o produco frumento o produco vite o produco frutta o verdura... o solo lo zuccherino da bruciare. O l'uno o l'altro; non è che posso fare tutti e due. Tendenzialmente sembrerebbe più conveniente coltivare per bruciare e poi importare cibo da fuori Italia. Ma pensate che abbia senso tutto questo? Dove sta l'inganno? Allora, cerchiamo di capire bene questo aspetto, perché formalmente c'è qualcosa che non torna e vedremo quel che poi viene fuori, come si spiega. In pratica, il rendimento energetico è basso, la possibilità di coprire quote significative di energia in questo modo è pazza. Se io non produco cibo, il cibo lo devo importare. E il cibo importato mi costa caro. Dov'è la convenienza colletiva? Chi ci guadagna? Questa è la domanda di partenza. Adesso andiamo a vedere.

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